Mercaditas, venditrici messicane contro il machismo

Nel paese dell'America latina un gruppo di venditrici si è riappropriato degli spazi pubblici per commerciare e gestire in autonomia il denaro guadagnato

Alice Pistolesi

Alice PistolesiGiornalista

Monica Pelliccia

Monica PellicciaGiornalista e fotografa

1 luglio 2024

Fernanda vende fiori fatti all’uncinetto a pochi passi da Teresa, che ha organizzato una piccola caffetteria vegana nel mercatino ubicato nel giardino di una delle tante università di Città del Messico. A pochi chilometri di distanza, Alesh propone occhiali di seconda mano, Plumita espone le sue collane punk handmade, mentre Elisabeth consegna vicino alla metropolitana i vestiti usati venduti online. Le chiamano venditrici di tianguis(mercatino), bazareñas o mercaditas e per queste donne la vendita ambulante, senza autorizzazione da parte delle autorità, non è solo una fonte di guadagno ma anche un segno di protesta, una battaglia contro il machismo. "Da un lato c’è la volontà di riappropriarsi dello spazio pubblico e rompere lo stigma legato al lavoro informale, dall’altro l’ideale femminista e le reti di solidarietà", spiega la professoressa María Azucena Feregrino Basurto, ricercatrice in Studi sociali nella facoltà di Estudios laborales dell’Università autonoma metropolitana - Itzapalapa (Uam). 

Messico, emergenza machismo

Non è un caso che l’iniziativa di protesta si sia diffusa in Messico. Nel 2021, secondo l’indagine nazionale sulle dinamiche delle relazioni domestiche, nella sola Città del Messico più del 16 per cento delle ragazze e delle donne di età superiore ai 15 anni ha subìto violenza economica, patrimoniale o lavorativa. Il 20,8 per cento è stata vittima di violenza sul posto di lavoro e il 9,8 per cento ha guadagnato meno rispetto agli uomini che svolgono lo stesso lavoro. Dati che confermano come il Messico sia uno dei paesi più machisti al mondo, con un tasso di femminicidi spaventoso: solo nel 2023 sono state uccise in media nove donne al giorno. In un clima così pesante, però, il 1° ottobre 2024, al termine di una campagna elettorale segnata dal sangue – 38 i candidati e le candidate uccise – il popolo ha scelto di affidare il Paese a Claudia Sheinbaum, prima donna a occupare questa carica, laureata in fisica e premio Nobel per la pace con il l’Ipcc, il centro studi dell’Onu sul clima. Ma, soprattutto, una politica femminista, che si è schierata pubblicamente contro machismo e sessimo.

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Università, luogo sicuro

"La mia famiglia mi ha sempre aiutato, ma non riescono a coprire tutte le spese. Questo è un lavoro flessibile, che mi consente di studiare e seguire le lezioni"

Tra le venditrici figurano anche alcune studentesse della Uam, che ha sede in una delle zone più pericolose della capitale. La vendita ambulante è un’attività rischiosa a Città del Messico, soprattutto per le donne e per le persone appartenenti alla comunità Lgbtqia+, molte delle quali hanno raccontato di essere state oggetto di aggressioni fisiche e verbali. Attraverso le vendite queste ragazze riescono a coprire alcune spese per proseguire gli studi e ottenere un guadagno extra senza la necessità di uscire dall’università. Ana Patricia Serrano Herrera, 22 anni, studentessa di lettere all’ultimo anno e venditrice di prodotti K-Pop (musica di moda coreana, ndr) come foto, poster e adesivi, spiega: "Vivo con dei coinquilini e pago 2200 pesos al mese (circa 120 euro, ndr). La mia famiglia mi ha sempre aiutato, ma non riescono a coprire tutte le spese. Questo è un lavoro flessibile, che mi consente di studiare e seguire le lezioni".

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