22 gennaio 2021
“Mi hanno denunciata. Mi imputano la violazione degli articoli 650 e 703 del codice penale. Rischio fino a tre mesi di carcere”. A parlare è Carlotta Muston, 30 anni, di Milano. Da novembre 2019 attivista del movimento ambientalista di disobbedienza civile nonviolenta Extinction rebellion (Xr). Lo scorso 18 settembre si trovava a Torino per chiedere ai media italiani di mettere la crisi climatica ed ecologica al centro dei propri piani editoriali. Assieme ad altre sette persone si è arrampicata e incatenata a una delle colonne all’ingresso di Palazzo reale per accendere un fumogeno. A inizio ottobre, poi, è stata tra gli organizzatori della settimana di ribellione a Roma, quando un centinaio di attiviste e attivisti hanno incatenato la sede dell’Eni bloccandone l’ingresso per due giorni.
Dopo le due azioni “hanno cominciato ad arrivare decine di multe per mancato rispetto del distanziamento sociale – spiega Alessia Ricci, membro dell’ufficio stampa e del gruppo legale di Xr –. Oggi siamo a 41 sanzioni da 400 euro l’una per un totale di 16.400 euro. Su Torino, invece, ci sono sei denunce penali, ognuna delle quali comporta un’esposizione economica ben superiore alla sanzione amministrativa”. “I timori di Carlotta potrebbero sembrare eccessivi rispetto alla natura della repressione – spiega a lavialibera Arturo Salerni, avvocato di Xr –, ma quello che sta succedendo costringe gli attivisti a stare dentro il circuito penale e questo ha delle ripercussioni nella loro quotidianità. Basti pensare alla possibilità di partecipare a concorsi pubblici".
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L’articolo 650 del codice penale si riferisce all’”inosservanza di provvedimenti dell’autorità” per non essere scesi dalle colonne quando ordinato, mentre il 703 – “accensioni ed esplosioni pericolose” – riguarda l’aver acceso dei fumogeni in cima alle colonne. Il primo è estinguibile a fronte del pagamento di una somma di denaro (in gergo oblazione), il secondo potrebbe non esserlo qualora venisse riconosciuta l’aggravante del concorso di più persone.
Salerni, che segue il gruppo da quasi due anni, è convinto che una soluzione si troverà, “ma nel frattempo queste ragazze e ragazzi sono costretti a fare i conti con l’apparato repressivo dello Stato: servono avvocati, bisogna recarsi davanti al giudice, chiedere l’oblazione”. C’è un uso strumentale dell’apparato penale nei confronti degli attivisti? “Sicuramente non siamo ai livelli della repressione nei confronti del movimento noTav, ma l’utilizzo del penale è di certo un atteggiamento anche politico di contrapposizione. Nonostante parliamo di un movimento nonviolento, il timore è che possa prendere piede: di certo le autorità pubbliche preferiscono la tranquillità e la serenità alla disobbedienza civile organizzata e diffusa”.
“Lentamente in Italia ci avviciniamo alla disobbedienza civile e questo non fa certo piacere alle istituzioni – commenta Carlotta –. Non è un caso che le denunce siano arrivate alla prima azione che non è stata una semplice performance artistica". In Italia – dice – quando le proteste toccano interessi economici importanti, le risposte non tardano ad arrivare.
Da avvocato ad attivista di Extinction rebellion: "Ecco perché ho scelto di infrangere la legge"
“Durante il presidio – si legge nel comunicato con cui Xr ha lanciato la campagna di crowdfunding per raccogliere 20mila euro per le sanzioni e le spese legali – la polizia ha in varie occasioni chiesto i documenti ad alcune delle persone presenti senza però mai contestare l’assenza di distanziamento”. Il movimento specifica di aver dato fin dal primo lockdown “indicazioni precise sul fatto di rispettare alla lettera tutte le norme”, anche attraverso "un apposito servizio d’ordine nelle manifestazioni”.
Il sospetto delle attiviste e degli attivisti è che tanto a Torino quanto a Roma “si siano voluti utilizzare reati pretestuosi e il distanziamento sociale come scusa per reprimere un movimento giovane e ribelle”. “Non posso dire se ci sia stato un utilizzo pretestuoso delle norme anti-covid – risponde Salerni –, ma sicuramente la pandemia ha portato un aggravio dei procedimenti creando occasioni per mettere in difficoltà i manifestanti. Riteniamo che ci sia stato un eccesso e andremo fino in Cassazione per dimostrarlo”.
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"Ero preparata, ma dopo la denuncia mi sento schiacciata, a volte mi sembra di soffocare. L’idea di essere in debito con la società per essermi occupata di essa mi crea un disagio intimo profondo" Carlotta - attivsta di Xr
Quando chiediamo a Carlotta se fosse consapevole delle possibili sanzioni e denunce risponde prontamente di sì. “Ero preparata psicologicamente – racconta –, ma sono comunque turbata. Mi fa impressione che lo Stato italiano decida di punire chi sta cercando di portare l’attenzione su un problema reale e di tutti. Da quando ho ricevuto la denuncia mi sento schiacciata, a volte mi sembra di soffocare. L’idea che potrei essere accusata di essere in debito con la società proprio mentre cercavo di occuparmi di essa mi crea un disagio intimo profondo”.
Perché hai deciso di incatenarti? “Perché non so più cosa fare. Da anni movimenti e persone si battono per cambiare il sistema produttivo, eppure non cambia nulla. Ho deciso che è importante usare tutto quello che ho, e l’ultima cosa che mi è rimasta è il mio corpo. Mi sono incatenata nella speranza che, vedendoci disposte a fare sempre un pezzettino in più, altre persone si sentano ispirate e rassicurate e si uniscano al movimento. La crisi ecologica mi sembra la cosa più spaventosa. Quindi la domanda per me è piuttosto: perché non farlo?".
Il femminile usato nel titolo, per rappresentare la totalità di cittadini e cittadine, nasce dalla scelta de lavialibera di non ricorrere meccanicamente al cosiddetto maschile generico e di tenere conto, senza rigidità, delle potenzialità politiche e sociali di un linguaggio maggiormente inclusivo
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