Frodi comunitarie
Le frodi comunitarie sono tutte quelle truffe che ledono gli interessi finanziari dell’Unione europea: fondi pubblici destinati a opere o settori dell’economia in difficoltà, denaro che parte da Bruxelles con un obiettivo ma, arrivato al destinatario, non viene utilizzato per gli scopi previsti. Tra i casi più comuni, ci sono le frodi comunitarie in agricoltura, ma anche altri settori non sono indenni, vista l’abbondanza di fondi Ue che vengono elargiti annualmente e che circolano nelle economie nazionali. Tali attività fraudolente, in cui talvolta è coinvolta la criminalità organizzata, sono stigmatizzate in modo molto netto a livello continentale, e il corretto utilizzo dei fondi europei è uno degli impegni fondamentali che gli stati membri dell’Unione devono assumere. Da esso, infatti, discendono le possibilità di un concreto e solido sviluppo economico. Ogni singolo Stato membro deve impegnarsi nella repressione delle frodi comunitarie (per il cosiddetto principio di assimilazione) A tal fine, in Italia è stato istituito, all’interno della Guardia di Finanza, un apposito Nucleo per la repressione delle frodi nei confronti dell’Ue.
Inoltre, con decreto legislativo 75/2020 (integrato dal decreto legislativo 156/2022) è stata recepita la Direttiva Pif - Protezione interessi finanziari del 2017, con cui l’Unione Europea ha indicato le fattispecie di reato che è necessario introdurre negli ordinamenti nazionali (con adeguate sanzioni) per tutelare gli interessi comunitari dalle frodi.