Milano, 27/09/2019. Il mondo dato alle fiamme in piazza del Duomo durante un corteo dei Fridays for future. M. Corner/LaPresse
Milano, 27/09/2019. Il mondo dato alle fiamme in piazza del Duomo durante un corteo dei Fridays for future. M. Corner/LaPresse

Fridays for future di nuovo in piazza. Extinction rebellion incatena l'Eni

Mentre gli attivisti del movimento studentesco tornano oggi a scioperare per il clima, da ieri i militanti di Extinction rebellion si sono incatenati alla sede dell'Eni a Roma: "Aspettiamo il ministro Patuanelli"

Francesca Dalrì

Francesca DalrìGiornalista, il T quotidiano

9 ottobre 2020

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“Siamo costretti a tornare in piazza per chiedere alle istituzioni di agire”. Così i Fridays for future hanno comunicato il loro ritorno per le strade di tutta Italia per il primo climate strike dopo la crisi da coronavirus (qui la storia e i successi del movimento nato da Greta Thunberg). Al via anche la campagna Ritorno al futuro con una lista di proposte in vari settori: energia ed edilizia, trasporti, turismo, produzione agroalimentare, risorse idriche, rifiuti, tutela del territorio. 

In piazza con loro ci saranno anche gli attivisti di Extinction rebellion (Xr), il movimento non violento basato sulla disobbedienza civile, nato a Londra nel 2018 e diffusosi ormai in tutta Italia (qui tutto quello che c’è da sapere). “Scendiamo in piazza con i Fridays perché solo la massa ha la forza di far capire ai governi che non è più possibile temporeggiare – ci spiega Alessia da Roma –. Da domani, invece, continueremo la nostra settimana di ribellione d’autunno insistendo sull’omertà dei media”. Da lunedì i militanti di Xr sono riuniti a Roma per varie azioni di disobbedienza. La più eclatante è quella contro l’Eni, inizialmente rivolta al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e ora anche al ministero dell'Economia e delle Finanze e a Cassa depositi e prestiti. Due attivisti sono già stati fermati e denunciati dalle forze dell’ordine.

Cambiamento climatico: cos’è e perché occuparsene

XR incatena l’Eni

Gli attivisti di XR davanti alla sede dell'Eni a Roma
Gli attivisti di XR davanti alla sede dell'Eni a Roma

Tra le varie azioni messe in campo dai militanti di Extinction rebellion a Roma c’è quella contro il colosso del fossile. Ieri alcuni attivisti si sono incatenati ai cancelli di ingresso del palazzo dell’Eni all’Eur (un quartiere della capitale) e promettono: “Non ce ne andremo fino a quando il ministro Patuanelli non verrà a incontrare il movimento”. Nella lettera inviata al ministero dello Sviluppo economico (Mise) si chiede “un confronto per discutere di azioni concrete e misure necessarie per contrastare la più grande crisi che l’umanità abbia mai affrontato: il collasso climatico ed ecologico, perpetrato e alimentato da Eni” (partecipata dal ministero dell’Economia e delle finanze e da Cassa depositi e prestiti). Tra le richieste figurano in particolare la fine degli incentivi alle aziende estrattive e lo stop a qualsiasi finanziamento a Eni, almeno fino a quando non rinuncerà del tutto ai combustibili fossili.

Gli attivisti di XR davanti alla sede dell'Eni a Roma
Gli attivisti di XR davanti alla sede dell'Eni a Roma

Per questa azione già due attivisti sono stati fermati e denunciati e si ventila l’ipotesi di uno sgombero del presidio nonviolento. Ma Xr non rinuncia alla propria strategia: resistere a oltranza. “Trascorse oltre 24 ore nessun rappresentate del Governo si è presentato al presidio che prosegue per denunciare la finta narrazione di greenwashing della multinazionale Eni", scrivono questa mattina i militanti di Xr. "Ci sono altre 60 persone pronte a essere portate via – ci racconta Alessia in presa diretta dal presidio romano –. Potete chiamarlo coraggio, ma è soprattutto predisposizione al sacrificio. La nostra vita è già a repentaglio ma noi scegliamo di metterla a repentaglio sin da ora pur di far emergere il problema esattamente nei contorni che ha”.

L'azione di green e bluewashing di Xr davanti alla sede del gruppo Gedi a Roma
L'azione di green e bluewashing di Xr davanti alla sede del gruppo Gedi a Roma

Sullo stesso filone, mercoledì Xr ha organizzato un’azione di greenwashing e bluewashing sotto la sede del gruppo editoriale Gedi “per denunciare il mutismo dei media. Repubblica ci ha accolti nella redazione di Green&Blue (il nuovo mensile del gruppo dedicato all’ambiente e sulla cui copertina compare la pubblicità di Eni, ndr) – prosegue Alessia –. Loro si sentono a posto con la propria coscienza perché dicono di rispondere al mandato di raccontare la crisi climatica ed ecologica. Ma quando abbiamo chiesto di rinunciare alle inserzioni pubblicitarie di gruppi estrattivisti come Eni hanno eluso la domanda”.

Il clima è già cambiato, soprattutto nelle città

Una legge europea per il clima

Nel frattempo, mercoledì l’Europarlamento ha votato (392 sì, 161 no e 142 astensioni) la prima legge europea sul clima con l’obiettivo di rendere le promesse politiche, secondo cui l’Ue raggiungerà la neutralità climatica rispetto alle emissioni di carbonio entro il 2050, un obbligo giuridicamente vincolante.

L’obiettivo iniziale era di ridurre le emissioni di CO2 del 40% rispetto ai livelli del 1990 ed entro il 2030. La Commissione Ue ha però rilanciato proponendo di aumentare la soglia ad “almeno il 55%” di riduzione. Nel voto di questa settimana gli europarlamentari hanno ulteriormente alzato la posta in gioco: -60% entro il 2030. Parallelamente, i deputati hanno chiesto che gli Stati membri e l’Unione eliminino tutte le sovvenzioni dirette e indirette ai combustibili fossili entro il 31 dicembre 2025. Gli europarlamentari vorrebbero anche istituire un Consiglio europeo per i cambiamenti climatici come organismo scientifico indipendente per valutare i progressi compiuti.

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Il giudizio sull’operato dei politici europei da parte dei Fridays for future e di Extinction rebellion rimane tuttavia negativo. “L’obiettivo fissato rimane comunque inadatto a evitare nuovi peggioramenti – spiegano i primi –. Il target indicato dalla scienza per minimizzare gli impatti del cambiamento climatico era -80% entro il 2030”. “La situazione è troppo grave per politiche moderate che prevedano deadline intermedie – ribatte Alessia in rappresentanza di Xr –. Queste sono politiche primitive rispetto al gigantismo del problema. Il fossile è finito e dobbiamo riconoscerlo, non è più possibile concedere alle lobby economiche di continuare a incatenare il pianeta in nome del profitto. Stiamo andando a tutta velocità contro un muro, ma non riusciamo a tirare il freno a mano: cos’altro dobbiamo aspettare?”

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