7 luglio 2020
C'è una data e un'ora precisa che ha dato il via al primo grande scandalo del calcio italiano. Sono le ore 17 di domenica 23 marzo 1980 quando le auto della Guardia di Finanza entrano sulla pista dello stadio Olimpico di Roma. Le immagini vengono trasmesse in diretta dalla Rai all’interno di 90º minuto. Nove calciatori di Serie A vengono arrestati: tra di loro i laziali Bruno Giordano, Lionello Manfredonia e Pino Wilson e i milanisti Enrico Albertosi e Giorgio Morini. È l’inizio del calcio scommesse o, come è stato chiamato allora, del Totonero.
Coinvolti calciatori, dirigenti e squadre di serie A e B impegnati a truccare partite attraverso scommesse clandestine. Le pene furono severe: retrocessione in Serie B per il Milan e la Lazio, penalizzazione per Avellino, Bologna e Perugia. Radiazione per Felice Colombo, presidente del Milan, squalifica per diciotto calciatori, tra i quali Enrico Albertosi (quattro anni), Pino Wilson, Bruno Giordano e Lionello Manfredonia (tre anni il primo, tre anni e sei mesi gli altri due), Paolo Rossi (due anni). Un terremoto che assestò un colpo quasi mortale al sistema calcio, togliendo credibilità a risultati e vicende agonistiche.
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Sei anni dopo, in un’Italia che si era appena ripresa da quello scandalo, un altro caso di calcio scommesse sconvolse la penisola. Coinvolte società dalla Serie A alla Serie C2 con un giro enorme di partite truccate nelle stagioni 1984-85 e 1985-86. Di tutt’altro carattere fu invece lo scandalo denominato Calciopoli nel 2006, con protagonisti anche alcuni arbitri della massima serie. Tra gli indagati figuravano i dirigenti della Juventus, della Fiorentina e della Lazio. Intrattenevano rapporti con i disegnatori arbitrali al fine di avere arbitri favorevoli durante le loro partite. Le sentenze emesse furono di retrocessione al campionato di Serie B più nove punti di penalizzazione per la Juve a cui furono revocati anche gli ultimi due scudetti vinti, punti di penalizzazione per Milan, Lazio e Fiorentina.
Arriviamo al 2011. La Procura di Cremona fa luce su un vero e proprio sistema internazionale che aggiustava i risultati di partite di calcio, a partire dalla Serie A per arrivare fino ai dilettanti. Novanta partite sotto inchiesta, 160 persone indagate, 200mila intercettazioni telefoniche. “Un pozzo senza fondo”, per dirlo con le parole del procuratore di Cremona Roberto Di Martino. L’accusa in questo caso è di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. I nomi di spicco sono quelli del capitano dell’Atalanta Cristiano Doni e di ex calciatori come Stefano Bettarini e Giuseppe Signori.
Ancora una volta a far parlare del Belpaese sono gli scandali. Un lungo elenco che fotografa in modo crudo e spietato il livello di inquinamento del nostro calcio, la sua decadenza etica e morale. Cicatrici profonde di uno sport che ha sempre meno credibilità. Travolto da interessi economici, corrotto dal dio denaro e governato da presidenti che guardano solo ai bilanci, ai diritti televisivi e al potere. Tutto nel nome di un’industria che sembra sempre meno un gioco ma che, nonostante tutto, continua ad appassionare milioni di spettatori. Tifosi che ancora credono che a spingere in gol quel pallone di cuoio siano sacrificio e sudore. Con la voglia di assaporare quella componente romantica che il calcio, in fondo, possiede. Ma forse è solo un’illusione.
Da lavialibera n° 3 maggio/giugno 202
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