Aggiornato il giorno 16 novembre 2021
Da anni la politica non riesce a trovare un accordo per dare la cittadinanza, e quindi più diritti, a centinaia di migliaia di figli e figlie di migranti nati o cresciuti in Italia. A molte centinaia di altre persone bastano invece un lontano antenato italiano e circa cinquemila euro per ottenere una carta d’identità capace di aprire le porte dell’Europa e agevolare l’ingresso negli Stati Uniti. È la possibilità offerta da alcune agenzie che aiutano sudamericani con lontani antenati italiani a ottenere la cittadinanza in pochi giorni, talvolta corrompendo qualche dipendente pubblico per poche centinaia di euro.
A Crescentino, ottomila anime in provincia di Vercelli, in poco tempo l’ufficio anagrafe ha rilasciato la cittadinanza a 150 persone nate e cresciute in Brasile
La mattina di domenica 5 aprile la pandemia di Covid-19 è cominciata da poco. A Crescentino (Vercelli), zona di riso e nebbia, il sindaco Vittorio Ferrero si organizza per distribuire mascherine agli ottomila abitanti. Sfogliando gli elenchi dei residenti in via Fermi, Ferrero si accorge che alcuni cittadini brasiliani – sei nuclei familiari per l’esattezza – abitano allo stesso indirizzo, una casetta bifamiliare a due piani. Il volontario incaricato della consegna, al rientro, racconta di non aver trovato nessuno di loro e che, anzi, a quell’indirizzo abita uno dei due dipendenti dell’anagrafe con la sua famiglia e i suoi genitori. "Come potevano esserci altri sei nuclei?", si chiede il sindaco. A fine giornata altre mascherine destinate ai brasiliani tornano in municipio perché ai loro indirizzi non c’è nessuno.
"C’era qualcosa di strano", prosegue Ferrero. Contatta l’Ufficio immigrazione della questura, ma non fa in tempo a spiegare l’accaduto che si trova convocato dal dirigente della Squadra mobile, Gianluca Tuccillo. Da alcuni mesi ha cominciato un’inchiesta partendo da un dato statistico: a Crescentino, in poco tempo, l’ufficio anagrafe ha rilasciato la cittadinanza a quasi 150 persone nate e cresciute fino ad allora in Brasile. Da quell’incontro passano sei mesi e all’alba del 14 ottobre Tuccillo telefona al sindaco perché vada in municipio: "C’erano sei auto della polizia. Avrebbero dovuto perquisire gli uffici", ricorda il primo cittadino. Nel frattempo gli agenti hanno posto agli arresti domiciliari i due dipendenti dell’ufficio anagrafe e due italo-brasiliani, madre e figlio, titolari di un’agenzia di pratiche con sede a Verona, ritenuti i promotori di un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso in atto pubblico. Nei loro confronti il sostituto procuratore di Vercelli, Davide Pretti, ha ottenuto il processo immediato.
"L’agenzia si faceva pubblicità sui social, Facebook e Instagram", spiega Tuccillo. Il nome è Arena Cidadania Italiana: "Siamo un’impresa specializzata nella preparazione di tutta la documentazione per il processo di riconoscimento della cittadinanza italiana in Brasile e in Italia", si presentano. I loro post hanno messaggi chiari: "Il passaporto italiano è nella lista dei migliori al mondo", "La sanità pubblica in Italia è eccellente e gratuita" oppure "Salta la fila al consolato".
L’agenzia conosce le opportunità della legge ("Non esistono limiti di generazione per ottenere la cittadinanza italiana"), ma anche gli ostacoli: cosa fare in caso di controlli della polizia municipale, che deve verificare l’effettiva residenza? Basta una telefonata per la risposta. La loro soluzione sfrutta una circolare del ministero dell’Interno, la K28 del 1991, e la legge 91/1992: in base allo ius sanguinis è sufficiente avere un antenato italiano, senza dimostrare la conoscenza della lingua italiana, e stabilire la propria residenza – anche per brevi periodi – in Italia, non necessariamente nel luogo di origine della famiglia. "Il limbo è nella residenza, non c’è un vincolo di tempo", dice il sindaco Ferrero. "Lo ius sanguinis fu adottato per mantenere i legami con i migranti italiani all’estero", spiega Paolo Bonetti, professore associato di diritto costituzionale all’università Milano-Bicocca e consigliere dell’Associazione di studi giuridici sull’immigrazione (Asgi).
