Lady Chevy di John Woods (NN Editore)
Lady Chevy di John Woods (NN Editore)

Nel romanzo dell'Antropocene non si salva nessuno

In Lady Chevy di John Woods, la purezza della natura è oscurata da un retaggio di schiavismo e suprematismo bianco. La protagonista sogna di diventare una veterinaria e allontanarsi da questo buco di miseria e ambiguità morale

Fabrizio Piazza

Fabrizio PiazzaLibreria Modusvivendi Palermo

3 maggio 2021

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"Mi immagino questo posto come un ammasso di rovine bruciate, in un tempo non troppo lontano. La ruggine che imbratta i soffitti. L’intonaco che si stacca come pelle secca. Le aule deserte immerse nell’oscurità, e i corridoi neri in cui brillano armadietti liquefatti. Il fuoco ha consumato le pareti. Il fumo sale a spirali dalle crepe del pavimento. Il terreno sotto di noi non è instabile. Semplicemente non esiste"

Questo non è un libro come gli altri. Lady Chevy, romanzo di John Woods (NN Editore), apparentemente è un thriller, o meglio un noir, che non rassicura chi legge perché tocca i nervi scoperti di un’America (di un mondo?) che sta implodendo, che crolla sotto i colpi che noi stessi stiamo assestando da tempo, affetti come siamo da quella "grande cecità" denunciata magistralmente dallo scrittore indiano Amitav Ghosh. Si tratta quindi di un libro che può a buon diritto iscriversi nella categoria di romanzo dell’Antropocene, la nuova era geologica che stiamo attraversando e dal finale tutt’altro che scontato.

Ci troviamo in Ohio, nella cittadina di Barnesville, dove la purezza della natura è oscurata da un retaggio di schiavismo e suprematismo bianco, con gente orgogliosa di appartenere al Ku Klux Klan e di conservare in bunker a prova di cataclisma una copia del Mein Kampf come bibbia profana. Una comunità salda grazie a valori condivisi di omogeneità etnica, frutto di una conquista che spazzò via dagli Appalachi i nativi Shawnee. Gli abitanti, annebbiati da un sogno di arricchimento e riscatto sociale, hanno ceduto i diritti della terra a una ditta di estrazione mineraria, il cosiddetto fracking, che rende l’aria irrespirabile e l’acqua per uso domestico malsana e puzzolente. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: emissioni di radon che velano di foschia le colline intorno alla città, malattie e malformazioni, un disagio strisciante che cova sotto la cenere, pronto a esplodere in rabbia e violenza.

Qui vive la famiglia di Amy Wirkner, una ragazza che sogna di diventare una veterinaria e allontanarsi da questo buco di miseria e ambiguità morale. Ma il percorso di salvezza non è agevole, a cominciare dal nomignolo con cui viene chiamata dai compagni di scuola, Lady Chevy, "perché ho un didietro ingombrante come una Chevrolet". Qui non si salva nessuno, è questa la forza del romanzo, la sua massa lavica che ci tiene avvinti alle pagine che scorrono verso un finale limaccioso come il destino di questo angolo di America. Ogni personaggio ha in sé la tensione verso il bene ma anche forze oscure che lo trascinano nell’abisso. Non ci sono buoni e cattivi in assoluto. Lo scrittore non giudica e non sceglie. Siamo noi stessi nel guado. Ciascuno deve costruirsi da sé la propria redenzione, oppure soccombere al buio. 


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