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24 settembre 2025
È una mossa che rischia di mettere sotto scacco un intero sistema. Le sanzioni statunitensi contro Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sulla Palestina “punita” per aver denunciato le aziende complici dell'occupazione israeliana, hanno messo in difficoltà anche Banca Etica, istituto di credito italiano che ha tra i suoi clienti molte ong, onlus, enti del terzo settore e che non investe in armi. L’esperta delle Nazioni Unite aveva chiesto alla banca l’apertura di un conto, ma il rischio di trovarsi colpiti indirettamente dalle sanzioni Usa, con blocchi all’operatività internazionale, ha fatto desistere. Un paradosso: il sistema sanzionatorio, di solito usato per fermare i finanziamenti a organizzazioni terroristiche o stati dittatoriali, oltre a danneggiare un’esperta delle Nazioni Unite, potrebbe ostacolare il gruppo italiano della finanza etica. Per questo i manager hanno chiesto alle istituzioni italiane di darsi da fare e hanno avviato interlocuzioni, anche a livello europeo, per uscire dall’impasse.
“Venivo accusata di essere una minaccia per l’economia globale”
Il caso è stato denunciato pubblicamente nella sala “Caduti di Nassiriya” in Senato il 4 settembre quando, nel corso di una conferenza convocata dal senatore Peppe De Cristoforo (Avs), Albanese ha raccontato le difficoltà provocate dalle sanzioni e il direttore generale di Banca Etica, Nazzareno Gabrielli, ha illustrato i possibili risvolti.
Lo scorso febbraio 2025, Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per imporre delle sanzioni alla Corte penale internazionale, una risposta all'inchiesta nei confronti di di due leader politici israeliani tra cui il primo l'attuale primo ministro Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della difesa Yossi Golan. Secondo una nota della Casa Bianca, la Cpi aveva intrapreso “azioni illegali contro gli Stati Uniti e il nostro stretto alleato Israele” e per questo ha vietato l’ingresso negli Stati Uniti ad alti funzionari e impiegati coinvolti nel lavoro investigativo della Cpi, oltre che ai loro familiari più stretti, e ordinato il congelamento dei loro beni detenuti negli Usa.
Corte penale internazionale: cos'è, a cosa serve e come funziona
“I provvedimenti presi nei miei riguardi il 9 luglio, a mezzo di un comunicato del segretario di Stato americano Marco Rubio, estendono le misure sanzionatorie contro la Corte nei miei confronti”, ha detto Albanese, notando che la decisione è arrivata sei giorni dopo la pubblicazione del rapporto sull’economia dell’occupazione israeliana: “Venivo accusata di essere una minaccia per l’economia globale”. Un’accusa non nuova: “Già nel maggio del 2025 un’altra branca dell'amministrazione americana mi aveva messo in mora dissuadendomi dal continuare quell’inchiesta perché stavo, cito testualmente, terrorizzando le imprese americane”, come Google, Microsoft o grandi compagnie petrolifere.
“Le banche europee che non le rispettano possono essere colpite da sanzioni secondarie che comportano l'impossibilità di operare in dollari, l'esclusione dai circuiti internazionali di pagamento e persino sanzioni pecuniarie”.Nazzareno Gabrielli - Direttore generale di Banca Etica
“Le sanzioni costituiscono un impedimento alla libertà di movimento”, ha spiegato la relatrice speciale dell’Onu. Ci sono poi altri aspetti, come le misure finanziarie, tra cui “il congelamento di tutto ciò che è il mio possesso”, come il conto bancario, e “pene pecuniarie fino ad un miliardo e 20 anni di carcere se si prova che c'è uno scambio economico anche in natura nei miei confronti. Io sono la madre di una cittadina americana e mio marito lavora per un’organizzazione che è negli Stati Uniti. Quindi capite che mi colpiscono al cuore in questo momento”.
L’Ufficio per il controllo dei beni esteri (Ofac) del Dipartimento del Tesoro, con una license firmata dalla direttrice Lisa M. Palluconi, ha ordinato di chiudere tutti i canali finanziari legati ad Albanese. “Avevo un conto bancario negli Stati Uniti che è stato chiuso, ma non posso aprire un conto neanche in un altro paese, neanche in Italia a causa delle sanzioni americane”, ha raccontato Albanese.
