Una nave carica di container (Venti Views/Unsplash)
Una nave carica di container (Venti Views/Unsplash)

Libera accende un faro sulla criminalità nei porti: "Politica ancora timida"

L'associazione antimafia presenta "Diario di bordo", uno studio sulle attività dei gruppi criminali negli scali marittimi in Italia. Non solo narcotraffico: attenzione a contraffazione, contrabbando e traffici di rifiuti

Redazione <br> lavialibera

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15 dicembre 2023

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I porti sono “uno snodo strategico e di fondamentale importanza per i gruppi criminali”, con origini e interessi diversi. Tuttavia “il dibattito politico sembra ancora troppo timido” su questo tema. Serve rafforzare il “coordinamento tra autorità giudiziaria, forze dell’ordine, autorità pubbliche presenti nel porto e imprese private”, non soltanto per reprimere, ma per prevenire. Per questo è necessaria “una maggiore consapevolezza da parte degli attori che operano in ambito portuale – pubblici e privati – dei rischi criminali e corruttivi”. Lo sostiene Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, in un rapporto intitolato Diario di bordo. Studio, dati e meccanismi delle proiezioni criminali nei porti italiani, presentato venerdì 15 dicembre nella sede di Roma. 

Secondo la ricerca, condotta da Marco Antonelli, Francesca Rispoli e Peppe Ruggiero e disponibile sul sito di Libera, nel corso del 2022 negli scali marittimi italiani sono avvenuti 140 episodi criminali, uno ogni tre giorni. Sequestri di merce contraffatta, di contrabbando o – peggio – traffici di droga. “I porti costituiscono un tema su cui sta crescendo l’interesse delle istituzioni, ma manca il tentativo di proporre una riflessione più ampia – spiega Antonelli, dottorando in Scienze politiche all'Università di Pisa ed esperto del tema –. Per Libera è un modo per sollevare attenzione sul tema, per non sottovalutare i fenomeni, ma senza creare allarmismi”, aggiunte. La ricerca, che verrà pubblicata anche in inglese per poter dare un contributo a livello europeo, è unica nel suo genere: “Finora ci sono state analisi scientifiche, accademiche o realizzate da apparati investigativi”.

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Traffici di ogni tipo

La maggior parte delle attività illecite scoperte nei porti riguarda la contraffazione. Il traffico di droga costituisce il 23% circa dei casi registrati. Tra le sostanze stupefacenti sequestrate, predomina la cocaina (70%)

“I porti garantiscono una pluralità di interessi criminali, fatti di affari leciti e di traffici illeciti”, aggiunge il ricercatore. Le attività del secondo tipo, però, predominano. Attraverso l’analisi dei comunicati dell’Agenzia delle Dogane e della Guardia di finanza, e dalla rassegna stampa di Assoporti (l'associazione che raggruppa le autorità a capo dei porti italiani), sono stati raccolti i dati sugli episodi avvenuti nel corso del 2022. La maggior parte riguarda le merci in arrivo, su cui ci sono molti più controlli. 

Quasi la metà dei casi riguarda sequestri di merce contraffatta. Seguono i traffici di droga con il 23,2 per cento, dove domina la cocaina (circa il 70% degli stupefacenti fermati sui moli), e il contrabbando con l’11,6%. In misura marginale seguono episodi relativi a illeciti valutari (5,8%), al traffico di rifiuti (2,9%), quello di animali (2,2%, due casi di legati all’importazione di cardellini e tartarughe dalla Tunisia), di armi e il riciclaggio (entrambi al 0,7%).

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Oggetti contraffatti e di contrabbando

Tra tutti gli episodi illeciti registrati nel 2022, 68 riguardano merce contraffatta, soprattutto (66 casi) in entrata. Riguarda soprattutto alimenti (arance, pomodori secchi, olio d’oliva, pesce e molluschi) e mangimi, prodotti tessili (con marchi falsificati o etichette errate) ed elettronici. Secondo i dati raccolti, “si può notare come la Cina sia il paese di principale esportazione (32 eventi), seguito da Grecia e Turchia (7 eventi), Egitto e Tunisia (3 eventi)”. 

Ci sono poi le merci di contrabbando, non dichiarate alle autorità: alimenti (soprattutto prodotti ittici), autovetture (ad esempio 28 auto elettriche di produzione cinese senza autorizzazione all’ingresso e all’utilizzo del marchio), sigarette e tabacchi, prevalentemente da Grecia, Malawi, Albania e Turchia.

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Esportazione illecita di rifiuti

Secondo il rapporto di Libera è “particolarmente interessante” il traffico illecito di rifiuti diretto verso altri paesi. Quattro sono gli episodi censiti, tre in Campania e uno in Liguria, verso l’Africa o verso Singapore. Si trattava soprattutto di merce diversa da quella dichiarata oppure materiali inquinanti (prodotti elettrici di scarto, rottami di automobili, rifiuti tessili e altro) da smaltire secondo rigide procedure che, invece, venivano raggirate con l’esportazione illecita. 

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Un mosaico di gruppi criminali

“Sono almeno 54 i porti italiani che sono stati oggetto di proiezioni criminali, con la partecipazione di almeno 66 clan, che hanno operato in attività di business illegali e legali”, si legge ancora nel rapporto. Il dato è stato tratto dalle relazioni della Direzione nazionale antimafia e della Direzione investigativa antimafia, pubblicate tra il 2006 e il 2022, che da tempo segnalano le presenze criminali negli scali italiani ed europei.

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Ogni gruppo criminale è rappresentato: ci sono le tre mafie tradizionali, uomini legati alla banda della Magliana, alla Sacra Corona Unita o ai gruppi criminali baresi, ma anche bande albanesi, cinesi, nigeriane o messicane. 

Tra tutte le organizzazioni, predomina la ‘ndrangheta, attiva su più fronti, sia nei piccoli scali calabresi, sia nei principali hub italiani, come dimostrano anche le indagini della Guardia di finanza e delle Direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e Genova, “Tre croci” e “Buon vento genovese”.

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