Roma, 12 agosto 2022. Linda Cerutti nel corso della gara di nuoto sincronizzato, categoria "Solo libero", agli Europei (Pasquale Mesiano/DBM)
Roma, 12 agosto 2022. Linda Cerutti nel corso della gara di nuoto sincronizzato, categoria "Solo libero", agli Europei (Pasquale Mesiano/DBM)

Linda Cerruti, ovvero il corpo per un'atleta

La campionessa di nuoto artistico ha postato una sua foto che la ritrae capovolta, con le medaglie vinte appese sulle gambe. Si è discusso dei messaggi volgari ricevuti, ma non del valore del fisico per le agoniste, che va oltre l'apparenza

Lucilla Andreucci

Lucilla AndreucciResponsabile settore Sport di Libera

25 novembre 2022

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Prendetevi tre minuti di tempo per vedere almeno un video di una delle esibizioni di Linda Cerruti, nuotatrice artistica originaria di Savona. Sceglietene magari una dagli ultimi campionati europei di Roma: sono circa duecento secondi che raccontano un talento, una specialità che pochi conoscono e un sogno realizzato da una campionessa che ha conquistato, in questa competizione gloriosa per il nuoto azzurro, otto medaglie (sei d’argento e due di bronzo), che portano il suo bottino di gloria a 28 medaglie totali (24 europee e quattro mondiali). Una in meno dei suoi 29 anni, dei quali ventidue spesi in acqua.

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Un’estate da capogiro

Il corpo di un atleta è bellezza, armonia, equilibrio, tutti frutti di lavoro e fatica; di dolore che non ti ferma

Al termine delle gare, Linda ha deciso di festeggiarsi con orgoglio e un pizzico di legittima vanità in una posa per lei naturale, a testa in giù e con le otto medaglie appese alle gambe, divaricate in una spaccata perfetta. La foto è stata postata il 22 agosto e subito è diventata il trampolino per una grandinata di commenti social con volgarità, ammiccamenti, insulti alla donna e alla campionessa. Sorpresi? Purtroppo no. La gentilezza è la vera rivoluzione, l’etica sull’estetica ancora di più. Almeno lo sport dovrebbe essere immune dallo sguardo malizioso e maligno. Il corpo di un atleta è bellezza, armonia, equilibrio, tutti frutti di lavoro e fatica; di dolore che non ti ferma, pugni stretti, denti serrati, cerotti, antidolorifici, lacrime inghiottite; di determinazione a non mollare anche quando pensi che un tendine si staccherà dopo un secondo. Il corpo di un atleta è una medaglia vinta in partenza, è disciplina applicata nel tempo e nel rigore. È un corpo bello perché modellato da ore di ginnastica, da un’alimentazione che non concede spazio a trasgressioni. Si disegna così, soltanto attraverso una dedizione assoluta. Una vita operaia di sacrifici e rinunce.

Più sostanza che apparenza

Viviamo un mondo dove l’apparenza è sempre più di moda e la sostanza siede in panchina. Ma per una agonista, quando scende in campo, entra in una piscina o scala una montagna, l’apparenza vale zero. Conta solo la determinazione, la concentrazione, saper tirare fuori il meglio di sé stessi, tradurre in risultato mesi e mesi di allenamento. Conta essere capaci di gestire l’ansia, la tensione pre-gara e quella durante la gara. Sapere respirare e restare calmi quando le energie scivolano via. È un mondo meravigliosamente complicato, che solo lo sportivo di professione conosce. Un mondo interiore, privato, che però diventa patrimonio del Paese per ogni medaglia vinta con la maglia azzurra sulla pelle. Il corpo di un atleta è da onorare anche con lo sguardo. È una magìa che permette a tutti di sentirsi lì, in quel stesso campo, nella stessa vasca, a condividere idealmente lo sforzo con il fiato in sospeso per un punteggio in arrivo. Quello che segue è liberazione, sollievo dopo lo stremo della gara e di tutto l’immane impegno che l’ha preceduta. Il dopo è anche gioia in caso di vittoria e libertà di esprimere questa felicità come si sente e si crede.

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Guardare dalla parte giusta

E allora evviva Linda, le tue medaglie distese come nastri colorati, la tua foto da capogiro. Lo scandalo non è nella posa acrobatica e divertente che hai scelto, è negli occhi di chi guarda e vede il torbido dove invece è tutto limpido. La vergogna è insultare a distanza, magari coperti dall’anonimato dei social, e la bassezza di infangare il momento di euforia di una ragazza che da quando aveva sette anni ha imparato a lottare in apnea. Ha scritto proprio Linda: "Dopo più di vent’anni di allenamenti e sacrifici trovo a dir poco vergognoso, e mi fa davvero male al cuore, vedere quest’orda di persone fare battute che sessualizzano il mio corpo. Un sedere e due gambe sono davvero quello che resta, l’argomento principale di cui parlare?"

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