Impossibile farlo anche attraverso un istituto come Banca Etica, che “ha ricevuto nei mesi scorsi la richiesta della dottoressa Francesca Albanese di aprire un conto corrente – ha ripercorso il direttore generale Nazzareno Gabrielli –. Abbiamo accolto questa domanda con la volontà e il desiderio di poter offrire i nostri servizi a una persona che stimiamo e che svolge un incarico delicato e prezioso su un mandato degli delle Nazioni Unite a difesa dei diritti umani”. Tuttavia la banca ha dovuto prendere atto dei potenziali rischi quando, “nel corso delle verifiche necessarie previste dalle normative italiane ed europea in materia di antiriciclaggio e contrasto al finanziamento al terrorismo è emerso che la dottoressa albanese risulta inserita nelle liste sanzionatorie statunitensi”. Quando un nominativo è inserito in una blacklist, “scatta un alert bloccante per il rischio che la banca riceva gravi sanzioni in caso di apertura del conto corrente”. Questo può avvenire anche se si tratta di una lista preparata dal Dipartimento del Tesoro statunitense perché “le liste Ofac, pur essendo emanate da un organismo statunitense, condizionano l'intero sistema finanziario globale”.
L'immobilismo dell'Unione Europea su Gaza finisce sotto accusa
Gabrielli è andato avanti nello spiegare le ragioni: “Le banche europee che non le rispettano possono essere colpite da sanzioni secondarie che comportano l'impossibilità di operare in dollari, l'esclusione dai circuiti internazionali di pagamento e persino sanzioni pecuniarie”. Ragioni per cui “di fronte a questo quadro, non abbiamo avuto margini di scelta”: “Aprire un conto corrente intestato alla dottoressa Albanese, finché sarà inserita nella lista delle persone segnalate, esporrebbe Banca Etica al rischio di veder compromessa la propria operatività internazionale con conseguenze drammatiche per tutti i nostri soci e clienti”, quasi 100mila persone. In particolare, potrebbe essere compromessa la possibilità di effettuare operazioni internazionali (ricevere donazioni, effettuare pagamenti) di organizzazioni non governative (ong), onlus e associazioni che operano tra più nazionali. Ma potrebbero anche rimetterci i clienti di Banca Etica che hanno carte di pagamento emesse da società statunitensi.
“Quando strumenti pensati per colpire attività criminali o terroristiche finiscono per impedire a una rappresentante delle Nazioni Unite di esercitare diritti elementari come aprire un conto corrente, si crea una distorsione che mette in discussione i principi stessi di giustizia e di libertà – ha dichiarato Gabrielli –. Banca Etica continuerà nel proprio ruolo a richiamare l'attenzione delle istituzioni su questi limiti perché crediamo che il sistema finanziario non possa trasformarsi in un meccanismo di esclusione finanziaria ingiustificata”.
L'ex direttore generale di Banca Etica, Alessandro Messina, in un post su Linkedin e poi in un'intervista ad Altreconomia ha spiegato che l'istituto di credito avrebbe potuto decidere, dopo i dovuti controlli, di aprire il deposito correndo dei rischi perché "l'Ofac non vincola automaticamente banche europee".
“L'organizzazione principe che deve difendermi sono le Nazioni Unite, che in questo momento sono il mirino"Francesca Albanese
“L'organizzazione principe che deve difendermi sono le Nazioni Unite, che in questo momento sono il mirino – ha detto Albanese –. L'attacco a me non è soltanto un attacco a me, è un attacco nei confronti delle Nazioni Unite”. Martedì 23 settembre Trump è tornato ad attaccare l’Onu all’assemblea generale.
Durante l’incontro in Senato, l’ex magistrato Domenico Gallo ha ricordato che l’Europa può adottare una contromisura, i “regolamento di blocco”, introdotto nel 1996 per “bloccare gli effetti extraterritoriali di provvedimenti adottati da Stati terzi”: “Il regolamento ordina ai soggetti europei di non obbedire a queste prescrizioni extraterritoriali”. L’Europa si era detta contraria alle sanzioni contro la Corte penale internazionale, ma non ha preso provvedimenti. L'11 settembre il senatore Avs De Cristofaro ha presentato un'interrogazione al ministero degli Affari esteri e così ha fatto pochi giorni la deputata Pd Laura Boldrini. Entrambi chiedono al governo italiano di attivarsi direttamente con le autorità statunitensi per tutelare Francesca Albanese e di promuovere in sede europea iniziative, come il "Regolamento di blocco".
Nel frattempo Banca Etica ha avviato interlocuzioni con parlamentari ed esponenti istituzionali affinché le istituzioni italiane si attivino per chiedere agli Usa di rimuovere le sanzioni. Inoltre si sta confrontando con gli altri istituti che aderiscono alla Federazione europea delle banche etiche e alternative (Febea) per ideare un’azione congiunta.
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