Veduta aerea del porto di Genova/Wikipedia
Veduta aerea del porto di Genova/Wikipedia

La criminalità organizzata continua a fare affari nei porti italiani

Tra il 1994 e il 2023, 109 clan si sono inseriti in business legali e illegali in 69 porti del nostro Paese. Solo nel 2024, sono state segnalate 115 azioni criminali. In questo quadro, gli ingenti fondi del Pnrr per gli scali non sono monitorati. I dati del secondo report di Libera "Diario di bordo", pubblicato oggi

Redazione <br> lavialibera

Redazione
lavialibera

30 maggio 2025

  • Condividi

I porti sono spazi di cui si parla poco, ma rappresentano luoghi in cui la criminalità organizzata svolge attività illecite e si inserisce in business leciti. Sul territorio nazionale, dal 1994, sono state individuate 109 organizzazioni criminali in 69 scali: si tratta di clan italiani e gruppi stranieri. La Liguria si conferma la regione con il maggior numero di casi accertati: nel 2024, sono stati 18 sul totale dei 115 segnalati. Segue la Toscana con 17 episodi, la Puglia con 16 e la Campania con 15. 

Porti, traffici illeciti e affari mafiosi

A rivelare i dati è il secondo rapporto Diario di Bordo. Storie, dati e meccanismi delle proiezioni criminali nei porti italiani pubblicato oggi da Libera, che fotografa la situazione. “I porti non sono solo luoghi di transito – sottolinea Francesca Rispoli, co-presidente di Libera – ma porte di ingresso e uscita di traffici leciti e illeciti. Con miliardi di euro destinati agli investimenti infrastrutturali, anche attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), è fondamentale accendere i riflettori su queste aree vulnerabili”.

Cosa sta succedendo in Italia

Per riuscire a comprendere che cosa è accaduto negli ultimi anni all’interno dei porti, sono state prese in considerazione la rassegna stampa Assoporti, le relazioni della commissione parlamentare antimafia, della Dia, della Dnaa, dell’Agenzia delle dogane e della guardia di finanzia. Dei 115 casi di criminalità di cui si ha contezza per il 2024, il 77,9 per cento (89) riguarda attività illegali di importazione di merce o prodotti (era il 75,4 per cento nel 2023), il 9,5 per cento (11) riguardano attività illegali di esportazione di merce o di prodotti (nel 2023 il 12,7 per cento), il 5,2 per cento (6) riguarda sequestri di merce in transito, mentre il restante è relativo ad altri fenomeni illeciti non classificabili (9).

Dei 115 casi di criminalità di cui si ha contezza per il 2024, il 77,9 per cento riguarda attività illegali di importazione di merce o prodotti

Il traffico di prodotti contraffatti, pari al 37,7 per cento dei casi mappati è il business illegale più diffuso, mentre al secondo e terzo posto troviamo traffico di stupefacenti e contrabbando. Solo marginali risultano il traffico illecito di rifiuti e gli illeciti finanziari.

Le mani delle mafie sui porti d'Italia

I clan che fanno affari nei porti

Attraverso l’analisi delle relazioni della Direzione nazionale antimafia e della Direzione investigativa antimafia, pubblicate tra il 1994 e il 2023, sono stati censiti 109 clan che hanno fatto affari legali e illegali in 69 porti che sono stati oggetto di proiezioni criminali. Il fenomeno ha investito tutto il Paese, con ben 26 gruppi criminali interessati ad affari legati ai porti, sia all’interno di scali commerciali che nei porti minori e turistici.

Sono stati censiti 109 clan che hanno fatto affari legali e illegali in 69 porti che sono stati oggetto di proiezioni criminali

Dal report emerge un quadro complesso, composto sia da organizzazioni storicamente radicate come ‘ndrangheta, camorra e Cosa nostra a cui però si affiancano anche altre organizzazioni criminali di origine italiana: banda della Magliana, Sacra corona unita, stidda e gruppi criminali baresi. Ci sono poi le segnalazioni di diversi gruppi di cui viene indicata esclusivamente la provenienza geografica (o perché dove svolgono le principali attività, o per l’origine territoriale dei membri) come asiatici, dell’Est Europa, del Nord Africa, o oppure precisando la nazione di provenienza, Albania, Cina, Messico e Nigeria.

Segnali di corruzione nei porti e il monitoraggio del Pnrr

Sono 41 gli episodi di presunta corruzione avvenuti nelle Autorità di sistema portuale italiane tra il 2018 e il 2024. Questa prima fotografia è stata scattata confrontando le relazioni del responsabile della trasparenza e della prevenzione della corruzione, all’interno dei siti di 16 autorità di sistema portuale per sette anni. Particolare attenzione ai fondi del Pnrr, che anche per i porti ha diversi investimenti. “Alcune recenti inchieste – si legge nel report – stanno gettando ombre sull’opera più costosa del Pnrr, con oltre 1,3 miliardi di euro: la nuova diga foranea del porto di Genova. Il progetto nasce con l’idea di ampliare gli spazi del porto, anche per consentire l’arrivo di nuove maxi navi container”.

Politica timida sulla criminalità nei porti italiani

Nella primavera del 2025, la procura europea ha aperto un’indagine su appalti e fondi pubblici, già attenzionati anche dall’Autorità nazionale anticorruzione. “Monitorare ciò che accade nei porti – scrivono gli autori – significa osservare in tempo reale l’evoluzione dei rapporti tra legalità e illegalità, tra pubblico e privato, tra economia e criminalità”.

Crediamo in un giornalismo di servizio a cittadine e cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
  • Condividi

La rivista

2025 - numero 32

Terra bruciata

Crisi idrica, incendi, mafie e povertà: chi guadagna e chi si ribella nella Sicilia delle emergenze

Terra bruciata
Vedi tutti i numeri

La newsletter de lavialibera

Ogni sabato la raccolta degli articoli della settimana, per non perdere neanche una notizia. 

Ogni prima domenica del mese un approfondimento speciale, per saperne di più e stupire gli amici al bar

Ogni terza domenica del mese, CapoMondi, la rassegna stampa estera a cura di Libera Internazionale