Raffaele Imperiale, fotografato di nascosto dagli investigatori
Raffaele Imperiale, fotografato di nascosto dagli investigatori

Tutti i modi in cui il narcos Imperiale riciclava i soldi guadagnati con la droga

Secondo l'agenzia federale antidroga statunitense, il gruppo di narcotrafficanti legati al broker Raffaele Imperiale ha finora reinvestito 23 miliardi di dollari provenienti dal traffico di droga grazie a frodi finanziarie, società cartiere, immobili e oro

Daniela De Crescenzo

Daniela De CrescenzoGiornalista

4 gennaio 2023

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“Dobbiamo aprire più società, cercare più gente, esporci di più e lavorare di più”: è il 16 gennaio del 2021 e mentre il mondo è fermo causa Covid, i narcotrafficanti continuano a guadagnare milioni su milioni. Una massa enorme di denaro che in qualche modo bisogna far fruttare. Un bel problema, ma Raffaele Imperiale, broker campano ritenuto mente imprenditoriale dei clan camorristici di Scampia, non sembra disposto a fermarsi. Al telefono con il responsabile finanziario della sua holding, Corrado Genovese, lo incita a creare imprese nel pianeta addormentato dalla pandemia.

Cambisti, prestanome, istituti finanziari: tutto serve per riciclare, come documentano chat, foto e video che Imperiale e soci scambiavano tramite i sistemi per le comunicazioni cifrate Encrochat e Sky Ecc, a cui gli inquirenti sono poi riusciti ad accedere. Il racconto offerto involontariamente dai narcos prima di essere arrestati – e, nel caso di Imperiale, di pentirsi – ci permette di spiare il mondo del crimine finanziario che spesso è l’altra faccia del narcotraffico.

Dalle chat di Sky Ecc i segreti della rete del narcotrafficante Imperiale

Un impero costruito sulla droga 

L’architettura finanziaria del gruppo, descritta nelle informative della settima sezione della squadra mobile di Napoli e della prima sezione del Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata (Gico) della Guardia di finanza, ha la sua base nel denaro raccolto grazie alla vendita di droga.

Spiegano gli inquirenti: “Il denaro veniva consegnato dai "clienti" negli "appoggi" di cui l'organizzazione disponeva nella provincia di Napoli, dopo di che veniva trasferito, a bordo di autovetture "a sistema", in altri "appoggi" collocati in comuni limitrofi, dove il contante veniva conteggiato e stivato all'interno di vani occulti, ricavati nei locali seminterrati di abitazioni adibite allo scopo”. A questo punto la holding della coca si trovava in possesso di milioni di euro in banconote da riciclare.

Truffe online, cyber riciclaggio e narcotraffico: la criminalità organizzata si reinventa 

1° modo per riciclare i soldi guadagnati con la droga: i money mules

Imperiale aveva sette milioni di uscite fisse a trimestre, 300 mila euro solo per l'acquisto e il mantenimento di cavalli

Secondo la Drug enforcement administration (Dea, l'agenzia federale antidroga statunitense), il gruppo Imperiale – che ha soci in diversi Paesi, dall’Irlanda alla Serbia, dall’Olanda al Marocco, e una base operativa a Dubai – ha movimentato finora 23 miliardi: proventi del narcotraffico che ha in parte reinvestito nel core business dell’azienda, la droga, e in parte utilizzato per le spese personali (a guardare un appunto rintracciato dalle forze dell’ordine solo Imperiale aveva sette milioni di uscite fisse a trimestre, 300 mila euro solo per l'acquisto e il mantenimento di cavalli). Tutto il resto è stato usato per aprire nuove aziende o per speculare nel mondo della finanza. Per i trafficanti spendere è necessario quanto incassare ed è stato proprio indagando sul cybercrimine finanziario che Eurojust, nell’ambito della cosiddetta operazione Emma 95, è arrivato a forzare Encrochat aprendo alle polizie di tutto il mondo un incredibile scrigno di conoscenze. 

La prima indagine Emma è partita nel 2016 quando gli inquirenti di sedici Stati (Italia compresa), grazie al supporto di 106 banche, erano riusciti a individuare 800 transazioni fraudolente per un totale di 23 milioni di euro identificando 700 money mules, persone che mettono a disposizione la propria identità per aprire conti correnti e/o carte di credito sui quali vengono accreditate le somme provenienti da traffici illeciti. Questi soldi, poi, tranne una piccola parte trattenuta dal money mule per il servizio reso, vengono trasferiti su conti che fanno capo alle organizzazioni criminali, anche in Paesi diversi. Un meccanismo utilizzato oggi da tutti i cartelli criminali. E infatti l’operazione Emma, ripetuta da Eurojust ogni anno, nel 2022 è arrivata all’ottava edizione con 25 Paesi coinvolti, il supporto di 1800 banche e l’individuazione complessiva di 1400 operazioni fraudolente.

