31 ottobre 2024
A Milano e Torino, gli istituti penali minorili sono diventati degli imbuti che raccolgono tutto, come giovani che hanno problemi psichiatrici e di tossicodipendenza o minori stranieri non accompagnati. E così, nelle due grandi città del Nord, gli ingressi in cella e il sovraffollamento delle strutture sono aumentati a dismisura. "Era un sistema eccellente. Ora fa acqua da tutte le parti", dichiara a lavialibera Francesco Maisto, garante dei diritti dei detenuti di Milano. La presenza sempre più numerosa di reclusi minorenni con problemi di varia natura, la fatica delle comunità ad accogliere i ragazzi usciti dagli ipm e la spinta punitiva culminata con il decreto Caivano stanno spingendo il sistema penale minorile verso la deriva. Le strutture non possono reggere l’impatto di così tanti ingressi, e le proteste – come quelle avvenute ad agosto sia a Torino, sia a Milano – sono conseguenza delle pessime condizioni di vita dentro agli istituti: brandine in aggiunta nelle celle, ragazzi che dormono in terra, criticità nella convivenza, nelle attività e nella gestione. "Personalmente, in dieci anni di mandato, non ricordo di aver mai assistito a un numero così elevato di giovani detenuti", afferma Monica Gallo, garante dei diritti dei detenuti di Torino. "Quello è un posto fuori controllo – confessa Maria (nome di fantasia), mamma di un adolescente che è stato detenuto al Beccaria –. Basta anche solo un mese lì dentro per rovinare definitivamente la vita dei ragazzi".
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Record di presenze negli istituti penali e di provvedimenti di pubblica sicurezza: i dati inediti raccolti da lavialibera mostrano un'impennata nelle misure punitive nei confronti dei minori. "Una retromarcia decisa e spericolata", denuncia Luigi Ciotti