21 settembre 2022
Il titolo, analfabeti dell’angoscia, è tratto da un libro ancora molto attuale di Günther Anders (1902-1992). L’autore, in realtà, si chiamava Günther Stern ed era figlio dello psicologo Wilhelm Stern. All’invito del suo primo editore tedesco a presentarsi con un nome un po’ diverso dal troppo comune Stern, lui stesso si autodenominò anders (“diverso”).
Allievo di Heidegger e di Husserl, all’avvento del nazismo Anders lasciò la Germania per rifugiarsi prima in Francia e poi negli Stati Uniti. Finita la seconda guerra mondiale, in piena guerra fredda, fece ritorno in Europa, stabilendosi a Vienna nel 1950. Qui scrisse il suo libro più significativo, L’uomo è antiquato: antiquato rispetto al mondo che egli stesso con la sua tecnologia e la sua scienza ha creato, il mondo dominato dal proliferare delle bombe atomiche. Le riflessioni di Anders riguardano, infatti, l’era atomica (non si parlava ancora di Antropocene), ma rivelano la loro profondità allorché rapportate all’epoca attuale, dove alle bombe atomiche si sono aggiunte altre minacce: climatiche, ambientali, economiche e demografiche.
Scrive Anders: "Questa è dunque la situazione. Tanto angosciosa. Ma dov’è la nostra angoscia? Non ne trovo alcuna. Proprio nulla di nulla. Com’è possibile?". Un po’ più avanti sostiene: "Paragonato al quantitativo di angoscia (...) che dovremmo realmente provare, siamo semplicemente degli analfabeti dell’angoscia". E se dovessimo cercare un nome per la nostra epoca, dovremmo chiamarla "l’epoca dell’incapacità di provare angoscia", presi come siamo da altri motivi di inquietudine.
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