2 aprile 2023
Alla fine le pressioni internazionali hanno funzionato e Paul Rusesabagina – l’ex direttore del grande Hotel Des Milles Collines, che salvò dal genocidio del 1994 oltre 1.200 persone – è tornato in libertà, dopo essere finito nelle carceri nel suo Paese per essersi opposto al regime del presidente Paul Kagame.
L’incredibile storia di Rusesabagina, definito l’Oskar Schindler africano, ha ispirato il film Hotel Rwanda, che contribuì a far conoscere al grande pubblico una delle vicende più drammatiche avvenute in Africa nell’epoca moderna. Quasi trent’anni dopo, il suo arresto e la sua scarcerazione mostrano le due facce dell’attuale Ruanda: deciso a zittire qualsiasi forma di dissenso, ma altrettanto scaltro da assecondare le richieste dell’Occidente.
Nel 1994 gli hutu uccisero un milione di persone, quasi tutte tutsi: due etnie che condividevano città e villaggi nonché il credo cristiano, ma divise da un odio razziale profondissimo
Dall’aprile al luglio del 1994 gli hutu uccisero un milione di persone, quasi tutte tutsi: due etnie che condividevano città e villaggi nonché il credo cristiano, ma profondamente divise da un odio razziale profondissimo. Le esecuzioni non risparmiarono donne e bambini, massacrati a colpi di pistola e machete perfino all’interno delle chiese.
Nel 1994 Rusesabagina, che oggi ha 68 anni, era tra i direttori del grande Hotel Des Milles Collines e quando iniziò il massacro dei tutsi riuscì a proteggere oltre un migliaio di persone all’interno dell’albergo di proprietà della compagnia belga Sabena. Una delle pagine più buie per le Nazioni Unite, che non intervennero arrivando persino a negare il genocidio. Al Palazzo di vetro nessuno prese in considerazione le ripetute richieste di intervento del generale canadese Romeo Dallaire, comandante del contingente dei caschi blu dell’Unamir, che fu ridotto da 2.500 effettivi a soli 500 uomini.
Dopo aver portato via tutti gli stranieri dal piccolo paese della regione dei Grandi Laghi, la comunità internazionale ignorò quello che accadeva in Ruanda, ma Rusesabagina si ritagliò un ruolo nella storia. Solo il suo grande coraggio permise la sopravvivenza dei tutsi barricati all’interno dell’hotel, mentre il Fronte patriottico ruandese – un movimento guerrigliero composto da tutsi – guidato da Paul Kagame marciava sulla capitale Kigali per cacciare i responsabili del massacro, che potevano contare sull’appoggio della Francia.
La tragedia segnò profondamente l’anima del Paese, che decise di abolire dai documenti le classificazioni per etnia, cambiando la Costituzione e la bandiera nazionale.
Il nuovo corso del Ruanda non ha visto però la partecipazione dell’eroe della guerra civile, distante dalle idee di Kagame, eletto presidente. Nel 1996 Rusesabagina si trasferì con tutto ciò che restava della sua famiglia in Belgio, ottenendo anche la cittadinanza.
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