21 ottobre 2022
Avrà notato qualcosa d’insolito chi, la mattina del 17 ottobre, passeggiava per le vie del centro di Torino. Solitamente austeri, il Caval d’Brons di piazza San Carlo, il Conte Verde di piazza Palazzo di Città e la statua di Vincenzo Gioberti di piazza Carignano si sono svegliati portando al collo lunghe sciarpe colorate. Sono loro i testimonial della campagna “Un gesto che scalda”, lanciata dal Gruppo Abele in occasione della Giornata mondiale per l’eradicazione della povertà.
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L’obiettivo è accendere i riflettori sulle diverse forme di povertà che affliggono sempre più persone e famiglie e invitare cittadini e istituzioni a unirsi alla battaglia del Gruppo Abele: “Proteggere idealmente dal freddo reale e dal gelo della solitudine chi oggi paga maggiormente il prezzo della crisi economica, perché già partiva da una situazione di svantaggio”.
Che la situazione sia particolarmente critica lo dicono i dati: secondo l’Istat, sono 5,6 milioni le persone che in Italia vivono in povertà assoluta (cioè con un reddito che non copre le spese essenziali per cibo, alloggio, salute, istruzione), il dato più alto mai registrato. Ma lo dice anche l’esperienza quotidiana del Gruppo Abele, che di lotta all'emarginazione e alla povertà si occupa dal 1965: “c’è un aumento delle richieste di sostegno alimentare, una crescita esponenziale del malessere giovanile, così come anche del disagio psichico anche nelle sue forme più gravi, soprattutto fra le persone senza dimora”.
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Tenere accesi i riflettori, ma non solo. Nel presentare la campagna, il Gruppo Abele ha posto l’accento su quattro priorità d’azione: “aiutare chi aiuta”, supportando economicamente le realtà che lottano in prima linea contro la povertà e che devono fare i conti con l’aumento dei costi; dotare le Asl di un’unità operativa dedicata alla bassa soglia, che intrecci intervento sociale, educativo e sanitario; arginare le situazioni di degrado degli spazi pubblici, soprattutto in periferia; stabilire presidi educativi permanenti nei luoghi di ritrovo informale dei giovani per combattere la povertà educativa.
Il messaggio è chiaro: “La povertà non è una fatalità. È frutto di ingiustizie e disuguaglianze, di mancanza d’investimenti per le fasce più deboli e di politiche incapaci di affrontare alla radice i problemi economici e sociali”. Compiere “un gesto che scalda” significa avvolgere con la sciarpa dell’accoglienza chi ne soffre maggiormente.
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