Nisida, maggio 2021. Un detenuto e il suo tatuaggio, un tirapugni con la parola "Combatti". Questa foto e le immagini che accompagnano il dossier "Tutti dentro" fanno parte del reportage Nisida – L'isola della gioventù sospesa, realizzato dal fotoreporter Yarin Trotta del Vecchio
Nisida, maggio 2021. Un detenuto e il suo tatuaggio, un tirapugni con la parola "Combatti". Questa foto e le immagini che accompagnano il dossier "Tutti dentro" fanno parte del reportage Nisida – L'isola della gioventù sospesa, realizzato dal fotoreporter Yarin Trotta del Vecchio

Carcere per i minori, la discarica delle coscienze

Quando si tagliano fondi e servizi, il carcere diventa il luogo in cui nascondere tutto ciò che lo Stato non riesce ad affrontare. Prima era per gli adulti, ora anche per i ragazzi

Elena Ciccarello

Elena CiccarelloDirettrice responsabile lavialibera

31 ottobre 2024

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Un fiore all’occhiello che è appassito. Questa è oggi la giustizia minorile italiana, per anni celebrata come uno dei sistemi più avanzati al mondo per la sua attenzione al benessere dei minori, ma che negli ultimi mesi si è trovata a fronteggiare problemi inediti: sovraffollamento, trasferimenti forzati, rivolte e interruzione di progetti educativi. A Treviso i ragazzi dormono su brandine da campeggio, a Roma sono scoppiate nove rivolte in meno di un anno, a Catanzaro un solo educatore è costretto a seguire oltre trenta minori.

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Gli anni in cui la giustizia minorile promuoveva una cultura centrata sui diritti degli adolescenti sembrano lontani. Allora, l’Italia vantava il più basso tasso di delinquenza minorile rispetto all'Europa e agli Usa grazie al modello “a sistema aperto”, introdotto negli anni Ottanta, che evitava la detenzione dei giovani e proteggeva il loro percorso evolutivo. Quel modello da qualche anno ha ceduto il passo a una nuova tendenza punitiva, che nel 2024 ha fatto segnare il record di minori detenuti in istituti di pena. Il decreto Caivano è solo l’ultima tappa.

Succede ogni volta che di fronte all’impoverimento e alla marginalizzazione si procede per le vie brevi, disinvestendo dai servizi e tagliando i fondi: il carcere diventa una “discarica sociale”, il luogo dove isolare tutto ciò che lo Stato non ha né tempo né voglia di vedere o affrontare. Lo era per gli adulti, adesso lo è anche per i ragazzi, come dimostrano i nuovi ingressi nei penitenziari minorili, colmi di giovani stranieri non accompagnati e di adolescenti con disturbi psichiatrici o tossicodipendenze. Categorie che sulla carta andrebbero indirizzate verso misure alternative alla detenzione, ma che il sistema non riesce ad accogliere per carenza di risorse e di personale. Sulla loro reclusione si misura il fallimento di un intero sistema.

Intervistato su questo numero de lavialibera il capo del Dipartimento di giustizia minorile, Antonio Sangermano, ha annunciato la creazione di nuove comunità a Milano, Roma e Salerno, con altre previste in Veneto e Sicilia. Tuttavia, si progettano anche nuove carceri minorili a L’Aquila, Lecce, Rovigo e Santa Maria Capua Vetere, ufficialmente per ridurre il sovraffollamento e agevolare i trattamenti.

Per confermare l’orientamento dell’esecutivo, il 3 ottobre scorso il sottosegretario Andrea Ostellari ha annunciato una circolare che impone anche agli agenti degli istituti penali minorili l’obbligo di indossare la divisa. "La Lega ha una visione chiara su come rieducare i giovani", hanno applaudito i compagni di partito. Chiara o meno che sia, non è irrealistico pensare che il governo voglia estendere questo approccio “rieducativo” anche ad altre categorie, come dimostra il ddl Sicurezza (leggi qui cosa prevede) in approvazione al Senato. E allora sì che nelle carceri non ci sarà abbastanza spazio per tutti. Per gli adulti, ma pure per i minorenni.

Da lavialibera n° 29, Tutti dentro

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2024- numero 29

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Record di presenze negli istituti penali e di provvedimenti di pubblica sicurezza: i dati inediti raccolti da lavialibera mostrano un'impennata nelle misure punitive nei confronti dei minori. "Una retromarcia decisa e spericolata", denuncia Luigi Ciotti

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