Ius culturae, la terza via per la cittadinanza
Con Arena Cidadania Italiana ogni pratica costa circa quattromila euro per la ricerca dei documenti e il disbrigo delle faccende negli uffici pubblici. Da Verona madre e figlio avevano puntato sul municipio di Crescentino: "È più defilato, gli affitti sono bassi e c’era un rapporto diretto coi pubblici ufficiali", continua il dirigente della Squadra mobile. "Nell’ufficio anagrafe – racconta il sindaco tirando fuori un foglio da una cartelletta – era affisso un avviso in portoghese, non in altre lingue", sebbene gli stranieri residenti a Crescentino siano soprattutto rumeni, albanesi, marocchini, nigeriani: "O que é necessário para o pagamento de passaporte?", si legge.
Uno dei dipendenti intascava in nero circa 700 euro al mese perché affittava case di sua proprietà ai brasiliani tramite l’agenzia. Per i loro servizi, rapidi e straordinari, i due dipendenti pubblici ricevevano dei premi (da cui il nome dell’inchiesta: Praemium) e regali, bustarelle da 500 euro e più. Secondo gli investigatori, i due erano a libro paga dell’agenzia. "Io e te facciamo business", diceva il pubblico ufficiale alla controparte dell’agenzia in una conversazione intercettata. E i clienti? 74 dei circa 150 brasiliani che hanno ottenuto la cittadinanza sono stati denunciati per concorso in falso ideologico in atto pubblico. Che fine hanno fatto? "Molti di loro, una volta ottenuto il documento, si sono trasferiti nel Regno unito, in Irlanda, Olanda o Germania. Una famiglia è andata a vivere negli Usa", spiega Tuccillo.
Migrazioni: cosa cambia e dovrà cambiare nelle leggi
I paesini di provincia sembrano essere i preferiti da queste agenzie. Un’inchiesta analoga è stata fatta anche dalla procura di Verbania per il caso di 800 brasiliani che avrebbero ottenuto nello stesso modo fraudolento la cittadinanza da alcuni Comuni della provincia Verbania-Cusio-Ossola e di Novara. Tra gli indagati c’è anche un parroco del Padovano, don Emanuele, accusato di corruzione perché secondo il sostituto procuratore Sveva De Liguoro avrebbe accettato denaro per falsificare il certificato di battesimo dell’avo di uno dei brasiliani. "Nessun falso – dichiara a lavialibera il parroco –, è stato un errore di trascrizione fatto in buona fede. Ho cercato i registri del 1870, nei certificati di morte, di matrimonio, di battesimo. Sono scritti con inchiostri scarsi e grafie poco chiare oggi". E i soldi che, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto? "È il rimborso spese richiesto dalle diocesi per le ricerche negli archivi storici".
Moltissimi italiani erano partiti dal Veneto per migrare all’estero, ragione per cui "tutte le parrocchie della nostra diocesi e del Veneto sono oberate da richieste di certificati. Ci sono avvocati e agenzie che si occupano di questo per mestiere". Quello dei documenti antichi è un ambito scivoloso, spiega il professore Bonetti: "Ci sono archivi cartacei antichi nei Comuni e nelle parrocchie, le ricerche sono difficilissime, ci vuole qualcuno che vada per conto del richiedente e ottenga atti, autentiche, traduzioni".
Anche a Catania agiva un’agenzia, la Religare: "Il promotore era un italo-brasiliano – spiega Cristina Fatuzzo, dirigente della sezione Criminalità straniera della Squadra mobile di Catania –. Offriva un pacchetto tutto incluso, da cui il nome dell’inchiesta Tudo incluido, e comprendeva pratiche, soggiorno, pasti nei ristoranti e giri turistici". Un ex poliziotto faceva da accompagnatore, un agente della municipale attestava la residenza, ma erano coinvolti anche un’impiegata dell’Ufficio stranieri del Comune, una collega dell’Ufficio cittadinanze e un addetto all’Archivio dello stato civile. "A tutti conveniva fare più pratiche, per avere più guadagni".
