
Guerra in Congo, l'interesse del Ruanda per il coltan e gli accordi con l'Ue

16 aprile 2020
Nel 2019 la narcoguerra che da 14 anni dilania il Messico ha colpito uomini, donne e bambini al ritmo di 95 ammazzati al giorno. Il Paese è tra gli esempi più drammatici di democrazia “catturata” dalla criminalità organizzata, luogo dove le droghe contaminano non solo i corpi ma anche le istituzioni, la politica, l’economia, la società e perfino i rapporti interpersonali, lasciando campo aperto alle mafie. Come Paese-cerniera tra nord e sud dell’America e del mondo, il Messico ha storicamente espresso una forte delinquenza organizzata, specializzata in genere nel contrabbando di mercanzia illecita lungo i 3.200 chilometri di frontiera con il “vicino yankee”. Business che nel tempo si è orientato verso l’export di droghe.
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Politica all'attacco della magistratura. Il governo italiano, come quello di altri paesi occidentali, mostra insofferenza verso alcuni limiti imposti dallo stato di diritto delegittimando giudici e poteri di controllo