
Albanese sotto sanzioni Usa. Banca Etica chiede alla politica un impegno

2 ottobre 2025
Due azioni legali, una alla Corte penale internazionale per complicità in crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio, l’altra per la mancata protezione della Global Sumud Flotilla. A essere chiamato in causa è il governo italiano, di cui ora un gruppo di avvocati tenta di far accertare le responsabilità rispetto allo sterminio in corso a Gaza e al blocco della flotta civile carica di aiuti umanitari da parte delle forze israeliane.
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A promuovere la denuncia alla Corte penale internazionale, che verrà trasmessa nei prossimi giorni al Procuratore generale, è il gruppo Giuristi e avvocati per la palestina (Gap), appena costituito. “Chiediamo che venga avviato un procedimento nei confronti del governo italiano, nelle persone della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro degli Esteri Antonio Tajani e del ministro della Difesa Guido Crosetto, oltre all’amministratore delegato di Leonardo Spa Roberto Cingolani – spiega a lavialibera l’avvocato Gianluca Vitale, tra i promotori dell’iniziativa –. Se c’è un’attività di collaborazione sostanziale con le autorità israeliane che commettono crimini, significa che le autorità italiane stanno concorrendo nel reato che viene commesso”.
"Se c’è un’attività di collaborazione sostanziale con le autorità israeliane che commettono crimini, significa che le autorità italiane stanno concorrendo nel reato che viene commesso"Gianluca Vitale - Giuristi e avvocati per la Palestina
L’iniziativa è sostenuta da oltre cinquanta personalità del mondo della politica e della cultura, tra cui Moni Ovadia, Tomaso Montanari, Alessandro Di Battista, Luigi De Magistris e Laura Morante, e ha finora raccolto l’adesione di quasi 6mila cittadini e cittadine.
Il testo sottolinea in particolare la mancata interruzione della cooperazione militare tra Italia e Israele, compresa la fornitura di armi e munizioni, già denunciata dalla relatrice Onu Francesca Albanese. Se infatti, dopo il 7 ottobre 2023, il governo ha deciso di sospendere la concessione di nuove licenze di esportazione di materiale bellico verso Tel Aviv, non ha interrotto quelle già in essere.
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Leonardo Spa, l’azienda a controllo pubblico leader nel settore della difesa e dell’aerospazio, ha inoltre mantenuto due contratti di manutenzione per elicotteri e aeroplani da addestramento in dotazione all’esercito israeliano, come ha confermato l’amministratore delegato Cingolani in una recente intervista al Corriere della Sera.
"Non solo l’Italia si è finora totalmente astenuta dall’adottare ogni misura preventiva del genocidio, ma anzi ha ostinatamente continuato ad alimentarlo"
Si cita poi la decisione del governo di sospendere i finanziamenti all’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni unite che fornisce assistenza umanitaria e servizi essenziali ai rifugiati palestinesi, che Israele ritiene coinvolta negli attacchi di Hamas del 7 ottobre, accuse smentite da una commissione indipendente nominata ad hoc dall’Onu. “Non solo l’Italia si è finora totalmente astenuta dall’adottare ogni misura preventiva del genocidio – conclude il testo –, ma anzi ha ostinatamente continuato ad alimentarlo”.
Il gruppo Giuristi e avvocati per la Palestina era stato anche all’origine di una diffida nei confronti del governo, inviata lo scorso 24 settembre, con la quale si chiedeva di “fare quanto necessario per proteggere realmente la Global Sumud Flotilla e i suoi membri”. Ora che le imbarcazioni civili che tentavano di rompere il blocco navale israeliano e portare aiuti umanitari a Gaza sono state intercettate e i membri arrestati, sono allo studio azioni legali per accertare le eventuali responsabilità del governo italiano rispetto alla condotta della marina israeliana.
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“L’intervento militare è illegittimo perché è avvenuto in acque internazionali sulle quali Israele non ha nessuna legittimità a intervenire e per questo potrebbe essere assimilabile al reato di pirateria – continua Vitale –. Dal mio punto di vista, si potrebbe parlare anche di violenza privata e sequestro di persona”.
"Chiedere di rispettare il blocco navale, che è parte della condotta criminale israeliana, significa concorrere nel reato"
Secondo l’avvocato, sono due i fattori che determinerebbero la responsabilità del governo italiano: “Innanzitutto, chiedere di rispettare il blocco israeliano e ritenerlo quindi legittimo significa concorrere nel reato. Il blocco è parte della condotta criminosa israeliana, che sia crimini di guerra o genocidio, perché è strumentale alla continuazione dell’offensiva all’interno della Striscia e anche all’utilizzo della fame come arma. Il secondo motivo ha a che fare con la scelta di ritirare la nave della Marina inviata solo per un tratto ad accompagnare la Flotilla. Tirarsi indietro e quindi negare assistenza significa omettere l’esercizio del dovere di tutela e, di nuovo, facilitare in qualche modo la commissione di un reato”.
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