Foto di Darya Sannikova: https://www.pexels.com/it-it/foto/macchinette-da-gioco-3021120/
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Dal governo un altro favore all'industria del gioco d'azzardo: limiti più blandi a slot, scommesse e vlt

L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha proposto a Regioni e Comuni nuove regole per gli esercizi che installano "macchinette" e per le sale scommesse: saranno ridotte le distanze da luoghi sensibili come scuole, parrocchie, centri anziani e concesse più ore di attività. Il mercato sempre più ricco garantisce entrate fiscali, ma mette a rischio la salute pubblica, denunciano molti

Toni Mira

Toni MiraGiornalista e componente del comitato scientifico de lavialibera

29 gennaio 2025

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Si annacquano i limiti al gioco d'azzardo, anzi, si cancellano. Come? Permettendo di “giocare” ovunque, anche accanto a luoghi sensibili come scuole, chiese, oratori, centri sociali, impianti sportivi, centri anziani. Lo vuole il governo e lo scrive nella proposta di riforma dell’azzardo fisico, quello nelle agenzie di scommesse, nelle sale slot e videolottery (vtl), negli esercizi commerciali come i tabaccai. Si tratta di un mercato che nel 2023 ha raggiunto la cifra di 65 miliardi di euro sul totale di 147,7 (gli altri sono l’on line) e che ha fatto incassare all’erario circa 13 miliardi. Una cifra alla quale il governo non intende rinunciare, come ha scritto nella proposta di riforma inviata a Regioni e Comuni che, invece, pur in ordine sparso, regole stringenti le hanno messe e continuano a metterle, come il distanziometro e gli orari di apertura. 

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Nel 2024 si è arrivati a 160 miliardi, venti anni fa nel 2004 erano appena 25,5 miliardi, un aumento di più del 600 per cento.

La riduzione dell’offerta, come scrive nella proposta inviata a Regioni e Comuni, sarebbe “eccessiva e foriera di significative ripercussioni sulle entrate erariali”. Non si intende diminuire quanto si incassa, soprattutto con un mercato continuamente in crescita. Nel 2024 si è arrivati a 160 miliardi, venti anni fa nel 2004 erano appena 25,5 miliardi, un aumento di più del 600 per cento. L’azzardo “è ormai fuori controllo” e per questo “è necessaria con urgenza una normativa organica e trasparente” era stato l’appello due mesi fa della Consulta nazionale antiusura San Giovanni Paolo II e della Campagna contro i rischi del gioco d’azzardo“Mettiamoci in gioco” che avevano espresso “profonda preoccupazione” per questi dati. La risposta del governo è stata diametralmente opposta come dimostra la proposta inviata a ottobre alle amministrazioni regionali e regionali. Da allora è in corso un duro confronto, perché gli enti locali vogliono regole più severe per ridurre l’offerta di azzardo che tanti danni sta provocando, come ha denunciato recentemente anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi: “Non è in gioco ma una schiavitù”.

Lo Stato dipende dall'azzardo e ora bisogna cambiare

Addio "distanziometro": sì a slot vicino alle scuole

Il governo, però, ha tutt’altre preoccupazioni. Nel 2024 è stato già approvato il riordino dell’azzardo on line, mentre per quello fisico manca una norma nazionale. Esistono quelle regionali e le ordinanze dei sindaci, molto più restrittive rispetto alla riforma che ora il governo vuole attuare. A essere ridimensionato dalla riforma è soprattutto il distanziometro che attualmente, sia a livello regionale sia comunale, prevede che sale dedicate e esercizi commerciali con azzardo, non possano essere aperti a una distanza inferiore a 3-500 metri da “luoghi sensibili” come scuole, chiese, oratori, centri sociali, impianti sportivi, centri anziani.

La proposta del governo fa un primo importante intervento distinguendo tra esercizi certificati e non certificati. “La certificazione – si legge nella proposta – attesta la maggiore professionalità e affidabilità degli esercizi nell’attività di raccolta di gioco, in relazione alla prevenzione dei disturbi da gioco d’azzardo patologico e al rispetto del divieto del gioco minorile”. Si prevede così “una specifica formazione degli esercenti, particolari controlli dell’accesso agli esercizi e la presenza di personale addetto al controllo all’interno delle sale”. Però sarà tutto da regolamentare e organizzare, mentre nel frattempo per questi esercizi la distanza minima dai luoghi sensibili si azzera. E le sale “certificate” potranno essere aperte accanto a questi luoghi. Anche quelle non certificate ricevono uno sconto, scendendo a 200 metri.

