Il discorso di Luigi Ciotti a Foggia davanti ai partecipanti alla XIII Giornata
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21 marzo 2020, Caselli: "Le vittime di mafia ci ricordano che lo Stato siamo noi"

Il 21 marzo 2020 ricorre la XXV Giornata della memoria in ricordo delle vittime di mafia. Quest'anno celebrata virtualmente, nella consapevolezza che la crisi coronavirus può inaugurare inedite possibilità per gli interessi criminali

Elena Ciccarello

Elena CiccarelloDirettrice responsabile lavialibera

20 marzo 2020

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Il 21 marzo, primo giorno di primavera, è la data in cui si ricordano tutte le vittime innocenti delle mafie. Quest’anno la XXV Giornata non sarà celebrata per le strade d'Italia, a causa dell'emergenza coronavirus, ma sarà animata sulle piazze virtuali. Oggi, come ieri, l'appuntamento rappresenta un momento di consapevolezza e solidarietà, di attenzione al bene comune e all’esempio di chi a costi altissimi ricorda a tutti che “lo Stato siamo noi”. Lavialibera parteciperà virtualmente alla giornata. Ne abbiamo parlato con l’ex procuratore Gian Carlo Caselli, presidente onorario di Libera.

Gian Carlo Caselli
Gian Carlo Caselli

21 Marzo 2020, venticinquesima Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Con quale spirito celebrare questa giornata mentre viviamo l’emergenza coronavirus?

L’Italia è un Paese con gravi problemi di mafia, ma possiamo orgogliosamente dire di essere anche il Paese dell’antimafia. In primo luogo per il prezzo altissimo che l’Italia ha pagato subendo un’infinità di vittime innocenti. Salvatore Lupo ha scritto che le vittime di mafia ci lasciano un’importante  “eredità”. Viviamo in un Paese nel quale lo Stato si manifesta troppo spesso solo con i volti impresentabili di tanti personaggi eccellenti che con il malaffare hanno scelto di convivere. Le vittime di mafia sono state  straordinari creatori di credibilità e rispettabilità. Operando come hanno operato in vita, e sacrificandosi fino alla morte, hanno restituito lo Stato alle persone, che così riescono a dare un senso alle parole “lo Stato siamo noi”.  E prende forma l’idea delle vittime di mafia come “rivoluzionari”, in quanto portatori di legalità.

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, città dove si sarebbe dovuta celebrare la Giornata, ci ha raccontato che le stragi di mafia hanno costretto i siciliani a essere migliori. Lei crede che ciò che stiamo vivendo cambierà il modo di sentirci parte di una comunità? 

Spesso i tempi difficili sono stati l’occasione per temprare gli uomini e aprire nuovi orizzonti. Sono parole del cardinale Carlo Maria Martini. Parole che danno speranza.

Guarda la videointervista a Leoluca Orando e Letizia Battaglia su quarant'anni di storia siciliana

Se oggi la sanità pubblica è in difficoltà, e si teme così tanto la diffusione del contagio al Sud, non è anche perché una politica miope, corruzione e interessi criminali hanno a lungo indebolito questo settore?

È sotto gli occhi di tutti che medici e infermieri oggi in Italia fanno miracoli. Miracoli perché devono combattere il terribile problema del coronavirus con strutture e mezzi che stanno rivelandosi insufficienti e inadeguati. Ciò significa che lo scenario posto dalla domanda – politica miope, corruzione e interessi criminali – ci sta tutto e dovremo pretendere, con forza, tutti quanti insieme, che il problema sia affrontato senza timidezze, senza ambiguità e senza sconti per nessuno, appena finita l’emergenza.

Il professor Alberto Vannucci ha analizzato il ruolo della corruzione nel bilancio delle vittime del coronavirus

Lo spirito della giornata del 21 marzo è anche quello di dare un nome a tutte le vittime innocenti di mafia. Perché dietro i numeri ci sono vite stroncate, sofferenze, affetti, come storie e volti si nascondono dietro i numeri e le tragiche statistiche cui ci stiamo abituando in questi giorni…

La storia della mafia si può raccontare in vari modi. Ma c’è una verità assoluta che non può in alcun modo essere taciuta. Ed è la verità del tremendo dolore ingiustamente causato ai familiari delle vittime. Un dolore testimoniato dall’interminabile elenco delle persone uccise. Un dolore che pesa sui familiari: uomini e donne che vivono un continuo tormento dell’anima, che non lascia respiro. Che però hanno saputo trasformare il dolore da fatto privato in testimonianza pubblica, dignitosa e forte.  Monito a non dimenticare e punto di riferimento forte nell’impegno. Anche vincendo l’oblio e l’imbarazzo di un Paese che spesso dà l’impressione di voler rimuovere ciò che è stato.

