30 giugno 2023
Dal battito dei tasti delle macchine da scrivere a quello dei suoni del futuro il passo è breve. Oggi a Ivrea quando si parla di elettronica più che all'Olivetti – a cui si deve, fra le altre cose, la nascita della mitica macchina da scrivere Lettera 22 e del primo personal computer da tavolo – i giovani pensano alla musica. L’Ivreatronic, che già nel nome omaggia l’orgoglio della cittadina eporediese, è "una libera Repubblica", come la definiscono i componenti. Di collettività e arte, di musica e corpi, di creatività e pragmatismo.
È difficile definirne i contorni: Ivreatronic è un fenomeno, un festival, una label, un collettivo di dj e produttori. E presto l’etichetta avrà anche una propria casa. "La chiesa di Ivreatronic", uno spazio dove coltivare l’ispirazione, dicono gli organizzatori.
"La fama di Ivrea nasce dal pensiero di qualcuno che è diventato realtà e ha dato vita a un polo. Ed è proprio questa peculiarità che deve tornare, il pensiero che diventa motore", racconta Enea Pascal, nome d’arte di Michele Pascarella, il più giovane dei cofondatori di Ivreatronic. Lui è un quarto del poker composto da Cosmo (che colleziona sold-out e successi, non ultimo il suo duetto con Paola e Chiara), Fabio Fabio aka Foresta e Leo. Enea è il cuore meccanico del collettivo: fa arte, ma si occupa anche della gestione tecnica e organizzativa. Tra i quattro non vi è gerarchia, semmai divisione e condivisione, ricerca costante di spunti e confronti. "Come in una libera Repubblica, appunto".
Quando li incontriamo, tre sono reduci da un weekend di lavoro, che per dj e produttori significa macinare chilometri, raggiungere la destinazione e conquistare folle danzanti per ore e ore, offrendo un flow senza sosta di note nuove.
La fluidità ritmica con loro sembra esserci anche fuori dal palco. Seduti a tavola per pranzo, è un continuo nascere, crescere e sviluppare nuove idee, spunti per progetti futuri, una data da organizzare, un concerto da immaginare. Con due fil rouge: portare con loro lo spirito di Ivrea e proporre musica autoprodotta.
Ivreatronic, insomma, è un vortice: facile farsi travolgere dall’entusiasmo. Ed è coinvolto anche chi non ha mai familiarizzato con la cultura del clubbing, che distingue il mondo dell’elettronica. "Perché poi il clubbing – dicono loro – è proprio un’altra cosa, noi siamo libertà".
Le feste di Ivreatronic vanno oltre il favore del buio. Proprio a tavola nasce lo spunto di organizzare una grande festa tronica a Torino per celebrare i sei anni del collettivo. Diminuendo la capienza per dare più spazio all’espressione individuale, e cominciando a suonare nel pomeriggio, "perché ballare di giorno è bellissimo".
Nel tempo hanno sviluppato sonorità che si influenzano di continuo: dall’acid e tribali a breakbeat e techno, con atmosfere esotiche. Non tutti arrivano dal mondo dell’elettronica, dietro c’è tanto studio ma anche un’attenta analisi delle serate e dei viaggi musicali che vanno in scena. Da Il suono di Ivrea, la prima compilation del 2018, la trasformazione non si è mai fermata.
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Arrivare a Ivrea è facile, e forse anche intuirne l’anima. Come tutte le realtà di provincia, la cittadina del canavese è troppo vicina alle metropoli per pensare che si debba vivere di estremi, che la scelta sia o città o niente. Torino dista 50 minuti d’auto, con il treno qualcosa in più, mentre per Milano serve un’ora e mezzo.
Chi arriva da fuori, nota un’arancia impugnata da una mano alta oltre due metri. Il monumento, che s’intitola Le mani, è dedicato alla battaglia delle arance, l’evento più atteso del carnevale storico, ed è opera di Silvia Barbiroglio e Davide Morando.
Il carnevale, terzo per importanza in Italia, è un volano dell’economia cittadina. Per gli abitanti, però, è soprattutto appartenenza. Non a caso Cosmo ha dedicato alla festa uno dei suoi brani più celebri, Sei la mia città. Quest’anno il sipario del carnevale è calato con la musica di Ivreatronic. Nessun annuncio ma solo passaparola, un grande classico per le loro feste semi-segrete: solo al calare del sole i partecipanti hanno scoperto dove si sarebbe tenuto il party.
