31 ottobre 2024
Un fiore all’occhiello che è appassito. Questa è oggi la giustizia minorile italiana, per anni celebrata come uno dei sistemi più avanzati al mondo per la sua attenzione al benessere dei minori, ma che negli ultimi mesi si è trovata a fronteggiare problemi inediti: sovraffollamento, trasferimenti forzati, rivolte e interruzione di progetti educativi. A Treviso i ragazzi dormono su brandine da campeggio, a Roma sono scoppiate nove rivolte in meno di un anno, a Catanzaro un solo educatore è costretto a seguire oltre trenta minori.
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Gli anni in cui la giustizia minorile promuoveva una cultura centrata sui diritti degli adolescenti sembrano lontani. Allora, l’Italia vantava il più basso tasso di delinquenza minorile rispetto all'Europa e agli Usa grazie al modello “a sistema aperto”, introdotto negli anni Ottanta, che evitava la detenzione dei giovani e proteggeva il loro percorso evolutivo. Quel modello da qualche anno ha ceduto il passo a una nuova tendenza punitiva, che nel 2024 ha fatto segnare il record di minori detenuti in istituti di pena. Il decreto Caivano è solo l’ultima tappa.
Succede ogni volta che di fronte all’impoverimento e alla marginalizzazione si procede per le vie brevi, disinvestendo dai servizi e tagliando i fondi: il carcere diventa una “discarica sociale”, il luogo dove isolare tutto ciò che lo Stato non ha né tempo né voglia di vedere o affrontare. Lo era per gli adulti, adesso lo è anche per i ragazzi, come dimostrano i nuovi ingressi nei penitenziari minorili, colmi di giovani stranieri non accompagnati e di adolescenti con disturbi psichiatrici o tossicodipendenze. Categorie che sulla carta andrebbero indirizzate verso misure alternative alla detenzione, ma che il sistema non riesce ad accogliere per carenza di risorse e di personale. Sulla loro reclusione si misura il fallimento di un intero sistema.
Intervistato su questo numero de lavialibera il capo del Dipartimento di giustizia minorile, Antonio Sangermano, ha annunciato la creazione di nuove comunità a Milano, Roma e Salerno, con altre previste in Veneto e Sicilia. Tuttavia, si progettano anche nuove carceri minorili a L’Aquila, Lecce, Rovigo e Santa Maria Capua Vetere, ufficialmente per ridurre il sovraffollamento e agevolare i trattamenti.
Per confermare l’orientamento dell’esecutivo, il 3 ottobre scorso il sottosegretario Andrea Ostellari ha annunciato una circolare che impone anche agli agenti degli istituti penali minorili l’obbligo di indossare la divisa. "La Lega ha una visione chiara su come rieducare i giovani", hanno applaudito i compagni di partito. Chiara o meno che sia, non è irrealistico pensare che il governo voglia estendere questo approccio “rieducativo” anche ad altre categorie, come dimostra il ddl Sicurezza (leggi qui cosa prevede) in approvazione al Senato. E allora sì che nelle carceri non ci sarà abbastanza spazio per tutti. Per gli adulti, ma pure per i minorenni.
Da lavialibera n° 29, Tutti dentro
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