Formia vista da Gaeta. Foto di Bruno Barbato
Formia vista da Gaeta. Foto di Bruno Barbato

Nel basso Lazio tra paura, omertà e isolamento

A Formia la città si è stretta attorno ad Angelo Bardellino, già condannato in via definitiva per estorsione, che in un post su Facebook ha attaccato l'ex sindaca Paola Villa, impegnata sui social a denunciare le attività sospette della camorra

Graziella Di Mambro

Graziella Di MambroGiornalista

30 agosto 2022

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Un’intera città che solidarizza e abbraccia virtualmente un condannato in via definitiva per estorsione. Un uomo potente, l’erede morale e materiale di una delle più note famiglie di camorra. Angelo Bardellino è un elegante cinquantenne che vive a Formia da quando è bambino, dopo esservi arrivato insieme al padre Ernesto, fratello di Antonio Bardellino, il fondatore del clan dei casalesi.

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I fatti sono avvenuti in questa torrida estate, quando sulla propria pagina Facebook Bardellino ha pubblicato un post in cui attaccava pesantemente l’ex sindaca di Formia, Paola Villa, un’attivista eletta nel 2018 con i voti di liste civiche e Movimento 5 Stelle, il cui mandato è durato circa due anni. Da consigliera comunale di opposizione, Villa continua a fare ciò che ha sempre fatto: monitora ciò che accade in città, osserva il costante aumento della povertà, ascolta le vittime di usura. Quindi riporta tutto sul suo profilo social, riferendosi sovente alla famiglia Bardellino. Negli ultimi anni la procura di Cassino ha avuto sottomano informative riguardanti casi di usura avvenuti a Formia e presunte forme di riciclaggio. Finora, però, non si sono ottenute prove utili per procedere.

Attraverso il suo post, Bardellino ha replicato alle affermazioni dell’ex sindaca e ai dubbi che la stessa ha avanzato circa la fragilità del tessuto economico di Formia. Il 50enne ha ricordato di essersi trasferito insieme al resto della sua famiglia, senza dire che il nucleo a cui appartiene è temutissimo dai cittadini e rispettato dalla criminalità organizzata nazionale. Bardellino scrive che Villa si occupa eccessivamente di lui, della sua rispettabile famiglia e delle sue attività economiche, ipotizzando che l’unico fine della donna è ottenere visibilità elettorale. Ogni giorno l’ex sindaca fa riferimento all’esistenza di tentacoli soffocanti della camorra ed è una delle poche a farlo. Il post di Bardellino ha il sapore evidente di una sfida e mai in precedenza c’era stato uno scontro così evidente tra la famiglia e chi si occupa di criminalità organizzata. Peraltro il messaggio contiene dei terribili riferimenti personali, ad esempio ricorda che Villa non ha figli e dunque, per tale motivo, non si preoccupa quando deve attaccare una famiglia. 

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Ciò che è accaduto con i commenti al post è addirittura più inquietante. In poche ore sono arrivati centinaia di like da parte di imprenditori, commercianti, cittadini comuni che osannano la famiglia Bardellino, descritta come “da sempre corretta, elegante, gentile, generosa, disponibile e pulita”. C’è poi chi “abbraccia” Angelo mostrandogli solidarietà contro l’ex sindaca. Non mancano gli amanti dell’amarcord: “Ricordo ancora quando mi servisti un aperitivo al bar, che onore!”. Tra i sostenitori spunta anche qualche nome inaspettato, come quello di un vigile urbano in servizio a Formia e della moglie di un consigliere comunale in carica. Quest’ultima ha scritto: “Caro Angelo, a volte anche il silenzio che vi ha contraddistinto con tutta la sua eleganza e chiarezza non riesce più a stare zitto. Un abbraccio”. Lui ha risposto: “Parole sante, un abbraccio a te”. Questo affettuoso scambio di complimenti ha scosso i vertici provinciali del partito del consigliere, al punto che uno dei massimi esponenti regionali ha scritto in una chat privata: “Sono allibito…Se ‘sta roba arriva a girare a livello nazionale che figura ci facciamo?”.  

