Una veduta sui tetti di Palermo (David Salamanca/Unsplash)
Una veduta sui tetti di Palermo (David Salamanca/Unsplash)

Palermo, ritorno al passato

Le ultime elezioni hanno visto Cuffaro e Dell'Utri affiancare il candidato vincitore, Lagalla, sostenuto da nove liste, forti nei quartieri popolari dov'è forte il condizionamento del voto. Sembra la "cronaca di una sconfitta annunciata", più amara per l'abbassamento della guardia sullla mafia da parte delle classi dirigenti

Claudio Riolo

Claudio RioloGià docente di scienza politica all'Università di Palermo

13 luglio 2022

Le elezioni comunali a Palermo indicano che le premesse di un ritorno al passato ci sono tutte.  cominciare dal contributo di Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro alla ricomposizione del centro-destra intorno alla candidatura a sindaco di Roberto Lagalla. L’iniziativa dei due noti uomini politici condannati per mafia (il primo per concorso esterno in associazione mafiosa e il secondo per favoreggiamento), che hanno scontato la pena detentiva e continuano ad essere interdetti dal diritto di voto e di eleggibilità, appare forse controversa in punto di diritto ma certamente inaccettabile sul piano dell’opportunità e della responsabilità politica. Tanto più che Cuffaro ha addirittura creato un partito, la Nuova DC, e si è impegnato personalmente nella campagna elettorale.

Elezioni a Palermo: quanto consenso raccoglie ancora la mafia?

Poi, a pochi giorni dal voto, la Procura di Palermo ha arrestato due candidati nelle liste di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, contestando il reato di voto di scambio politico-mafioso. Infine, alla vigilia del voto, l’improvvisa defezione di quasi un terzo dei 600 presidenti di seggio ha creato il caos nella macchina elettorale del Comune, causando forti ritardi nell’apertura di numerosi seggi e impedendo, di fatto, a molti cittadini di votare. Anche su ciò indaga la Procura.

Un occhio ai risultati delle elezioni di Palermo

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