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La solidarietà trasforma i giovani a rischio

La carcerazione assicura consenso, ma non ha reale efficacia come deterrente. Il vero cambiamento deriva dalle esperienze che permettono di sperimentare nuovi orizzonti. Lo dimostra alcune esperienze di messa alla prova per i giovani autori di reati

Salvatore Inguì

Salvatore InguìDirettore Ufficio Servizio sociale per minorenni di Palermo

31 ottobre 2024

La carcerazione giovanile si sta allontanando sempre più dallo spirito originario del Dpr 448/88, che ha riformato il processo penale minorile e che la prevedeva come extrema ratio, quando tutte le altre possibilità sono esaurite. Oggi, invece, è diventata l’intervento prioritario. Questo perché genera consenso, ma rimane un palliativo: l’aumento della pena non è mai stato un vero deterrente. In 33 anni di lavoro in questo ambito non ho mai visto un ragazzo dire: "L’anno scorso ho fatto una rapina perché la pena era di un anno, ora che è di un anno e mezzo non la faccio più". Non è questo il motivo che spinge un giovane a scegliere se compiere o meno un reato. La realtà è che in alcuni quartieri e contesti sociali manca qualsiasi forma di prevenzione primaria.

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