Arcobaleno su Palermo, foto di M. Rabante
Arcobaleno su Palermo, foto di M. Rabante

Elezioni a Palermo: quanto consenso raccoglie ancora la mafia?

A Palermo, Totò Cuffaro e Marcello Dell'Utri, interdetti ai pubblici uffici per precedenti con la mafia, appoggiano il candidato sindaco di centrodestra Roberto Lagalla. Il candidato consigliere Pietro Polizzi (Forza Italia) è arrestato per scambio elettorale politico-mafioso, ma i senza casa continuano ad essere esclusi dal diritto di voto e molti considerano l'illegalità una risorsa per vivere

Umberto Santino

Umberto SantinoFondatore Centro siciliano "Peppino Impastato"

7 giugno 2022

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Forse il fatto più rilevante della campagna elettorale palermitana è il ruolo che hanno avuto Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri nell’assemblare le sparse membra del centrodestra cittadino e scegliere il candidato che lo rappresenti: Roberto Lagalla, ex rettore dell’Università ed ex assessore in un governo regionale presieduto dallo stesso Cuffaro.

Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri sono stati condannati con sentenza definitiva, il primo per aver favorito Cosa nostra e il secondo per concorso esterno. Pena accessoria: l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, per cui non possono né votare né candidarsi. Ma Cuffaro ha rifondato la Democrazia cristiana, l’ha presentata in un’assemblea affollatissima e osannante e ha allestito una lista che sostiene Lagalla. Le reazioni non sono tardate: Maria Falcone, sorella del giudice ucciso, e l’architetto Franco Miceli, candidato del centrosinistra, seguiti da molti altri, hanno chiesto a Lagalla di prendere le distanze da Cuffaro, dichiarando apertamente di non accettare i suoi voti. Tuttavia le liste sono state presentate, l’appoggio dei cuffariani è diventato ufficiale, gli abbracci sono stati ripresi dalle telecamere, quindi non si capisce a cosa possano ormai servire le dichiarazioni.

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Il ritorno di Cuffaro e di Dell’Utri sulla scena non solleva soltanto una vecchia, e mai archiviata, “questione morale”, che rimanda alle denunce di Enrico Berlinguer sullo Stato occupato dai partiti: è un fatto politico che richiede una riflessione. Nonostante le condanne per mafia, o forse grazie ad esse, considerate come medaglie al valore, i due a quanto pare godono di consenso e di un seguito che non è facilmente quantificabile, ma può essere rilevante. In particolare, quello di Totò Cuffaro, che ai bei tempi dispensava vasate (baci, ndr), prima di scivolare per un vassoio di cannoli.

Ma non si è detto – in tutti questi anni – che a Palermo c’è stato un mutamento culturale, si potrebbe dire antropologico, irreversibile? Probabilmente le cose non stanno così. Il mutamento, che è soprattutto d’immagine, può aver riguardato solo una parte della cittadinanza, mentre gran parte di essa vive ai margini della città, non ha saputo niente di Palermo “capitale della cultura” e considera ancora l’illegalità una risorsa per potere sbarcare il lunario. In questo contesto, la mafia, anche quando fossero arrestati tutti i capi e gregari, potrebbe trovare il terreno per riprodursi. 

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I temi della campagna elettorale sono stati: i rifiuti che assediano la città ed esondano dalle discariche, le bare insepolte, il tram in via Libertà, ma non pare che ci sia un programma che affronti i problemi di un’economia già in crisi e ora ridotta al lumicino, una povertà economica ed educativa diffusa, la mancanza di servizi elementari come gli asili nido, una condizione giovanile segnata da pratiche di aggressione e vandalismo, che somigliano a un tirocinio per l’affiliazione a Cosa nostra, che più che piramidale e verticistica appare orizzontale e disseminata sul territorio.  

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Post scriptum 1. Mentre Cuffaro e Dell’Utri non hanno avuto problemi ad aggirare l’interdizione, ai senza casa di Palermo che hanno occupato locali pubblici abbandonati, in base a un decreto Renzi-Lupi, non viene rinnovata la residenza e non hanno “diritto ad avere diritti”, come diceva Stefano Rodotà. Sono interdetti da tutto: non possono votare, non possono fruire del reddito di cittadinanza e di benefici previsti per anziani, minori e disabili. In pratica, non esistono come cittadini. Hanno chiesto una determina sindacale che dia loro una residenza provvisoria, in attesa di una soluzione dei loro problemi, ma finora la loro richiesta non è stata accolta. 

Post scriptum 2. Come se non bastassero Cuffaro e Dell'Utri, ora c'è stato anche l'arresto di Pietro Polizzi, candidato con Forza Italia, sempre nel corteggio del candidato di centro destra Roberto Lagalla. Polizzi è indagato di voto di scambio politico-mafioso: per essere eletto, avrebbe stretto un patto con i costruttori Sansone, boss dell'Uditore, che hanno ospitato Totò Riina in una delle loro ville. Siamo in piena rimonta mafiosa: almeno in questo caso, per fortuna, è stata fermata, ma potrebbe non essere l'unico. Ora tocca agli elettori decidere se la mafia deve tornare a occupare Palazzo delle Aquile, rinverdendo i tempi di Vito Ciancimino.

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