Un pastore conduce il gregge ad Anversa degli Abruzzi. Foto di Marco Panzarella
Un pastore conduce il gregge ad Anversa degli Abruzzi. Foto di Marco Panzarella

Luigi Ciotti: "I pascoli sono patrimonio da proteggere"

Per ottenere profitto le mafie calpestano il diritto e la ragione, ma le truffe ad alta quota coinvolgono anche altri attori che si muovono con la stessa spregiudicatezza dei mafiosi

Luigi Ciotti

Luigi CiottiDirettore editoriale lavialibera

1 maggio 2024

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Le truffe sui pascoli sono una ferita doppia alla legalità. Ma allo stesso tempo aprono una breccia in quel sistema di malaffare ramificato che va ben oltre le mafie tradizionali, avendo appreso e assunto da queste ultime scopi e metodi ben precisi. Parlo di doppia ferita perché penso alle vittime dei reati di questo tipo. Da un lato le istituzioni nazionali ed europee, le cui risorse vengono dirottate da un fine importante, ossia valorizzare le terre montane, a uno illegittimo, vale a dire lucrare sui finanziamenti pubblici destinati a proteggerle.

Cos'è la mafia dei pascoli?

Dall’altra l’ambiente fragile e prezioso della montagna, a cui sono legato per nascita da un amore profondo. In entrambi i casi, le vittime alla fine siamo tutti noi, cittadine e cittadini italiani. Raggirati, derubati, impoveriti di qualcosa che ci appartiene. Minacciati dai danni ambientali effetto di queste truffe non meno che dai loro danni economici. Eppure chi compie reati del genere si muove spesso sul filo della legalità. Approfitta dei meccanismi inceppati della burocrazia, piega a proprio vantaggio le regole, anziché violarle in maniera plateale.

Le vittime alla fine siamo tutti noi, cittadine e cittadini italiani. Raggirati, derubati, impoveriti di qualcosa che ci appartiene

Forzature, maneggi, mimetismi, scuse sempre pronte per mascherare da legittima prassi aziendale ciò che invece è un chiaro tentativo di frode. Ecco perché dico che questi illeciti sono “spia” della mafiosità diffusa e vanno colti come segnali di allarme. Dei campanelli che ci mostrano le ambiguità di un sistema di norme nato per tutelare l’agricoltura e i suoi attori, ma che si mostra permeabile a chi dell’agricoltura e dell’allevamento tradisce lo spirito più profondo: quello dell’alleanza tra uomo e natura, tra generazioni presenti e future.

Un danno alle nuove generazioni

Sono nato a Pieve di Cadore, alle pendici delle Dolomiti bellunesi. E sebbene mi sia trasferito ancora bambino a Torino, ho mantenuto un legame forte, viscerale, con quelle terre e quella popolazione. I montanari sono persone spesso “asciutte”, di pochi convenevoli e poche parole. Ma la loro è un’amicizia onesta: con la gente e con il territorio.

Sui monti dell'Aquila pascola la mafia garganica

I pascoli e le terre avare di alta quota hanno sostentato per secoli gli abitanti della montagna, in un rituale sempre uguale di salita e discesa, ricambio di alcune robuste colture, faticosa manutenzione dei sentieri e delle infrastrutture agricole, rapporto non soltanto funzionale, ma anche affettivo, con le bestie. La terra era ricchezza, ma una ricchezza grama. Una ricchezza “povera”, che dava di che sopravvivere chiedendo in cambio tanta, tanta fatica.

Il turismo e altre forme di economia non rurale hanno per fortuna portato maggiore benessere. Ma non possiamo accettare che a questo arricchimento materiale corrisponda un impoverimento etico! Un deterioramento dei territori e dei rapporti umani. Le truffe sui pascoli, come altre forme di malaffare in ambito agricolo, condannano le terre all’incuria.

Non possiamo accettare che a questo arricchimento materiale corrisponda un impoverimento etico! Un deterioramento dei territori e dei rapporti umani

Sono forme speculative spesso associate a fenomeni di inquinamento e di degrado. Compro dei terreni per destinarli fittiziamente a pascolo, e accaparrarmi così gli incentivi economici riservati a quel tipo di attività. Nello stesso tempo, aumentando la mia superficie aziendale, ottengo la possibilità di produrre più liquami inquinanti.

Le frodi dei pascoli ad alta quota

Ma su quei pascoli di fatto non ci porto nessun bestiame, né mi occupo della normale manutenzione. Mentre le stalle nella pianura inquinano ancora più del dovuto. Il danno si riversa così, simile a una frana o a una valanga, dalle cime alle valli. Ed è un danno duraturo, che ci colpisce tutti oggi ma ancor più peserà sulle prossime generazioni.

Le mafie non si fanno scrupoli: per il profitto sono abituate a calpestare il diritto e la ragione. Quel che amareggia, è che anche attori economici non mafiosi si muovano con la stessa spregiudicatezza. Da questo baratro di illegalità dobbiamo risalire in fretta! Serve una risalita dell’attenzione: da parte non soltanto della magistratura e delle forze di polizia, ma delle amministrazioni e di tutti gli enti deputati alla protezione dell’ambiente: associazioni, parchi, consorzi turistici devono allearsi e vigilare contro ogni manovra speculativa.

Serve maggiore attenzione da parte della magistratura e delle forze di polizia, ma anche delle amministrazioni e degli enti

Serve una risalita etica, un desiderio da parte di ognuno di preservare quel patrimonio inestimabile che sono le terre incontaminate della montagna. Qualcuno le chiama oggi "terre alte": dove l’altezza non è soltanto un parametro misurabile, una dimensione geografica, ma anche segno di una verticalità spirituale. Montagna come ideale trampolino verso il cielo, la purezza, la giustizia. Non certo terra di conquista per chi, queste aspirazioni, le calpesta ogni giorno.

Da lavialibera n° 26

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