Mafia dei pascoli
L’espressione mafia dei pascoli o mafia dei boschi è da qualche tempo entrata nell’uso comune per indicare un insieme di fenomeni criminali, cresciuti negli ultimi anni in associazione all’aumento dei fondi europei stanziati per il settore agricolo. Per capire cos’è la mafia dei pascoli, non bisogna pensare a una specifica organizzazione criminale, quanto piuttosto al comportamento illecito di alcuni gruppi criminali quando si dedicano a uno specifico settore economico: una frode a danno dell’Unione europea per ottenere le risorse economiche destinate alla valorizzazione di pascoli, terreni agricoli e boschi lasciati incolti.
Sotto il profilo operativo, la mafia dei pascoli o dei boschi agisce soprattutto in due modi:
acquisendo illegalmente, con vessazioni e minacce ai legittimi proprietari, gli appezzamenti di terra privati, su cui poi chiede i fondi europei;
ottenendo a prezzi irrisori concessioni per sfruttamento di terreni pubblici.
In entrambe i casi, i margini di lucro sono elevatissimi. Non a caso l’affare, nel tempo, ha fatto gola a nomi illustri della criminalità organizzata, come quello di Gaetano Riina, fratello di Totò.
Uno dei casi simbolo della mafia dei pascoli è senza dubbio la vicenda criminale e processuale che ha riguardato il Parco dei Nebrodi, in Sicilia, dove questo circuito criminale è stato spezzato grazie soprattutto all’opposizione di Giuseppe Antoci, presidente del Parco, e Fabio Venezia, Sindaco di Troina. Il maxiprocesso Nebrodi, che ha portato a numerosi arresti, si è chiuso in primo grado con circa 90 condanne, per un totale di oltre 600 anni di carcere.
Il fenomeno delle frodi legate a pascoli, colture e foreste, però, non è esclusivo del Sud Italia ed è diffuso in tutta Italia.