11 luglio 2024
C'è anche lavialibera nell'ultimo rapporto nazionale Ecomafia 2024, stilato da Legambiente e giunto quest'anno alla trentesima edizione. Nel capitolo dedicato alle filiere illegali dell'agroalimentare, il rapporto pubblica la versione integrale dell'articolo d'apertura dell'inchiesta sulle truffe nei pascoli, realizzata dal nostro giornale in collaborazione con la Nuova Ecologia.
Mafia dei pascoli. Come pecore in mezzo ai lupi
Un lavoro editoriale condiviso, con la redazione de lavialibera che, lo scorso maggio, si è recata in Abruzzo per incontrare istituzioni, allevatori e pastori, al fine di raccogliere più informazioni sulla cosiddetta mafia nei pascoli, un fenomeno di frodi commesse sui fondi comunitari destinati all'agricoltura, che coinvolge più regioni italiane e gli altri paesi europei. Un sistema complesso che sfrutta le falle della Politica agricola comune (Pac) e permette a imprenditori senza scrupoli e gruppi criminali di lucrare alle spalle degli onesti allevatori.
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Le truffe nei pascoli rappresentano soltanto uno dei fenomeni illegali pubblicati nel rapporto, che presenta numeri preoccupanti: nel 2023, infatti, i reati ambientali sono aumentati del 15,6%, con 35.487 illeciti penali e una media che sale a 97,2 reati al giorno, 4 ogni ora, Un business che frutta agli ecomafiosi un fatturato vicino ai 9 miliardi di euro.
Nel 2023 i reati ambientali sono aumentati del 15,6%, con 35.487 illeciti penali: 97,2 al giorno, 4 ogni ora
Le ecomafie sono ovunque, ma è il Mezzogiorno la zona più colpita, in particolare Campania (4.952 reati, pari al 14% del totale nazionale), Sicilia (3.922 reati, +35% rispetto al 2022), Puglia (3.643 illeciti penali, +19,2%) e Calabria (2.912 reati, +31,4%). Tra le regioni del Nord, la Lombardia è sempre prima, mentre la Toscana sale dal settimo al quinto posto, seguita dal Lazio, con la Sardegna che passa dal quindicesimo al settimo posto. Napoli guadagna il triste primato nella speciale classifica delle provincie più ecomafiose, seguita da Avellino, Bari e Roma.
10 anni senza il detective della Terra dei fuochi
Il numero maggiore di reati coinvolge il ciclo illegale del cemento (oltre 13mila, +6,5% rispetto a un anno fa); a seguire i reati nel ciclo dei rifiuti (9.309, +66,1%) e quelli contro gli animali, dal bracconaggio alla pesca illegale, dai traffici di specie protette a quelli di animali da affezione fino agli allevamenti. In aumento anche l’aggressione al patrimonio culturale e gli illeciti nelle filiere agroalimentari, con fenomeni di caporalato sempre più diffusi.
Il numero maggiore di reati coinvolge il ciclo illegale del cemento, a seguire i reati nel ciclo dei rifiuti e quelli contro gli animali
Insieme al Rapporto, Legambeinte ha stilato 15 proposte da sottoporre al Governo per la lotta alle ecomafie. Di queste, sei sono prioritariae:
"Dal governo Meloni ci aspettiamo un segnale di discontinuità – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente –. Serve approvare quanto prima le riforme necessarie per rafforzare le attività di prevenzione e di controllo. Ne gioverebbero molto la salute delle persone, degli ecosistemi, della biodiversità e quella delle imprese sane che continuano ad essere minacciate dalla concorrenza sleale praticata da ecofurbi, ecocriminali ed ecomafiosi”.
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Per Enrico Fontana, responsabile Osservatorio Ambiente e legalità, “la voce più pesante dell’illegalità legata al ciclo del cemento, come denunciamo ogni anno con forza, e quella dovuta alla miriade di abusi edilizi che viene realizzata nel nostro Paese. Con il decreto “Salva casa” – aggiunge – a cui Legambiente ha presentato una serie di emendamenti, si corre il rischio di alimentare nuovi abusi. Ma deve preoccupare molto anche la crescita dei reati nella gestione dei rifiuti, con pratiche illegali che minacciano l’economia circolare".
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