Pnrr è la sigla che identifica il Piano nazionale di ripresa e resilienza, cioè il pacchetto di investimenti e riforme varato nel 2021 dal governo italiano come risposta alla crisi innescata dalla pandemia di Covid-19. Il Piano, che vale 191 miliardi di euro ed è articolato in 6 missioni, serve a dare attuazione al programma Next Generation EU, con cui l’Unione Europea ha messo in campo oltre 800 miliardi di euro per favorire la ripresa economica continentale, scegliendo di puntare in maniera deciso su green e digitale. Gli interventi previsti dal Pnrr devono essere sviluppati nell’arco di 6 anni e quindi entro il 2026. Grande opportunità o ennesima occasione mancata? Sulla carta, il Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbe rientrare nella prima opzione, ma il rischio che si cada nella seconda è concreto, soprattutto se non saranno attuati i dovuti controlli. D’altra parte, la corposa “torta” a disposizione ha acceso molti interessi e la sopravvenuta guerra in Ucraina, con la crisi energetica che ne consegue, ha spinto qualcuno a rimettere in discussione le scelte fatte, soprattutto in materia di transizione ecologica.
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Per rimettere in gioco un futuro che sembra già scritto
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