Lavoro povero

Lavoro povero, secondo il significato che gli attribuisce l’Enciclopedia Treccani, è quello remunerato con un salario talmente basso da trovarsi al di sotto della soglia di povertà. L’Unione europea, invece, nelle sue rilevazioni statistiche, considera lavoratore povero colui che è impiegato per almeno 6 mesi l’anno e fa parte di un nucleo familiare che si trova in condizione di povertà relativa. In questo secondo modo, la definizione si allarga fino a ricomprendere il variegato popolo di coloro che lavorano ma fanno comunque fatica a provvedere al sostentamento personale e dei propri cari. Dentro c’è di tutto: dipendentiautonomiatipicinon standard. I working poor sono in gran parte l'effetto collaterale di contratti precari, senza tutele e mal pagati
In Italia, secondo i dati Ue i lavoratori poveri sono l’11,8% (la media europea è 9,2%); ma i numeri sono fermi al 2019 e non tengono conto dei pesanti effetti della pandemia. Come prevedibile, coloro che sono più a rischio di diventare lavoratori poveri appartengono alla fasce più fragili della popolazione: donne, stranieri, giovani, persone con basso titolo di studio e modesta estrazione sociale. Dibattere di lavoro povero, quindi, è cruciale per lo sviluppo futuro, sia economico che sociale. Il salario minimo è senza dubbio uno degli elementi più importanti sul tavolo, ma è anche necessario rimettere al centro del dibattito diritti e tutele dei lavoratori

(Adrian Sulyok/Unsplash)

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Rosita RijtanoRedattrice lavialibera

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