Nel silenzio si rafforzano le "relazioni esterne" di Cosa nostra

La storia della mafia e dell'antimafia è anche storia di alti e bassi. Quando sulla scia di delitti o processi clamorosi si solleva la pubblica indignazione, alcune segrete verità della mafia possono cominciare a emergere

Gian Carlo Caselli

Gian Carlo CaselliEx magistrato e presidente onorario di Libera

30 gennaio 2020

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La storia della mafia e dell’antimafia è anche storia di alti e bassi. Quando sulla scia di delitti o processi clamorosi si solleva la pubblica indignazione, alcune segrete verità della mafia possono cominciare a emergere. Ben presto, però, cessata l’emergenza, cala il silenzio. E in questo modo, anziché rafforzarsi, si dissolve gradualmente la coesione politico-istituzionale necessaria per elaborare un progetto politico di stabile delegittimazione dei mafiosi e dei loro complici.

È questa sostanzialmente la realtà di oggi. Di fatto, la mafia torna a essere considerata un problema pressoché esclusivamente di ordine pubblico, la cui pericolosità si coglie soltanto in situazioni di emergenza, quando cioè mette in atto strategie sanguinarie. Non è (solo) così: sfugge, non casualmente, che la mafia è un vero e proprio “sistema di potere criminale”, funzionale a sempre nuove rapacità e nuovi interessi. Perché c’è una "richiesta di mafia" (copyright Salvatore Lupo) in ambito politico, economico e imprenditoriale. Vale a dire che la forza della mafia risiede non solo nella sua organizzazione interna, ma anche e soprattutto nelle "relazioni esterne", cioè nelle connivenze, complicità e vili coperture di cui essa gode – strutturalmente – in pezzi consistenti del mondo legale. Al punto che si può ben dire che Cosa nostra è stata (e può continuare ad essere) componente e strumento di un sistema criminale più ampio. Tanto più oggi, che le nuove leve mafiose in parte sono il prodotto di una operazione di "arruolamento" lautamente remunerato, di operatori specializzati sulle diverse piazze finanziarie del mondo. Si tratta di persone colte, preparate, plurilingue, con importanti e quotidiane relazioni internazionali al servizio del business mafioso che, proprio grazie a loro, assume e consolida un’apparenza "perbene" transnazionale e globale, trovando sempre più accesso ai salotti buoni dove si fanno gli affari migliori.

Oggi, parlare di mafia significa tracciare un quadro di pervasività, collegamenti e complicità che le organizzazioni criminali (Cosa nostra compresa) sono sempre più in grado di esprimere. Con l’obiettivo primario di sempre: produrre ricchezza e accumulare capitali, consolidando così il proprio potere non soltanto economico, utilizzando poi le enormi disponibilità finanziarie per corrompere e per arruolare silenziosamente sempre nuovi adepti. In modo da allargare la "zona grigia" affievolendo progressivamente la linea di demarcazione fra legale e illegale, lecito e illecito

Da lavialibera n° 1 gennaio/febbraio 2020

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