5 settembre 2020
Uno squillo in piena notte. Sul cellulare un numero sconosciuto. “Hanno ucciso Angelo” sono le uniche parole che ascolto. È il 5 settembre 2010. Quella telefonata la ricordo come se fosse ieri. Silenzio, rabbia e tanto dolore. Provo a capire, apro internet, faccio telefonate. È tutto vero. Dieci anni fa alle 22.15 Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore”, viene assassinato con nove colpi di pistola nella sua auto mentre rientrava nella sua casa di Acciaroli. Mai avrei immaginato che una violenza così forte, così cattiva, potesse colpire la piccola comunità di Acciaroli e l’intero Cilento.
Non riesco ad immaginare il perché. Angelo Vassallo era un uomo buono. Mi raccontavi che navigavi e pescavi sin da quando avevi i pantaloni corti. E sempre ad Acciaroli. Una piccola località di mare del Cilento che con Pioppi, Celso, Galdo e Cannicchio fa parte del comune di Pollica (Salerno). Il tuo rifugio. La tua casa. La tua famiglia. La tua comunità. I tuoi occhi si illuminavano quando mi parlavi del tuo mare, dei pescherecci che all’alba ritornavano al porto. E dove tu spesso li aspettavi per salutare i pescatori e commentare con loro l’uscita. Ci eravamo incontrati pochi mesi prima, agli inizi di maggio a Salerno. “Ciao Peppiniello, che dici? Come vanno i tuoi lavori? Ci vediamo quest'estate ad Acciaroli”. E dopo l'abbraccio una promessa “Ti aspetto a fine agosto quando siamo tutti più tranquilli per una bella cena a base di pesce”. E la sorte ha voluto che quell'estate sono stato costretto a saltare il mio breve rifugio nel Cilento. E con il rifugio ho dovuto saltare anche quella promessa.
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“In mare bisogna essere concreti e devi amare il silenzio. Queste virtù ho cercato di trasferirle nella politica”Angelo Vassallo - Sindaco di Pollica
Oggi, dopo dieci anni, mi hanno chiesto di ricordarti. Ma raccontare Angelo, la sua esperienza amministrativa, i traguardi raggiunti è un’impresa difficile anche per me. Il miglior ritratto del sindaco pescatore è fatto dalla sua gente attenta e accogliente, testimoniato dalle stradine curate del paese, dal mare di Acciaroli sempre pulito, dal porto moderno e funzionale. E soprattutto da una comunità che dopo il dolore e la rabbia ha reagito e ha imparato a contare sull'impegno di tutti.
Ma una cosa posso dire con certezza: la sua era una politica raccontata attraverso l'amore per il mare. “In mare bisogna essere concreti e devi amare il silenzio. Queste virtù ho cercato di trasferirle nella politica”. Angelo non “nasce” politico, ha sempre vissuto e si è sempre mosso da pescatore. In una sua ultima intervista alla Rai raccontava: “Le alici sono un pesce intelligente, per questo a luglio sono venute qui a branchi enormi. Proprio ad Acciaroli. Hanno capito che qui il mare è pulito. Non succedeva da decenni che ne arrivassero così tante. E con loro i pescherecci da ogni parte del Tirreno. La sera il mare era illuminato da centinaia di lampare e la mattina all’alba vedevi scaricare le casse piene”.
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Eri un sindaco ribelle e praticavi bellezza. Un sognatore, un visionario con i piedi ben saldi per terra. Anticipatore di quel Green New Deal di cui oggi in molti si riempiono la bocca. Angelo aveva un progetto semplice: mostrare un volto del Mezzogiorno sereno e pulito, poter dire a tutti con orgoglio "Benvenuti ad Acciaroli", il nostro Sud, quello in cui crediamo e per il quale pensiamo valga la pena lottare e spendere le proprie energie, senza risparmiarsi. Un modello da seguire e non certo da abbandonare. “Ricordo – racconta la moglie Angelina – che chiedevo sempre a mio marito perché quando andava a un comizio, un incontro pubblico, non preparava mai un discorso. Lui mi rispondeva semplicemente ‘Angelina, alle persone bisogna parlargli col cuore’”.
Come è lontana la politica del nostro paese dal modo di fare di Angelo. E anche lui alla fine ha pagato il conto. Tutti a esaltarlo dopo la morte. Lasciato solo quando era vivo. Un delitto che dopo dieci anni non ha ancora un colpevole. Alla guida della Procura di Salerno, competente per l'inchiesta, si sono succeduti Alfredo Greco, Franco Roberti, Corrado Lembo e dall'inizio di quest'anno Giuseppe Borrelli. Tanti faldoni, tante piste aperte e poi chiuse. Tanti sospettati: carabinieri, spacciatori, pentiti. E ancora. Inchieste giornalistiche, libri, trasmissioni televisive. Dieci anni, zero risultati. Dieci anni di lavoro senza mai chiudere un quadro indiziario convergente, in grado di affrontare un possibile processo. E come aver ucciso Angelo una seconda volta. Un sogno spezzato. Il tuo sogno, caro Angelo. In un bellissimo video Steven Spielberg dice che i veri sogni non sono quelli che insegui, ma quelli che ti sussurra la vita. I tuoi sogni sono stati uccisi quella notte di dieci anni fa da nove colpi di pistola. Ciao Angelo, nel nostro paese è difficile anche sognare. Chi sogna muore.
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