In poche ore sono arrivati centinaia di like da parte di imprenditori, commercianti, cittadini comuni che osannano la famiglia Bardellino, descritta come “corretta, elegante, gentile, generosa, disponibile e pulita”

Nel frattempo, Angelo Bardellino ha ritirato il post e in gran fretta la politica, l’amministrazione comunale, il Consiglio e larga parte delle associazioni stanno cercando di dimenticare l’accaduto, un brutto episodio per quanto espresso nello “stile elegante” che contraddistingue Angelo Bardellino, l’unico della famiglia a essere stato condannato in via definitiva per estorsione, nell’ambito del processo Formia Connection, sulle estorsioni con le coop sociali che nei primi anni Duemila lavoravano insieme al Comune. Nella primissima informativa della polizia di Formia, in quel procedimento era stata inserita un’intercettazione nella quale Ernesto Bardellino diceva che avrebbe aiutato un certo candidato al Consiglio comunale, aggiungendo: “La prossima volta i voti li diamo ad Angelo” (il figlio, ndr). Una frase che né allora né in seguito fu ritenuta utile per approfondire eventuali ipotesi di voto di scambio. 
Angelo Bardellino è l’intellettuale della famiglia, frequenta la “Formia da bere” e ha animato notti e serate con produzioni musicali. Qualche anno fa ha pure prodotto un film e oggi è un imprenditore in diversi settori. Tutti i beni del padre Ernesto, o comunque a lui riconducibili, sono stati confiscati, compreso un vasto complesso immobiliare a ridosso del mare, inizialmente destinato dal Comune ad abitazioni popolari, ma dove nessuno ha mai voluto trasferirsi. Nel 2021 il commissario prefettizio lo ha così assegnato alla Guardia di Finanza per ospitare gli agenti fuorisede. 

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I messaggi di solidarietà e i like al post di Bardellino appaiono come un osanna collettivo e miope che non tiene in alcuna considerazione la violenza con cui il clan dei casalesi ha massacrato un pezzo di paese, l’agro aversano, che da Formia dista quaranta minuti di macchina. La claque è parte di un clima surreale di sudditanza economica e arriva a poco più di due mesi dalla dura reprimenda del parroco della chiesa di Sant’Erasmo, don Alfredo Micalusi, che il 2 giugno scorso, il giorno della festa patronale, durante l’omelia disse che era giunto il momento di dire basta al negazionismo e che la camorra a Formia è un serio problema. In un altro momento, forse in un’altra città o Regione, ci sarebbe stato un sussulto e magari qualche interrogazione parlamentare.

 

A Formia, invece, non è successo nulla. Tanto che il 22 agosto di nuovo don Micalusi, in una intervista a I Siciliani, ha ribadito che Formia dorme mentre la camorra la sta divorando e la gente comune ha paura, la città si sente sempre più sola e non ha la forza per reagire, tranne poche eccezioni. Fra queste, rientrano gli interventi della Chiesa locale. “Se sei l’avvocato di Bardellino e hai ruoli amministrativi, davanti a certe cose da che parte stai?”, ha detto don Alfredo in un’intervista rilasciata poco tempo fa. Una denuncia morale, caduta nel vuoto, più o meno come l’incredibile post-sfida di Angelo Bardellino, o come l’agguato al cugino Gustavo, avvenuto a febbraio 2022 in una concessionaria alla periferia sud della città. Gustavo Bardellino è considerato una persona molto pericolosa, certamente temuta, eppure qualcuno gli ha sparato. La città ha accantonato in fretta e furia anche questa storia. 

Il parroco di Formia, don Micalusi, in una intervista a I Siciliani, ha detto che la città dorme mentre la camorra la sta divorando e la gente comune si sente sempre più sola e non ha la forza per reagire

Il silenzio e il timore nel sud del Lazio si tagliano a fette, sono nell’aria e, in qualche modo, sono legati all’assenza di una reazione istituzionale. I cittadini si sentono soli, persino i più coraggiosi. Uno di questi è Enrico Giuliano, imprenditore nel settore dei rifiuti che nel 2018 ha denunciato per estorsione alcuni appartenenti a un gruppo violento che opera a Castelforte, nell’estremo sud della regione. Giuliano ha testimoniato al processo in corso al Tribunale di Cassino, sostenuto dalla Dda di Roma, ma qualche ora dopo, fuori dall’aula, è stato minacciato da un amico di un imputato, anche lui denunciato. Nessuna associazione economica e sindacale, nessun partito politico gli ha manifestato solidarietà. Il Comune di Castelforte, dove Giuliano risiede, non si è neppure costituito parte civile. Anzi il sindaco, pochi giorni dopo le minacce, si è scattato un selfie con il principale imputato del processo. Oggi Giuliano è un imprenditore isolato in un Lazio profondo e infernale, che purtroppo ancora in pochi credono possa essere tale.

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