La prima giornata Giornata della memoria tenutasi nel 1996 a Roma
La prima giornata Giornata della memoria tenutasi nel 1996 a Roma

Il coronavirus ha messo a nudo gli elementi di ingiustizia, disuguaglianza sociale ed economica della nostra società.  C’è chi non ha una casa dove stare, né acqua per lavare spesso le mani. Persone sfruttate nell’agricoltura o private della libertà, perché trattenute in un Cpr o in un carcere. Cosa pensa dei provvedimenti presi dal Governo per la popolazione carceraria? 

La prevenzione della diffusione del virus in carcere purtroppo non è facile. Vari fattori, sovraffollamento, convivenza forzata, promiscuità, strutture obsolete, remano contro. Il governo ha adottato alcune misure: fino alla fine di giugno i semiliberi potranno dormire fuori dal carcere, ed è stata semplificata la procedura che consente a coloro che devono scontare una pena non superiore a 18 mesi per reati non gravi di andare in detenzione domiciliare. Misure sufficienti? Difficile dirlo. Certo è che tali misure andrebbero combinate con una regolamentazione dei colloqui secondo modalità che ostacolino la diffusione del virus. Nel carcere di Bollate si sono sperimentati con successo i videocolloqui. La misura sta per essere estesa a Regina Coeli, Rebibbia, Secondigliano, Cagliari e Livorno. Ma siamo agli inizi.

Qui trovi due approfondimenti sul tema: uno sui primi dieci casi di contagio tra la popolazione carceraria e l'altro sulla già difficile situazione delle carceri italiane, ora aggravata da covid-19

In questi giorni più volte sono stati invocati l’esercito e misure più severe per convincere le persone a restare a casa. Non crede che questa emergenza dimostri, una volta di più, che la tenuta di una società non può essere delegata all’azione repressiva, mentre resta cruciale la consapevolezza del costo delle proprie azioni da parte di ogni cittadino?

Irresponsabilità e mancata collaborazione dei cittadini italiani aggravano l’emergenza. Ma mi preoccupa  anche, se non di più, la mancanza di collaborazione sul piano internazionale, dove domina la logica (?) del “my country first”. Alcuni esempi. Primo: Germania, Francia e Turchia hanno bloccato il transito verso l’Italia di materiale sanitario  destinato e spettante al nostro Paese, che lo ha ordinato e pagato, per tentare di dirottarlo a impieghi locali. Secondo: Donald Trump ha tentato (offrendo una montagna di dollari) di scippare agli altri Paesi, accaparrandosene l’esclusiva, un vaccino anti coronavirus cui sta lavorando la Società Curevac di Tubinga. Terzo: è successo un paio di giorni fa, che mentre noi siamo a corto di tamponi, mezzo milione di tamponi prodotti da una ditta di Brescia sono stati trasportati negli Usa da un cargo militare partito dalla base di Aviano e diretto a Memphis.

Mafie e crimine organizzato possono approfittare della situazione? Quali scenari si possono ipotizzare?

Il corona virus  sta causando una crisi economico-finanziaria  devastante. Quel che danneggia i cittadini e gli operatori onesti può favorire gli sciacalli mafiosi, che hanno nel loro DNA la specialità di ingrassare sfruttando le sofferenze degli altri. Crisi vuol dire che tante attività pulite dovranno chiudere o faranno fatica a riprendere. La mafia, che a differenza degli operatori onesti non soffre di crisi di liquidità, cercherà di approfittare della situazione  per inserirsi, avvelenando ancor più l’economia pulita. Ecco la necessità assoluta di aiuti massicci sul piano nazionale ed europeo; e nello stesso tempo di un contrasto delle mafie che sempre più sappia intervenire sulla via del denaro sporco che si ricicla.

La criminologa Anna Sergi ha indicato sei opportunità per mafie e crimine organizzato nella crisi da coronavirus

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