Foto: nedik.com
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Gli Stati Ue amano spiarsi (e spiarci)

Sugli smartphone di politici e attivisti europei continuano a essere trovati software malevoli, ma per le istituzioni il problema non esiste

Rosita Rijtano

Rosita RijtanoGiornalista

1 giugno 2024

Lo scandalo dei software-spia usati anche dagli Stati europei per controllare attivisti e politici avversari diventa sempre più grande. In gergo si chiamano spyware e sono programmi capaci di prendere il controllo di un dispositivo, riuscendo in modo silente a monitorarne ogni attività. A giugno si è scoperto che sette giornalisti e leader dell’opposizione politica russi e bielorussi residenti nell’Unione erano stati presi di mira da uno di questi strumenti chiamato Pegasus, sviluppato dall’azienda israeliana Nso. Prima ancora tracce dello stesso programma erano state individuate sugli smartphone di due componenti della sottocommissione Sicurezza e difesa del parlamento europeo, dopo un controllo random. 
Il tema è noto almeno dal 2012, ma a livello Ue è diventato pressante a partire dall’estate del 2021, quando un’inchiesta condotta da 17 testate giornalistiche con il supporto di Amnesty international ha rivelato la presenza di Pegasus su decine di telefoni. I proprietari erano avvocati, politici, giornalisti e attivisti. Tutti cittadini non di regimi illiberali, ma della democratica Ue. In Spagna il caso ha toccato persino i vertici delle istituzioni, mentre in Polonia l’ex partito di governo, Diritto e giustizia, è stato accusato di aver spiato oltre 500 cittadini

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