Due indagini parallele all’operazione Emma sono state intanto lanciate in Francia (Emma 95) e in Olanda (Lemont) e finalmente, insieme alla polizia belga, le forze dell'ordine sono riusciti a forzare prima Encrochat (che nel 2020 ha lanciato un alert ai suoi utenti: “buttate i telefonini”) e poi Sky Ecc. E da quel momento le forze dell’ordine hanno potuto godere del racconto involontario degli stessi protagonisti del narcotraffico e del riciclaggio planetario. Quella utilizzata finora per incastrare il gruppo Imperiale è dunque solo una piccola parte del materiale disponibile, ma è sufficiente per capire cosa realmente si muove nel mondo dell’economia criminale.

1bc, l'ultima chat dei narcos

2° modo per riciclare i soldi guadagnati con la droga: camion e hawala 

Il modo più semplice per esportare denaro è quello di trasportarlo nelle stesse auto utilizzate per spostare la droga: il cartello Imperiale aveva anche mezzi acquistati in proprio e modificati in maniera da occultare i carichi. In alternativa ci si rivolge al network dei cosiddetti cambisti che trattenendo il quattro per cento della cifra spostata (ma la percentuale poteva essere anche più alta) la fanno ricomparire in qualsiasi parte del mondo. Si tratta della cosiddetta hawala, una modalità tradizionale e fiduciaria di invio del denaro, gestita per lo più da criminali libanesi e molto utilizzata nel narcotraffico. Se, ad esempio, bisogna pagare una partita di cocaina in Colombia si affidano i soldi ai cambisti che la fanno ricomparire in quel Paese.

Per far riconoscere il cambista, il mittente fotografa una banconota e gliela affida mandando contemporaneamente lo scatto a chi deve ricevere il denaro. Quando il corriere arriva, consegna la banconota al cliente che controlla se la serie corrisponde a quella della fotografia arrivata sul cellulare. Sistemi semplici, che permettono di spostare il denaro, ma non di moltiplicarlo. 

3° modo per riciclare i soldi guadagnati con la droga (e moltiplicarli): le società cartiere 

Tutti ci guadagnano: l'imprenditore "onesto" evade le tasse e si crea una riserva di nero, la cartiera ottiene la percentuale sulla transazione e risparmia l'Iva, il narcotrafficante sposta il denaro all'estero incassando anche una percentuale

Per guadagnare sui guadagni, invece, i narcos, come anche molti altri gruppi criminali, utilizzano le cosiddette società cartiere. In questo caso l’operazione è complessa e fa leva sulla voglia di eludere il fisco e creare delle riserve di denaro nero da parte delle cosiddette aziende sane. Per pagare meno tasse, bisogna far diminuire i guadagni almeno sulla carta. Il sistema più semplice per centrare l’obiettivo è di gonfiare artificialmente le spese emettendo fatture false. E qua entrano in gioco le cartiere, società che vendono servizi inesistenti con fatture, invece, reali. La società cosiddetta sana riceve la fattura e la paga con un bonifico.

La cartiera trattiene una percentuale (generalmente si viaggia intorno al dieci per cento) e restituisce il denaro cash. Ed è a questo punto che entrano in gioco i criminali che hanno i liquidi da riciclare (e possono, o meno, essere ai vertici della stessa società cartiera): forniscono i contanti alla cartiera che li paga con un bonifico su un conto estero. E tutti ci hanno guadagnato: l’imprenditore ha evaso le tasse e si è creato una riserva di denaro in nero, la cartiera ha ottenuto la percentuale sulla transazione e risparmiato l’Iva che non verserà mai allo Stato essendo destinata a sparire, e il narcotrafficante ha spostato il denaro all’estero incassando anche una percentuale.

Per realizzare tutti questi obiettivi il gruppo Imperiale si affidava a uno specialista del settore, su cui ora sta indagando il Gico. L’attenzione degli inquirenti si è concentrata anche su Mattia Anastasio detto “Bello”, coinvolto ad aprile del 2021 nell’inchiesta Petrolmafie che ha portato a 71 arresti in Calabria. Nell’informativa sulla Imperiale spa depositata da Gico e squadra mobile si legge: “Il denaro contante proveniente dalla casse dell'organizzazione veniva consegnato alla struttura di Anastasio, il quale, mediante un complesso meccanismo di fatturazioni per operazioni inesistenti ed evasione fiscale nel settore delle accise, convogliava il denaro sui circuiti bancari, effettuando bonifici di ingenti somme di denaro verso conti esteri nella disponibilità di Imperiale”.

Petrolmafie, un broker per tutte le organizzazioni

L’intero giro, nelle sue diverse articolazioni, sarebbe stato gestito da Corrado Genovese, ovviamente sotto la supervisione di Raffale Imperiale. A Genovese, attualmente ricercato, toccava il compito di muovere il denaro in giro per il mondo e farlo arrivare nel posto giusto nel momento giusto. Uno dei principali Paesi destinatari era la Colombia, dove bisognava pagare uno dei principali fornitori di droga del gruppo: il colombiano Dairo Antonio Úsuga, meglio noto come Otoniel, ex combattente delle Farc passato poi al commercio della coca. Per risolvere il problema, il 25 agosto del 2020 Genovese proponeva in chat di di avviare un'attività commerciale in Colombia (una azienda cartiera, appunto) nel settore del caffè in maniera da avere sempre contante disponile nel Paese: "Senti, con l'appoggio di Junior o di qualcun altro, perché non entriamo nel business del caffè in Colombia? Che poi può essere di qualunque materia prima che possiamo facilmente vendere a clienti internazionali. Qualcosa che ci permette di avere cash lì. Anche se dobbiamo vendere a costo zero”. 

