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In Sicilia il consultorio è itinerante

In un Paese dove l'educazione sessuale a scuola non è obbligatoria, alcune attività di volontariato riempiono un vuoto. Sul furgone di Maghweb, in Sicilia, è possibile ricevere informazioni, consulenze gratuite e iniziare una conversazione affettuosa sul proprio corpo, senza vergogna

Marta Facchini

Marta FacchiniGiornalista freelance

30 ottobre 2023

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“Ci muoviamo nei paesi dell’entroterra siciliano. Parliamo di salute sessuale, aborto e contraccezione. Ma anche di desiderio e corpi”. Emma Esini, educatrice e project manager, racconta a lavialibera il progetto ideato da Maghweb, associazione palermitana che si occupa di comunicazione sociale. Dallo scorso luglio, viaggiando su un furgone, un gruppo di attiviste raggiunge le comunità delle aree interne per fare informazione su benessere sessuale, sulle infezioni sessualmente trasmesse e per promuovere pratiche sessuali sicure. Crea occasioni di incontro in territori dove confrontarsi su corpo e sesso è ancora percepito come un tabù a scuola, in famiglia e negli ambienti educativi.

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“Ci fermiamo in punti di raccolta informali. Le persone che si avvicinano sono incuriosite e ci fanno molte domande”, prosegue Esini. “Abbiamo preparato opuscoli divulgativi sui diritti sessuali e riproduttivi, distribuiamo materiale contraccettivo e informiamo sui servizi disponibili sul territorio”. In un Paese dove nelle scuole l’educazione sessuale ad oggi non è obbligatoria, queste attività “riempiono un vuoto”. Sul furgone è possibile avere una consulenza gratuita con una ostetrica e una ginecologa. Uno spazio dove iniziare una conversazione affettuosa sul proprio corpo, senza vergogna. “Nei nostri incontri abbiamo la conferma che contraccezione, sesso e aborto sono tabù obsoleti e che c’è attenzione e voglia di superarli. Le ragazze e i ragazzi ci chiedono di parlarne a scuola, di tornare e continuare a organizzare occasioni di incontro e discussione. E non sono gli unici a farlo perché c’è il comune riconoscimento di un bisogno”.

Informazioni dove mancano

L’unità mobile, realizzata grazie al sostegno della Fondazione Prosolidar, durante i mesi estivi ha fatto tappa nei paesi dell’entroterra sicano come Santo Stefano Quisquina e Marineo. L’attività fa parte di Non è un veleno, campagna nata nel 2020 per promuovere una corretta informazione sul tema dell’aborto. Una delle motivazioni che aveva portato alla sua costituzione era stata l’iniziativa di Pro Vita & Famiglia, onlus antiabortista e anti-choice, che aveva affisso in alcune città manifesti contro la pillola abortiva, paragonandola a un veleno, come risposta alle nuove linee guida dell’Agenzia Italiana del Farmaco sull’utilizzo della RU486.

Generazione fuori dai binari

Nell’agosto 2020, durante la pandemia da covid-19, dal Ministero della Salute erano state infatti aggiornate “le linee di indirizzo sull’interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine”: il periodo per assumere la pillola abortiva è stato esteso fino a 63 giorni, pari a 9 settimane compiute di età gestazionale, e non più 49 giorni. È stata inoltre introdotta la possibilità di assumere il farmaco in day-hospital e in regime ambulatoriale presso strutture pubbliche, adeguatamente attrezzate e autorizzate dalla Regione, e nei consultori. “Abbiamo risposto diffondendo informazioni corrette e scientifiche sulla RU486, oltre che sulla salute sessuale e riproduttiva. Ci siamo mosse negli spazi pubblici, appendendo locandine e manifesti, per ri-occuparli con un altro messaggio”, spiega Epifania Lo Presti, giornalista e comunicatrice sociale di Maghweb.

