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31 marzo 2025
Domenica 23 marzo, uno sciame di biciclette partite da Roma ha percorso le strade di Fiumicino, attraversando la città fino alla frazione di Isola Sacra, dove sorge il vecchio faro. Una lingua di terra che si estende a pochi chilometri dalla foce del Tevere e dal parco archeologico di Ostia Antica. La manifestazione è stata organizzata da diverse associazioni riunite nel Comitato Tavoli del Porto di Fiumicino, costituito nel 2019 contro la realizzazione del porto crocieristico nella città, un progetto che potrebbe avere un impatto molto forte sull’area, dove già c'è il principale aeroporto italiano.
Dopo anni di stallo, nel giugno 2023 l’opera è stata dichiarata dal governo italiano “strategica per il Giubileo 2025” per l’accoglienza dei pellegrini e dei visitatori, come un’ulteriore via di pellegrinaggio e porta di accesso a Roma. Difficile sia realizzata entro la fine dell’Anno santo. Tuttavia, se il progetto venisse realizzato, l’intera area attorno al piazzale del Vecchio Faro di Fiumicino subirebbe una trasformazione radicale, con la cancellazione della spiaggia e delle attività storiche della zona.
La vicenda ha avuto inizio ufficialmente nel 2022, quando il Comune di Fiumicino ha autorizzato la società Fiumicino Waterfront (di proprietà del gruppo crocieristico statunitense Royal Caribbean) a subentrare nella concessione demaniale marittima rilasciata nel 2010 dalla Regione Lazio alla società Iniziative Portuali Porto Romano Srl. Questa impresa aveva ottenuto una concessione demaniale fino al 2100 per quasi 100 ettari di terreno e mare: il suo obiettivo era la costruzione di un grande porto turistico per attrarre barche a vela e yacht verso Roma. Nel 2012, però, il cantiere venne bloccato e sequestrato dalla Guardia di Finanza a causa di alcune irregolarità.
"L’area è un luogo magico e di grande interesse naturalistico, con il vecchio faro e la foce del Tevere. Inoltre, c’è già un altro porto crocieristico a Civitavecchia, a 60 chilometri da qui, e si creerebbe una competizione disastrosa"Enzo Scandurra - Urbanista
L’unica traccia rimasta di quel progetto è la diga foranea, costruita per proteggere il futuro bacino portuale, ma che ha accelerato l’insabbiamento della costa, alterando l’ecosistema naturale della zona. L’area, da quel momento, è rimasta abbandonata dalle istituzioni. Sono i cittadini di Fiumicino ad averla tenuta in vita organizzando attività all’aperto, passeggiate, feste e concerti sulla spiaggia nata dopo l’insabbiamento. I “bilancioni”, le vecchie case dei pescatori, sono diventati punti di ritrovo. Tutte iniziative “dal basso” che scomparirebbero se il porto venisse realizzato.
L’urbanista e scrittore Enzo Scandurra ritiene che il progetto sia insensato: "L’area è un luogo magico e di grande interesse naturalistico: con il vecchio faro e la foce del Tevere. Inoltre, c’è già un altro porto crocieristico a Civitavecchia, a 60 chilometri da qui, e si creerebbe una competizione disastrosa dal punto di vista economico. Inoltre il fondale marino della zona è di appena 5 metri, mentre per queste navi servirebbe un fondale di almeno 12 metri". Un problema tecnico di non poco conto: scavare e trivellare per raggiungere la profondità necessaria significherebbe spostare i cavi che trasportano il carburante agli aerei.
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Questi sono solo alcuni dei problemi legati al progetto, che ha generato un accesa contrapposizione tra i cittadini. Da un lato, chi si oppone teme la distruzione dell’ambiente e del tessuto sociale locale. Dall’altro, i sostenitori credono che il porto possa portare benefici economici alla città.
Daniela Rizzo, archeologa e membro dell’associazione Carte in Regola, che riunisce cittadini attivi e comitati per la tutela del patrimonio comune e per la promozione della trasparenza e della partecipazione, sottolinea la fragilità dell’area: “L’intera zona è sottoposta a una tutela stringente, sia diretta sia indiretta, con vincoli stabiliti dal Piano territoriale-paesaggistico regionale del Lazio (adottato nel 2021) e dalla legge Galasso del 1985 (che tutela le zone di particolare interesse ambientale, ndr). Si tratta di un territorio studiato a fondo. La legge – continua Rizzo – impone vincoli automatici legati alla natura dei luoghi, come le coste e i corsi d’acqua. Ad esempio, lungo le coste marine esiste una fascia di rispetto di 300 metri in cui non si potrebbe costruire nulla, perché deve rimanere intatta e non modificata. Un porto di queste dimensioni andrebbe contro la tutela del territorio e la situazione è ancora più grave considerando che l’intera costa verrebbe cementificata”.
Negli ultimi mesi la situazione era rimasta in stallo perché il progetto non aveva ancora ottenuto tutte le approvazioni ministeriali. Un primo via libera è arrivato a gennaio, quando il ministero dell’Ambiente ha dato il proprio assenso, facendo però 17 annotazioni sul progetto per garantire la tutela e la salvaguardia del territorio circostante l’opera. Tuttavia, manca ancora il parere definitivo del ministero dei Beni culturali.
Se arrivasse anche questa approvazione, il ministero dell’Ambiente potrebbe firmare il decreto che chiude la procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via), aprendo la Conferenza dei servizi, che dovrà approvare un nuovo progetto conforme alle prescrizioni. I tempi, dunque, si allungano.
Nel frattempo, però, qualcosa si è mosso dall’altro fronte. Nella notte tra lunedì 3 e martedì 4 marzo, blocchi di cemento sono stati installati lungo la spiaggia. L’azione è stata compiuta di notte e i cittadini, da un giorno all’altro, si sono ritrovati con l’accesso al mare bloccato. “Non c’è alcuna ordinanza, quel muro non potrebbe stare lì”, denuncia David Di Bianco, portavoce del Comitato Tavoli del Porto. Per protestare contro questa azione, il comitato ha organizzato un presidio.
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Il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, ha presentato prima un’interrogazione in Parlamento, che non ha ancora ricevuto alcuna risposta, e un esposto alla procura: “So che è in corso un accertamento giudiziario da parte della Capitaneria di Porto per la recinzione devastante fatta con i jersey di cemento armato”, spiega.
Le risposte mancano soltanto dal governo centrale, ma anche dalla giunta comunale. Il 18 marzo in municipio si è svolta una seduta della commissione Trasparenza per fare chiarezza sulla questione del muro di cemento. “Si è presentato un solo dirigente dei tre invitati, e per di più era il responsabile del settore edilizia, quindi il meno coinvolto nella vicenda”, racconta Di Bianco. Secondo quanto spiegato dalla società Fiumicino Waterfront, la recinzione sarebbe solo temporanea e servirebbe a delimitare l’area di cantiere per costruire due barriere provvisorie, pensate per evitare che l’ingresso del porticciolo si riempia di sabbia.
A ogni modo resta ancora da chiarire se si tratti davvero di un intervento temporaneo o del primo passo per un progetto ben più grande e definitivo.
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