Pemba, aprile 2021. Sfollati dal villaggio di Palma in arrivo all'aeroporto di Pemba, dopo gli attacchi dei gruppi armati non governativi (J. Relvas/Ansa)
Pemba, aprile 2021. Sfollati dal villaggio di Palma in arrivo all'aeroporto di Pemba, dopo gli attacchi dei gruppi armati non governativi (J. Relvas/Ansa)

Mozambico in ginocchio. E l'Isis avanza

Il Paese africano vive guerra, violenze e povertà nonostante i ricchi giacimenti di materie prime. Daesh è pronto ad approfittarne per creare un califfato e controllare le risorse

Matteo Giusti

Matteo GiustiGiornalista

12 settembre 2023

CABO DELGADO – Il Mozambico è un gigante adagiato sulla costa dell’Oceano indiano che dalla fine del dominio coloniale portoghese ha conosciuto soltanto guerra e violenza. Nonostante la popolazione sia fra le più povere dell’intero continente africano, il suo potenziale economico è enorme. A Cabo Delgado, nella parte settentrionale del Paese, c’è quello che in molti definiscono il più grande giacimento di gas liquefatto di tutta l’Africa e le grandi compagnie petrolifere sono pronte a sfruttarlo.

Niger, dopo il golpe lo spettro della guerra

Il consorzio Mozambique Lng, il gestore del giacimento, ha come socio di maggioranza relativa il gruppo francese Total, che detiene il 27 per cento delle quote, a cui si aggiungono Eni, Exxon ed Anadarko. Dal 2021, l’estrazione del gas è stata interrotta perché Cabo Delgado e le province limitrofe di Niassa e Nampula sono preda degli attacchi jihadisti del gruppo Ahalu al Sunna Wal Jammah, affiliato allo Stato islamico. Una formazione nata nel 2017 che raccoglie soprattutto elementi locali, indottrinati da “cattivi maestri” nelle moschee della regione.

Un nuovo califfato

Dal 2021 l’estrazione del gas è stata interrotta perché Cabo Delgado e le province limitrofe di Niassa e Nampula sono preda degli attacchi jihadisti del gruppo Ahalu al Sunna Wal Jammah

L’Isis ha in progetto la fondazione in Africa centrale di una vilaya, una provincia che vada dalle terre più orientali della Repubblica democratica del Congo fino alle coste del Mozambico. Un califfato come quello che fu costituito fra Siria e Iraq. Il network dell’Isis, secondo fonti americane, avrebbe un giro d’affari di oltre 3 milioni di dollari al giorno, nonostante le donazioni dagli Stati del Golfo siano quasi scomparse. In tutti i territori sotto il suo controllo, lo Stato islamico applica e riscuote le tasse, saccheggia le ricchezze minerarie e fa enormi affari con le cripto-valute.

Ma la battaglia che si combatte in Mozambico non è tanto religiosa, quanto geopolitica e soprattutto economica. Gli islamisti hanno in progetto di prendere il controllo della ricchissima regione di Cabo Delgado così come stanno già facendo nel Sahel, dove intere province di Mali, Niger e Burkina Faso sono state strappate ai governi centrali. Una deriva fondamentalista a cui il Mozambico non sembra in grado di poter resistere senza un massiccio e coordinato intervento internazionale.

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