Storia di un giocatore d'azzardo patologico

Un danno alla salute dei cittadini

Ad aggravare la proposta è la riduzione drastica proprio dei luoghi sensibili. Per il governo devono essere solo “le scuole secondarie di primo e secondo grado” e “strutture sanitarie che ospitano centri per la cura delle dipendenze”, i Serd. Tutte gli altri previsti nelle leggi regionali e nelle ordinanze dei sindaci sono esclusi. Così, ad esempio, una sala scommesse potrà operare accanto a una parrocchia, a un oratorio, a un centro anziani. Proprio i luoghi più a rischio, con soggetti fragili come minori e pensionati, purtroppo molto attirati dall’illusione del “gioco”. E questo è uno dei punti sui cui gli enti locali proprio non ci stanno.

Così nella controproposta hanno previsto una distanza minima di 300 metri (e 200 tra una sala e l’altra) e reinserito luoghi di culto, centri di aggregazione giovanile, centri anziani, strutture sanitarie e socioassistenziali, università. E lo fanno forti delle sempre più numerose sentenza dei Tribunali amministrativi regionali e del Consiglio di Stato che bocciano i ricorsi di sale giochi e scommesse proprio contro il distanziometro, per “ragioni di utilità sociale”, come la tutela delle fasce di popolazione più vulnerabili e la prevenzione del gioco patologico. Come affermato dal cardinale Zuppi: “Lo Stato deve mettere sempre al primo posto la salute dei cittadini”.

Più offerta negli esercizi pubblici, meno ore di chiusura

“L’incasso val bene una schiavitù: ha dell’incredibile l’ostinazione del governo sul tema del gioco d’azzardoMatteo Zuppi - Presidente della Conferenza episcopale italiana

Invece con la proposta governativa la salute dei cittadini, in particolare di quelli più vulnerabili, viene messa da parte. Non va meglio per le altre indicazioni del governo molto lontane dalla posizione degli enti locali. Così per quanto riguarda i punti di offerta di azzardo propone 40mila esercizi generalisti (bar, tabacchi, ecc.) con slot, 5mila sale con Vlt, 10mila punti di raccolta scommesse, per un totale di 55mila esercizi. Regioni e Comuni chiedono una riduzione a 34mila, 2.250 e ottomila, per un totale di 44.250. Per quanto riguarda il numero di “macchinette” il governo prevede 200mila slot e 45mila Vlt. Gli enti locali chiedono di scendere a 180mila e 41.250.

Posizioni meno lontane per gli orari di chiusura: il governo propone 5 ore e mezza per gli esercizi certificati e 7 ore per quelli non certificati, Regioni e Comuni salgono a 6 e 8. Anche se alcune amministrazioni comunali hanno da tempo propri regolamenti con orari più restrittivi, anche questi riconosciuti come corretti dal Consiglio di Stato, che ha respinto ricorsi di molte società, concessionari e agenzie. In nome della difesa della salute, diritti sancito dalla Costituzione. Ora tutto questo corre il rischio di diventare carte straccia in nome del grande affare di “azzardopoli”. Pecunia non olet.

Netta la condanna della segretaria del Pd, Elly Schlein. “L’incasso val bene una schiavitù – dice citando il cardinale Zuppi –: ha dell’incredibile l’ostinazione del governo sul tema del gioco d’azzardo. Pur di non rinunciare a una parte degli incassi sta procedendo come un caterpillar e le proposte di 'riordino' del comparto rischiano di moltiplicare l’offerta di giochi e aumentare i danni alle categorie sociali più fragili quando invece il tema da anni è quello di una progressiva riduzione degli stessi e una maggiore tutela delle persone”.

E di “scelta ingiustificabile e irresponsabile” parla anche Libera denunciando come “di fatto aumenta il numero di giocatori, aumenta la somma spesa, aumenta le perdite, aumenta le dipendenze, aumenta le attività delle mafie. E dietro l’aumento dell’incasso per lo Stato sono i cittadini a subirne le conseguenze”. Mentre a guadagnarci è la criminalità organizzata. “Ormai – denuncia ancora Libera – tante operazioni della magistratura e delle forze dell’ordine ci dicono che le mafie usano il gioco legale per riciclare, per guadagnare, per controllare il territorio, per truffare lo stato”.  Per questo “c’è da chiedersi con coscienza critica “A che gioco stiamo giocando?”, o sarebbe meglio dire “A che gioco stanno giocando?”.  

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