Aggiornato il giorno 15 dicembre 2023
A settembre, in Belgio, la scorta del ministro della giustizia Vincent Van Quickenborne è stata aumentata perché quattro uomini volevano rapirlo. Nello stesso periodo in Olanda è cresciuta la protezione di Caterina Amalia di Orange-Nassau, 19nne erede al trono, e del primo ministro Mark Rutte. Per gli investigatori, sono tutti nel mirino dei narcotrafficanti: i sospetti cadono sulla cosiddetta Mocro maffia, mafia di origine marocchina, in questo caso un gruppo di olandesi di origine straniera, già ritenuto responsabile di sequestri, pestaggi e omicidi. Negli ultimi anni, Belgio e Olanda sono diventati snodi centrali nel traffico internazionale di cocaina, come dimostrano le decine di tonnellate sequestrate nei porti di Rotterdam (42) e Anversa (69).
Le 213 tonnellate di cocaina sequestrate in Europa sono soltanto una frazione di quelle sequestrate nel mondo: 1.424
Nel 2020, nonostante la crisi innescata dal Covid nel settore marittimo, in Europa sono state sequestrate 213 tonnellate di cocaina, cifra che supera i record degli scorsi anni (erano 202 nel 2019), ma che è solo una frazione del mercato globale: nello stesso anno nel mondo ne sono state bloccate 1.424 tonnellate. Più della metà dei sequestri europei è avvenuta nei due Stati. "Il traffico di coca – spiega Laurent Laniel, analista dell’Osservatorio europeo sulle droghe e sulle tossicodipendenze (Oedt) – è diventato un’attività transnazionale che funziona per reti, mentre prima era in mano ai cartelli colombiani retti in maniera padronale (come quello di Medellin guidato da Pablo Escobar, ndr). La lotta ha indebolito questi gruppi e ora i clienti – soprattutto 'ndrangheta e cartelli messicani – danno ordini per la produzione e il trasporto, che devono essere meno cari, più rapidi e sicuri".
I trafficanti si organizzano scegliendo di volta in volta complici più efficienti: "Lungo la catena si creano reti di attori indipendenti che possono cambiare con frequenza", prosegue l’esperto. È fondamentale conoscere gli aspetti logistici, i porti, le rotte, le infrastrutture collegate e i volumi di traffico, per questo lo spostamento a Nord è anche effetto della concorrenza tra gli scali. "Bisogna far viaggiare in fretta le merci e farle uscire dai porti con rapidità, altrimenti deperiscono e si rischia di perdere denaro", prosegue Laniel. Anversa, Amburgo, Rotterdam e anche Le Havre, ben collegati a autostrade, ferrovie e canali, danno più garanzie degli scali mediterranei o spagnoli. Una logica capitalista e liberista rivendicata, a prescindere dalla sue conseguenze, anche nel bilancio del porto di Rotterdam: "La lotta alla criminalità eversiva è una sfida per la società nel suo complesso che, in senso stretto, non è di competenza dell'autorità portuale".
Droga e porti, la via del mare
"Il mercato della droga non segue la legge della domanda e dell’offerta, perché è segnato anche dalla violenza. In Europa c’è già molta cocaina, come mai prima, e i prezzi non calano. Ciò che varia è la qualità: è sempre più pura. In alcuni casi vicino al 90 per cento. Questo dimostra che c’è una fortissima disponibilità"Laurent Laniel - Osservatorio europeo su droghe e tossicodipendenze
Il Nord Europa non è solo economia illegale: sulle rotte dei mercati nascosti si esporta anche violenza. "A forza di corruzione e minacce – prosegue Laniel – i narcotrafficanti hanno “parassitato” le infrastrutture del commercio legale, come quello di frutta, grano e carbone. I volumi sono talmente alti – milioni di tonnellate – che con un po’ di denaro o di minacce, plata o plomo per dirla con Escobar, si può far passare la cocaina". Una violenza che colpisce i lavoratori dei porti e poi sale di livello, come dimostrano gli omicidi di Derk Wiersum, legale di un testimone nel processo alla Mocro maffia, e del giornalista investigativo Peter R. de Vries, fino alle recenti minacce a politici e reali. Violenza accompagnata da corruzione, come nel caso del capo della sezione narcotici della polizia di Anversa, arrestato nel marzo 2021. Certo bisogna essere cauti con i dati, i sequestri di cocaina rappresentano solo una parte degli enormi traffici dei porti in questione: per fare un esempio ad Anversa sono state sequestrate 69 tonnellate su 138,4 milioni di tonnellate di merce di passaggio coi container. E l’aumento dei sequestri può essere dovuto non soltanto ai maggiori volumi: "Sono migliorati i controlli, ma ha anche contribuito la codifica di Encrochat e SkyEcc (costose app usate dai gruppi criminali per chattare senza essere intercettati, che sono state però scoperte e decriptate, ndr) col loro enorme bagaglio di informazioni sui traffici".
Narcotraffico, il nemico corre veloce
Rimangono sospese alcune domande a cui è difficile rispondere: se 213 tonnellate sono state bloccate, quante altre passano i varchi, visto che i mercati non hanno penuria di cocaina? E cosa sarebbe successo se, invece, quelle 213 tonnellate fossero entrate nel mercato? Il costo (quasi 80 euro al grammo in Italia) sarebbe sceso? I dati della Dcsa mostrano che in Italia il prezzo medio è leggermente aumentato negli anni: "Il mercato della droga non segue la legge della domanda e dell’offerta, perché è segnato anche dalla violenza. In Europa c’è già molta cocaina, come mai prima, e i prezzi non calano. Ciò che varia è la qualità: è sempre più pura – conclude Laniel –. In alcuni casi vicino al 90 per cento. Questo dimostra che c’è una fortissima disponibilità".
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