31 ottobre 2024
Sulla giustizia minorile stiamo tornando indietro! Una retromarcia decisa e spericolata, sia a livello giuridico che culturale, che suscita preoccupazione in chi con i giovani lavora e si confronta quotidianamente, avendo ben chiari i loro problemi ma anche la loro capacità di cambiare e di trainare il cambiamento sociale.
Far funzionare la giustizia minorile dovrebbe significare garantire giustizia ai minori, in particolare quelli che provengono da contesti difficili. Fare in modo che i loro sbagli, dettati spesso da carenze educative gravi, non diventino una condanna per la vita, ma un’opportunità per trasformare il proprio modo di vivere e di relazionarsi agli altri. È questo che sfugge a chi concepisce la giustizia come una clava, un sistema per dispensare punizioni e umiliazioni, dividendo i ragazzi fra “buoni” e “cattivi” sulla base di singoli comportamenti, senza riguardo per la storia e le fragilità di ciascuno. Senza interesse, soprattutto, per la dimensione riparativa e la prevenzione di nuovi reati, cioè la possibilità che un giovane che delinque sia accompagnato a prendere coscienza del male causato, e messo in condizione di fare scelte alternative, partecipando alla costruzione del bene comune.
Carcere per i minori, la discarica delle coscienze
"Il decreto Caivano, come altre norme emanate in seguito a fatti di cronaca che hanno scosso l’opinione pubblica, ha aspetti positivi ma altri di pura propaganda"Luigi Ciotti
Il decreto Caivano, come altre norme emanate in seguito a fatti di cronaca che hanno scosso l’opinione pubblica, ha aspetti positivi ma altri di pura propaganda. Il governo ha fatto bene, di fronte al degrado di un territorio che si sentiva abbandonato, a intervenire con investimenti e bonifiche per aiutare i cittadini a vivere gli spazi in modo più sicuro. Ma questi investimenti non possono arrivare una tantum, né possono riguardare una singola periferia. Ci sono tante Caivano in Italia che chiedono di non essere dimenticate! E serve una continuità di presenza da parte dello Stato, per evitare che la criminalità continui a condizionare sottotraccia la vita nelle zone più a rischio.
Daspo e misure di sicurezza: la repressione si impara a 12 anni
Crediamo in un giornalismo di servizio a cittadine e cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Ma per continuare a offrire un'informazione di qualità abbiamo bisogno di te. Sostienici!
Se sei già abbonato o hai acquistato il numero in cui è presente l'articolo clicca qui per accedere e continuare a leggere.
Record di presenze negli istituti penali e di provvedimenti di pubblica sicurezza: i dati inediti raccolti da lavialibera mostrano un'impennata nelle misure punitive nei confronti dei minori. "Una retromarcia decisa e spericolata", denuncia Luigi Ciotti