"A Palermo solo quattro ospedali permettono di fare una IVG e non è facile ottenere dal servizio pubblico informazioni adeguate in modo chiaro e veloce. Noi interveniamo in questo contesto: diamo indicazioni sul personale medico non obiettore, sui servizi attivi sul territorio e su come prenotare la visita in un consultorio”.

Difendere i diritti negati

Uno spazio comune dove incontrarsi e parlare di diritti sessuali e riproduttivi è lo sportello aperto nel centro storico di Palermo nel dicembre 2022; un luogo dove fermarsi per ricevere ascolto e supporto anche sul percorso da intraprendere per effettuare una Interruzione Volontaria di Gravidanza. “In città ci sono quattro ospedali in cui si può fare una IVG, situazione che spinge in molte ad arrivare da altre parti della Sicilia”, spiega Lo Presti. “Una delle criticità principali è che queste strutture finiscono per essere sovraccaricate, situazione cui si aggiunge la difficoltà di ottenere dal servizio pubblico informazioni adeguate in modo chiaro e con tempi veloci. Noi interveniamo in questo contesto: diamo indicazioni sul personale medico non obiettore, sui servizi attivi sul territorio e su come prenotare la visita in un consultorio”.

Secondo i dati della rete Medici del Mondo contenuti nel rapporto “Aborto farmacologico in Italia” pubblicato a settembre, in Sicilia su 57 reparti di ostetricia e ginecologia solo 31 effettuano IVG e la RU486 è disponibile solo in ospedale e non in tutte le zone. I ginecologi obiettori sono l’81,6 per cento e le percentuali raggiungono il 100 per cento in 26 strutture. A Catania l’IVG farmacologica non è disponibile in nessun ospedale, mentre a Messina è solo il Policlinico a somministrare la pillola abortiva nell’intera provincia. La situazione non migliora a livello nazionale. Stando ai dati del Ministero della Salute riferiti al 2020, in Italia le strutture con reparto di ostetricia che effettuano IVG sono il 63,8 per cento.

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È obiettore di coscienza il 36,2 per cento del personale non medico, il 44,6 per cento degli anestesisti e il 64,6 per cento dei ginecologi. Ma il quadro non è esaustivo, perché i dati non sono aggiornati. Stando alla ricerca Mai dati dell’associazione Luca Coscioni, curata da Chiara Lalli e Sonia Montegiove, le cifre disponibili non risultano essere disaggregate per struttura. Dall’accesso agli atti effettuato risulta che in Italia in 22 ospedali e quattro consultori, la percentuale di obiettori di coscienza tra il personale sanitario risulta essere del 100 per cento, mentre in 72 è tra l’80 e il 100. In 18 ospedali si arriva al 100 per cento di ginecologi obiettori.

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“Per tenere sempre viva l’attenzione, come Maghweb lavoriamo insieme a Non Una di Meno e alle realtà che conoscono i quartieri delle periferie perché ci lavorano da molti anni. Abbiamo creato una rete estesa di collaborazioni dal basso”, prosegue Epifania Lo Presti. “Nel 2022 abbiamo svolto una ricerca sulla disponibilità delle farmacie a vendere la pillola del giorno dopo, che non richiede l’obbligo della prescrizione medica anche per le minorenni. In incognito siamo state in 72 farmacie su 170 e abbiamo testato quanto fosse conosciuta la normativa e se venivano fornite informazioni corrette. I dati sono aperti e disponibili. Abbiamo inoltre preparato un modello che può essere usato per replicare la ricerca in qualunque altro territorio”. Dall’indagine è risultato che solo il 56,7% del personale delle farmacie ha fornito la pillola in modo conforme alle disposizioni.

Condividere il sapere per creare una condivisione delle pratiche. Nello sportello c’è anche una biblioteca che accoglie testi di autrici transfemministe. “L’invito è a superare i modelli sul corpo e il sesso mainstream cui siamo abituati”, conclude Lo Presti. “Esplorarsi per autodeterminarsi”.

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