Nel 2017 i primi eventi del collettivo erano semplici feste. Nove, in particolare, organizzate nel seminterrato di una vineria, la cantina Morbelli. Le prevendite andavano a ruba anche senza pubblicizzarle. "Non eravamo consapevoli di quello che stavamo facendo, è stato tutto molto spontaneo", spiegano i fondatori. Presto quei party sono diventati qualcosa di più grande, i ragazzi hanno guardato oltre i confini della propria terra e oggi Ivreatronic riempie locali in tutta Italia.
"Le persone sono al centro di tutto", spiegano i quattro, che ora sognano un festival. "Ma la festa ha bisogno di una cultura specifica, serve formazione e gestione. Nelle nostre realtà non ci sono abusi, c’è libertà". Nei party si respira la voglia di far parte del rito collettivo, ben oltre logiche commerciali che non è raro trovare in serate di questo tipo in club e discoteche. Nessuna traccia di tensioni, di individualismo, c’è solo voglia di far festa insieme.
La stessa libertà ricercata durante il covid, quando hanno dato vita a una radio con una decina di trasmissioni al giorno per compensare alla mancanza di musica dal vivo, in un periodo in cui stare insieme era impensabile. Subito dopo sono ripartiti con le feste e con le battaglie, come la ferma opposizione al decreto anti-rave. "Per creare un mondo diverso, realizzato con i nostri mezzi, le nostre competenze, messe in campo tanto per godere della musica che produciamo quanto per prenderci cura di chi ne ha bisogno. Un mondo di complicità senza competizione".
I ragazzi ci portano in giro per la città e la cantina Morbelli, dove tutto è partito, è la prima tappa. Poi si passa all’Aquila Nera, l’albergo ristorante davanti alla stazione, altro luogo simbolo. E, ancora, Ocio, il locale di Foresta. In un attimo ci spostiamo nel quartiere olivettiano, dove spiccano le officine Ico e la famosa fabbrica dei mattoni rossi.
Qualcuno ha scritto sui vetri impolverati W Adriano: ancora oggi in tanti riconoscono a Olivetti il contributo di avere pensato, come dice Enea, "outside the box", ossia fuori dagli schemi. La prossima sfida è avere un luogo fisico, quella che i ragazzi chiamano "la chiesa di Ivreatronic", dove ospitare mostre, rassegne teatrali, band, un grande spazio per l’ascolto. Magari vicino all’ex fabbrica Olivetti, quasi a chiudere un cerchio.
"Abbiamo sempre pensato di fare qualcosa e basta – spiega Enea – non c’è competizione con chi ci ha proceduto". Per Cosmo, "se finora abbiamo predicato in modo occasionale, con questo luogo, la chiesa, vogliamo avere un impatto ancora più forte sul territorio e sulle nuove generazioni. Sarà lo spazio poliedrico in cui chiunque, giovani e adulti, può venire e partecipare con le proprie idee".
Già con il collettivo sono riusciti a creare uno spazio di menti. Il cuore del progetto è la produzione, dove ciascuno di loro ha un’identità artistica chiara e indipendente, come mostrano nella foga dei dj set. Ora attorno al nucleo fondante gravitano tanti amici e amiche, dj, compositori, sound designer, che continuano a contaminare il suono di Ivrea, legandosi molto alla città. "È una famiglia che festa dopo festa si allarga, buttando giù un argine dopo l’altro". Artistico, sociale e politico, ma soprattutto musicale. "L’obiettivo è essere audaci, offrire sempre nuovi input, senza ingabbiarci ma spingendoci oltre".
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Il progetto avanguardistico, grazie al forte legame con il territorio, ha scosso una città dove si tocca con mano un forte gap generazionale. In passato le famiglie si sono trasferite qui per lavoro; ora a Ivrea si nasce, si cresce, si va a scuola. Poi, assicurano in molti, ci si sposta per l’università e, chissà, magari qualcuno torna per mettere su famiglia. Una scelta, quest’ultima, che da qualche anno sembra più facile. Ivrea è patrimonio Unesco, da 11 anni vede crescere il festival della lettura La Grande Invasione, che porta in città spunti di riflessione, parole e cultura. La città è stata Capitale del libro nel 2022 e anche nella musica, dopo la vittoria dei Santi Francesi a X Factor, qualcuno ha parlato di "Ivrea Factor".
"È una città piena di contenuti, ma non un contenitore", spiega Roberto, della cantina Morbelli, che poi aggiunge: "Le prospettive ci sono ma bisogna guardare al futuro. Il benessere vissuto nel periodo olivettiano ha ammazzato il terziario". Finora, anzi fino a ieri. Oggi l’avanguardia nella musica elettronica può essere uno dei volani. "Perché – assicura Enea – la missione attorno a cui tanti si stanno stringendo e guardano nella stessa direzione è una sola, make Ivrea great again".
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