"La maggior parte dei richiedenti appartiene alla classe medio-alta, quella con un reddito familiare di 60 o 70mila euro. Non scappano da fame e miseria"
Nell’arco dell’indagine, cominciata nell’aprile 2019 e culminata negli arresti del 30 ottobre, una cinquantina di persone hanno ottenuto la cittadinanza per un giro d'affari stimato in 265mila euro. "Prima dell’operazione abbiamo interrogato sei brasiliani arrivati a Catania per la cittadinanza – dice Fatuzzo – e abbiamo chiesto perché la volessero. Erano tutte persone facoltose, alcuni di loro imprenditori in cerca di un passaporto per fare investimenti nell’Ue o negli Usa". "La maggior parte dei richiedenti appartengono alla classe medio-alta, quella con un reddito familiare di 60 o 70mila euro. Non scappano da fame e miseria", racconta sotto garanzia di anonimato il funzionario di un consolato italiano in Sudamerica che conosce le procedure e i suoi vizi.
"I Comuni amici sono ormai parecchi e l'Ambasciata in Brasilia mantiene il controllo. A Curno (Bergamo) i brasiliani abitavano tutti in via Milano 9: il richiedente affitta il locale, presenta i documenti e poi torna in Brasile, paga l'affitto un anno intero e infine si ripresenta al Comune per ricevere la cittadinanza". Idem a Pavia, dove tutti finiscono allo stesso indirizzo "nonostante le informative a questura e procura", mentre a Imperia "vi sono appartamenti dove vivono anche dieci persone senza nessun legame di parentela". "È bene specificare – aggiunge il funzionario diplomatico – che nessuno di questi richiedenti si muove da solo. C'è sempre un intermediario".
Cittadinanza, così la politica affonda la riforma da più di dieci anni
"Il 57 per cento dei brasiliani espatria dopo un anno dall’ottenimento della cittadinanza" Fondazione Migrantes, rapporto Italiani nel mondo 2020
Secondo l’Istat, nel 2019 10.762 brasiliani hanno ottenuto la cittadinanza italiana, al terzo posto dopo albanesi (26.033) e marocchini (15.812), un trend in linea con gli anni precedenti. Secondo il rapporto Cittadini non comunitari in Italia del 2019 "nel 67,6 per cento dei casi (dei brasiliani, ndr) si è trattato di acquisizioni avvenute per ius sanguinis". Secondo il rapporto Italiani nel mondo 2020 della Fondazione Migrantes, "il 57 per cento dei brasiliani espatria dopo un anno dall’ottenimento della cittadinanza".
"La trasmissione illimitata della cittadinanza per discendenza [...] potrebbe svalutare la cittadinanza italiana a mera cittadinanza di comodo, magari per entrare senza limiti non soltanto in Italia, ma anche in altri Stati Ue", sosteneva il 18 dicembre 2019 il professore Bonetti di fronte alla commissione Affari costituzionali della Camera, durante le discussioni sulla riforma della legge sulla cittadinanza. Il giurista sottolinea un paradosso: quello per cui il discendente di un migrante italiano ha "più diritti politici di chi è nato in Italia, parla italiano e vive abitualmente e regolarmente in Italia".
"Il discendente di un migrante italiano ha più diritti politici di chi è nato in Italia, parla italiano e vive abitualmente e regolarmente in Italia" Paolo Bonetti - professore associato di diritto costituzionale all’università Milano-Bicocca
Difende lo ius sanguinis, ma non le storture, Fabio Porta, per due legislature deputato Pd eletto in Sud America, da quasi vent’anni residente in Brasile e conoscitore delle comunità italiane locali: "C’è la più grande comunità italiana al mondo con quasi 30 milioni di italo-discendenti su 210 milioni di abitanti. Questo non vuol dire che tutti abbiano diritto alla cittadinanza italiana". Molti fanno richiesta "soprattutto per ragioni affettive-culturali e solo una minoranza per le facilitazioni". La rete consolare italiana in Brasile, composta da sei consolati (in Svizzera sono cinque), fatica a rispondere alla richieste: "Le domande hanno mandato in tilt gli uffici. A San Paolo si poteva attendere anche dieci anni per una risposta – conclude –. Molti hanno quindi chiesto la cittadinanza tramite la residenza nei Comuni in Italia. Questo ha favorito anche la creazione di canali illegali".
Crediamo in un giornalismo di servizio ai cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti
Record di presenze negli istituti penali e di provvedimenti di pubblica sicurezza: i dati inediti raccolti da lavialibera mostrano un'impennata nelle misure punitive nei confronti dei minori. "Una retromarcia decisa e spericolata", denuncia Luigi Ciotti
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti