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Ucraina, dove finiscono le armi?

A sei mesi dall'inizio dell'invasione russa, il tracciamento degli armamenti che attraversano il confine polacco e raggiungono Kiev è sempre più difficile. Si rischia che si ripeta una situazione simile a quella dei Balcani

Natalie Sclippa

Natalie SclippaRedattrice lavialibera

25 agosto 2022

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Video di Davide Pecorelli. Grafica di Davide Romanelli

Dove finiscono tutte le armi che arrivano in Ucraina? Con lo scoppio della guerra, Unione europea e Nato stanno cercando di tracciare gli armamenti per evitare il traffico e il contrabbando. Ma è davvero complicato (leggi l'approfondimento de lavialibera

Il riarmo è in corso da anni. La guerra in Ucraina è solo una scusa

Si stima che i Paesi occidentali, dallo scorso febbraio, abbiano inviato al governo di Kyiv aiuti per 10 miliardi di dollari. Le armi atterrano nel sud della Polonia, vengono consegnate al confine e poi suddivise per attraversare la frontiera. Da lì, spariscono dai radar. Un problema che si è già proposto negli anni Novanta nella ex Jugoslavia. 

Al termine del conflitto, le persone continuavano ad avere paura e tenevano i fucili in casa. Ma con la crisi del 2008, in molti si sono convinti a disfarsi del bottino di guerra in cambio di denaro. Così, centinaia di migliaia di pezzi di materiale bellico sono stati spediti in tutto il continente.

Stando alle cronache, questo commercio ha rifornito anche mafiosi e terroristi. Basti pensare che quando si sente parlare di assalti con kalashnikov, nella maggioranza dei casi si tratta di M70 provenienti dalla Serbia

Numerosi sono stati i ritrovamenti anche in Italia, come il sequestro nel 2015 di una grossa quantità di munizioni e pistole scoperte a Tolmezzo in Friuli-Venezia Giulia e destinate ai collezionisti  e di lanciarazzi M80 intercettati nell’Aspromonte a febbraio del 2022.

Per quanto riguarda le organizzazioni criminali, la più coinvolta sembra essere la ‘ndrangheta, presente nell’ex Jugoslavia da almeno trent’anni. 

'Ndrangheta, la mafia calabrese

La situazione, sul lungo periodo, potrebbe diventare esplosiva. Per questo il tracciamento è fondamentale. Sapere quante sono le armi, dove sono e a chi appartengono è il primo passo per limitare il mercato nero e non replicare ciò che è successo nei Balcani.

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