1 maggio 2024
Un affare milionario e per lo più sommerso, che sta producendo danni enormi alle montagne e ai pascoli tradizionali. Con terreni abbandonati all’incuria, animali sfruttati e maltrattati, violenze e danneggiamenti a scapito delle realtà agropastorali più piccole, e decine di milioni di euro sottratti ai fondi destinati a sostenere agricoltori e pastori onesti.
La cosiddetta mafia dei pascoli, versione nostrana di un tipo di truffa diffusa anche in altri Stati europei (come racconta Giannandrea Mencini), vede grandi imprese, gruppi criminali e colletti bianchi approfittare dei meccanismi della Politica agricola comune (Pac) per intascare contributi non dovuti. Stando agli ultimi dati dell’Ufficio europeo antifrode (Olaf), nel 2022 il valore delle truffe alla Pac da parte dei 27 membri dell’Unione è stato superiore a 200 milioni di euro. L’Italia, con 307 segnalazioni, si è posizionata al terzo posto per danno alle casse pubbliche, dopo Polonia e Romania, con oltre 26 milioni di euro sottratti con modalità irregolari e fraudolente. Cifra peraltro in crescita rispetto al 2021, che copre quasi il 60 per cento delle truffe totali dell’Italia a carico dei fondi europei.
Secondo l’attuale funzionamento della Pac ciò che conta per ottenere i fondi è possedere titoli e terreni. Non importa se, quanto e come si produce. Per questa ragione chi ha risorse e cinismo a sufficienza per comprare suoli che non userà, sottraendoli con violenza ai piccoli proprietari o corrompendo gli amministratori locali per aggiudicarsi campi e boschi di proprietà pubblica, trova gioco facile ad accaparrarsi fette sempre più grandi dell’affare. Lo dimostrano tutte le più recenti inchieste della magistratura, il libro di Mencini, Pascoli di carta, del 2021, e la coraggiosa ricerca condotta dalla professoressa Lina Calandra in Abruzzo (intervistata da Natalie Sclippa e Tino Colacillo), che con il suo team ha rivelato nel 2019, prima e meglio di altri, il complesso intreccio di interessi che sta depredando la regione di alcuni dei suoi beni più preziosi: la montagna e la pastorizia tradizionale.
Non solo. Andando in Lombardia e Veneto si scopre che acquistare terreni e creare “pascoli fantasma” è una pratica diffusa anche tra i grandi allevatori intensivi (come spiega l’inchiesta di Elisa Cozzarini e Francesco Donnici), che devono sottostare ad alcuni limiti per lo spargimento delle deiezioni animali per evitare concentrazioni troppo elevate di nitrato nel terreno. Anche loro acquistano alpeggi e pascoli che poi lasciano abbandonati, per spargere quantità di letame fuori norma che avvelena la pianura.
"Si è scatenata la corsa all’affitto dei pascoli da parte di gente che non ha alcun interesse e noi che invece ci campiamo col pascolo, non sappiamo dove portare le greggi", ha raccontato un pastore a Calandra. Non è il solo, la sua è la voce di tanti. La Pac, introdotta nel 1962 con l’idea di aiutare contadini e pastori, e che Strasburgo si appresta nuovamente a modificare in direzione meno green proprio mentre andiamo in stampa, ha tradito il suo spirito iniziale. Le truffe testimoniano che questa politica comunitaria ha finito per assecondare il metodo intensivo, i grandi proprietari e i predoni. Se non si corre ai ripari, agli altri non resterà che un bivio: adeguarsi o sparire.
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