Jacinda Ardern, ex prima ministra neozelandese e Sanna Marin, ex prima ministra finlandese. Foto: Governo finlandese/Flickr
Jacinda Ardern, ex prima ministra neozelandese e Sanna Marin, ex prima ministra finlandese. Foto: Governo finlandese/Flickr

Donne e leadership. Rosy Bindi: "Libere di lasciare"

In Scozia, Nuova Zelanda e Finlandia le premier si sono dimesse perché convinte di avere esaurito idee ed energie: una lezione per gli uomini al potere e un atto di onestà verso i cittadini che le hanno votate

Rosy Bindi

Rosy BindiEx ministra della Salute, presidente Commissione antimafia nella XVII legislatura

28 aprile 2023

  • Condividi

In Italia, le donne fanno notizia quando vengono elette o nominate in ruoli di responsabilità. Fu così per Tina Anselmi, prima donna ministro, per Nilde Iotti, prima presidente della Camera dei deputati e, più recentemente, per Marta Cartabia, presidente della Corte costituzionale. Oggi sembriamo diventati finalmente un Paese normale perché la presidente del Consiglio si chiama Giorgia e la segretaria del Partito democratico Elly! In realtà penso abbia ragione la prima donna presidente della Cassazione, Margherita Cassano, secondo cui in Italia le donne avranno davvero raggiunto la parità quando l’elezione di una di noi non farà più notizia.

Una scelta umana

L'ex prima ministra scozzese Nicola Sturgeon. Foto: Flickr
L'ex prima ministra scozzese Nicola Sturgeon. Foto: Flickr

Le donne non solo possono ricoprire responsabilità politiche, di governo o istituzionali, ma possono addirittura abbandonarle. Insomma, fanno notizia anche le donne che hanno il coraggio e la libertà di dimettersi. Da inizio anno ben tre donne si sono dimesse dall’incarico di primo ministro: Nicola Sturgeon in Scozia, la premier neozelandese Jacinda Ardern e, più di recente, la leader socialdemocratica e premier finlandese Sanna Marin. Solo l’ultima ha lasciato dopo aver perso le elezioni e, comunque, prima che le fosse richiesto dal suo partito. È tornata a fare la parlamentare semplice, nonostante il partito socialista avesse raggiunto il massimo risultato delle ultime consultazioni elettorali.

Le tre donne non hanno nascosto anche la fatica di conciliare la loro vita personale e familiare con le responsabilità politiche e istituzionali, ma anche il desiderio di una rigenerazione umana dopo tanta tensione provocata dal prendersi cura dei propri cittadini

A giudizio di tutti, le tre protagoniste avevano ben governato e, soprattutto, avevano guidato i loro Paesi nel tempo difficile della pandemia e fatto fronte a sfide non semplici: l’ingresso nella Nato per la Finlandia, la Brexitnella Scozia da sempre europeista, gli attentati terroristici in Nuova Zelanda. 
Lasciando il loro incarico Nicola, Jacinda e Sanna hanno ammesso con commossa gratitudine e semplicità di essere provate dall’esercizio delle loro responsabilità, di riconoscere i propri limiti e di avvertire per il bene dei propri Paesi la necessità di passare il testimone a energie più fresche. Forse la frase più chiara l’ha pronunciata la premier neozelandese: "Sono umana, diamo il più possibile, il più a lungo possibile e poi arriva il momento. E per me è questo il momento. Renderei un cattivo servizio ai miei cittadini se continuassi".
Le tre donne non hanno nascosto anche la fatica di conciliare la loro vita personale e familiare con le responsabilità politiche e istituzionali, ma anche il desiderio di una rigenerazione umana dopo tanta tensione provocata dal prendersi cura dei propri cittadini. 

Riconoscere i limiti

Hanno gettato la spugna? È debolezza? O addirittura, come si sono affrettati a dichiarare i soliti misogini, le tre dimissionarie sono la prova della inadeguatezza delle donne a sopportare l’esercizio del potere? La domanda è mal posta

Hanno gettato la spugna? È debolezza? O addirittura, come si sono affrettati a dichiarare i soliti misogini, le tre dimissionarie sono la prova della inadeguatezza delle donne a sopportare l’esercizio del potere? La domanda è mal posta. Le donne sono inadeguate a gestire il potere costruito nei secoli dagli uomini, per questo a me la scelta delle leader è sembrata una grande lezione politica e, soprattutto, una lezione di vita. Una lezione politica perché la politica è servizio e riconoscere quando vengono a mancare le  forze, l’entusiasmo, le idee, le energie e la visione per servire la propria comunità sarebbe buona cosa prenderne atto, comunicarlo con verità ai propri cittadini e confidare sulle capacità di altre persone. 

Leader a tempo contro il potere. La riflessione dell'antropologo Francesco Remotti 

Una lezione di vita perché la grandezza della politica può essere affermata proprio quando se ne riconosce il limite rispetto alle altre dimensioni dell’esistenza. Ci affanniamo spesso a rispondere alla domanda del secolo, la prova evidente del maschilismo che è in noi: quale contributo specifico portano le donne in politica? Dove e come fanno la differenza? Dovremmo rifiutarci di rispondere fin quando non ci verrà posta la domanda speculare: quale contributo portano gli uomini? Ma nelle dimissioni delle tre premier una risposta c’è: la vita è più importante della politica e l’unica politica che vale la nostra fatica è quella che si prende cura della vita, fin quando sa prendersene  cura. 
Tuttavia, alle donne vorrei consigliare di non illudersi che la loro lezione venga fatta propria dai colleghi maschi, quantomeno in tempi brevi. Ci vorranno secoli e tante donne capaci di governare e dimettersi prima che il potere cominci davvero a logorare chi lo esercita.

Da lavialibera n° 20

  • Condividi

La rivista

2024 - numero 25

African dream

Ambiente, diritti, geopolitica. C'è un nuovo protagonista sulla scena internazionale

African dream
Vedi tutti i numeri

La newsletter de lavialibera

Ogni sabato la raccolta degli articoli della settimana, per non perdere neanche una notizia. 

Ogni prima domenica del mese un approfondimento speciale, per saperne di più e stupire gli amici al bar