Per riciclare tanti soldi non basta una società. Così Genovese propone di crearne sei in Albania, Macedonia ed Ungheria, aprendo contemporaneamente dodici conti correnti

Ma con tanti soldi da riciclare una società serve a poco, ne servono dieci, cento: più ce ne sono meglio è. Non si può affidare troppo danaro a una sola azienda fantasma né farlo arrivare su un unico conto.

Così, qualche giorno dopo lo stesso Genovese ha un nuovo colpo di genio e propone in chat al suo boss di creare nuove imprese in Albania, Macedonia ed Ungheria aprendo contemporaneamente dodici conti correnti: “Lello ascolta, un mio carissimo amico, persona di cui possiamo fidarci, ha detto anche che l'Albania bancariamente sono molto flessibili e mi ha consigliato di aprire una compagnia là. Mi sono già attivato, attraverso delle amicizie e possiamo fare sia la Macedonia e l'Albania. Quindi io farei: due compagnie in Macedonia, due compagnie in Albania, due compagnie in Ungheria. Le mettiamo alle stesse persone che sono questi due miei amici e con lo stesso accordo e c'abbiamo dodici conti, cioè stiamo copertissimi”. Dodici conti esteri sui quali far transitare i soldi da investire in mezzo mondo. Una volta arrivati all’estero, i soldi puliti possono essere utilizzati liberamente. Magari per vendere pizze in Russia, come i narcoimprenditori volevano fare. O per esportare mozzarella nei Paesi dell’est.

Bartolo Bruzzaniti, cliente calabrese di Imperiale, preferisce puntare sull’Africa e spiega al suo socio: “Le case come le vedete? E una cosa buona? Questo è uno dei tanti progetti che stiamo valutando. Se mi esce il colpo sto vedendo per un terreno davanti all'oceano, compa, che è veramente un paradiso se riesco a prenderlo faccio due ville una per me è una per voi. Tengo diploma di geometra”. 

Valute virtuali: le nuove frontiere del riciclaggio

Le possibilità d’impresa sono davvero tante, ma non bastano agli intraprendenti soci di Imperiale che decidono di esplorare anche il mondo dell’investimento virtuale. Genovese propone quindi di comprare duecentomila euro di bitcoin in Colombia e di rivenderli, lucrando, in Turchia. In questo caso basta aprire un portafoglio digitale e acquistare moneta virtuale in una parte del mondo: quando la si rivenderla su altri mercati, si guadagna sulla differenza di cambio. Sempre in chat, Genovese spiega: "Ho trovato i prezzi con cui comprano bitcoin in Colombia. Proviamo a vendere 200 mila euro di bitcoin in Colombia In Turchia possiamo acquistare bitcoin a -0,5 per cento”.

Bitcoin, cosa sono e come funzionano 

Old but gold, vecchi (e cari) metodi per riciclare: immobili e oro

Eppure i nostri uomini non abbandonano la sana abitudine dei palazzinari nostrani e si buttano nel settore immobiliare: del resto Imperiale è figlio di un costruttore edile. Programma l’edificazione di un parco residenziale a Dubai progettato dall’architetto di fama mondiale Zaha Hadid, ma l’affare non va in porto. Qualcosa la spende per comprare due Van Gogh (si dice trecentomila euro), che poi consegna alla Guardia di Finanza in cambio di uno sconto di pena quando nel 2016 per la prima volta riceve un’ordinanza di custodia cautelare.

E soprattutto investe sull’oro, arrivando a comprarne fino a 40 chili al mese: una quantità tale da provocare un rialzo del mercato. A un certo punto, per non destare sospetti Imperiale e soci decidono di fermare le vendite e di riprenderle dopo qualche settimana. Comprano in Italia, rivendono in Germania e i pagamenti arrivano direttamente su conti esteri. Un metodo semplice e soprattutto pulito. In chat Genovese dice a Imperiale: "Dobbiamo puntare su una base legale. Mi piacerebbe capire se dal mondo dell'oro si possa creare un business dove i margini siano del 5/6 per cento. Dobbiamo capire alcuni meccanismi. Mi devo far spiegare e mi devo aggiornare. Sto smuovendo il mondo per arrivare in Germania. Tutti i miei contatti dell'oro. Immagina te se diversifichiamo. Si bloccano quelli del ferro ci sono quelli dell'oro, finisce il carburante ci sono altri...Magari facendo anche l'oro capiamo come fare soldi in altri modi". E così i ragazzi di Imperiale cominciano a comprare oro sulla piazza di Napoli fino a far salire i prezzi del metallo. Si fermano, poi ricominciano. Perché, suggerisce Genovese, "così svoltiamo".

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