Il gioco d’azzardo è una moneta a due facce, proprio come quelle usate per la più basilare delle scommesse con cui si mette alla prova la fortuna: testa o croce. Da un lato, la dimensione umana, la dipendenza, la ludopatia. Una spirale precipitosa in cui si incastra la vita del giocatore d’azzardo patologico e della sua famiglia, fatta di irresistibili compulsioni, bugie, debiti, usura. Dall’altro lato, la duplice dimensione economica, il vizio legale che arricchisce lo stato e il business illegale che ingrassa le mafie. L’ambivalenza del gioco d’azzardo ne rivela anche tutta la complessità. Difficile tenere insieme, infatti, le esigenze della salute con quelle finanziarie. I giochi d’azzardo autorizzati, gli unici legali in Italia, garantiscono alle casse dello Stato entrate importanti, a cui è difficile rinunciare. La regolamentazione, però, non protegge dal rischio che il giocatore occasionale si trasformi in un ludopatico, con tutto il costo sociale che ne consegue. E poi ci sono le mafie, che consentono ciò che lo Stato proibisce, lucrando a piene mani su questa forma di ricerca di emozioni attraverso la buona sorte.