Francesco Paolo Faraci/Netflix
Francesco Paolo Faraci/Netflix

Alessandro Cattelan: "La felicità è un elastico"

"Come si fa a essere felici?", mi ha chiesto mia figlia una sera d'estate. Dopo aver riflettuto, Alessandro Cattelan è partito per incontrare personaggi capaci di fargli scoprire qualcosa di più. Ne è nata una docuserie per Netflix. Quest'anno presenta Sanremo giovani, stasera la finale

Alessandro Cattelan

Alessandro CattelanConduttore televisivo e radiofonico

18 dicembre 2024

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Qualche estate fa mia figlia Nina, aveva 7 o 8 anni, e io stavamo guardando le stelle cadenti nella notte di san Lorenzo. "Papà, qual è il tuo desiderio? ", mi ha chiesto. Io, in realtà, quando vedo le stelle cadenti esprimo sempre desideri un po’ leggeri come "spero l’Inter vinca la Champions League" e cose così, ma mi sembrava una risposta un po’ superficiale e poco memorabile visto il momento che stavamo vivendo, quindi le ho risposto: "Io desidero la vostra felicità" (intendendo quella sua e di sua sorella). E "Come si fa a essere felici?" mi ha chiesto di getto. Non avevo capito immediatamente che quella mia frase l’aveva, in realtà, caricata di responsabilità, del peso di realizzare qualcosa che io volevo si realizzasse.

Quella semplice domanda mi è rimasta in mente per qualche giorno, ci ho riflettuto e alla fine ne ho parlato con il mio gruppo di lavoro. Da lì è nata la serie Una semplice domanda, su Netflix, che mi ha portato a incontrare e intervistare ospiti eccezionali, ma anche comuni, per scoprire qualcosa di più sull’essere felici. Abbiamo seguito due filoni. Il primo cercando di individuare le aree in cui si discute di felicità: amore, famiglia, religione… In particolare, per quanto riguarda l’ultimo tema, abbiamo inserito nella serie tv una specie di format, Quattro religioni, nel corso del quale ho incontrato quattro giovani rappresentanti di quattro fedi diverse con l’obiettivo di capire quale potesse essere il culto capace di garantire "la felicità eterna". Alla fine non ho cambiato molto la mia idea, non credo di poter trovare una risposta nella religione, ma questa è una mia sensazione.

Un percorso di vita

Come si fa a essere felici?

Il secondo filone era l’incontro con alcuni personaggi che al momento appaiono sereni, se non felici, ma che potessero raccontare anche percorsi e storie interessanti. Ad esempio, Roberto Baggio, la sua è stata una storia travagliata. Roberto è stato benedetto da un talento rarissimo, che l’ha portato ugualmente anche a soffrire molto: è stato il migliore del mondo, ma ha avuto una carriera piena di infortuni, di stop, di incertezze. Nel suo caso lo ha molto aiutato la sua religione, il buddismo, molto più simile a una filosofia che ti insegna a trovare calma, una pace interiore, un momento di concentrazione per apprezzare le cose belle. Le storie di altre persone intervistate sembrano indicare che la felicità si raggiunge dopo un periodo di dolore. Gianluca Vialli, ad esempio, è stato un altro grande calciatore che negli ultimi anni di vita, prima della morte (avvenuta il 6 gennaio 2023, ndr), si è battuto contro la malattia.

Cercare la felicità anche se non è facile

Alle figlie ha cercato di insegnare "che la felicità dipende dalla prospettiva da cui si guarda la vita" e che "se non sei mai triste, come fai a capire quant’è bello essere felice?". Poi ho ascoltato Mo Gawdat, ingegnere ed ex manager di Google. Viveva in California e guadagnava tantissimo. Poi la perdita di un figlio lo ha portato a cambiare vita. Si è dato la missione di rendere felice milioni di persone e ha formulato un’equazione: "La felicità è così prevedibile da poter essere descritta con una formula matematica – mi ha spiegato –. Non dipende da ciò che la vita ci dà, ma da ciò che la vita ci dà in relazione a ciò che ci aspettiamo. Quando gli eventi della nostra vita soddisfano le nostre aspettative o le superano, ci sentiamo felici". Per questo la descrive come "la semplice sensazione di tranquillità e appagamento che percepiamo dentro di noi quando accettiamo la vita così com’è".

Come un elastico

Io non so se sia necessario passare attraverso il dolore per riconoscere la felicità. Non ho una risposta. Lavorando alla preparazione di questa serie tv non mi sono mai illuso di trovare una risposta, anche perché credo non ce ne sia una sola; penso che immaginare la felicità come una linea retta sia un’illusione. È più simile a un elastico che si tende e si tende ancora e poi si rilascia.

Immaginare la felicità come una linea retta è un'illusione, perché si tende e si rilascia 

La felicità è il risultato dell’elasticità della vita, che ti porta ad avere momenti complessi e poi attimi felici, improvvisi e brevi. La felicità non si impara, la possiamo riconoscere, ma serve un po’ di concentrazione. Non c’è nessun limite o nessuna invidia esterna che possa contenere questo stato d’animo. Se tu hai fatto una figata e io sto vivendo un periodo in cui non ne imbrocco una e rosico, è un problema mio. Con la propria felicità, così come con il proprio dolore, ognuno dovrebbe fare quello che vuole. Le emozioni pure non vanno discusse. Nessuno dovrebbe permettersi di giudicare come una persona dovrebbe essere felice o soffrire.

Non so se sia necessario passare attraverso il dolore per riconoscere la felicità. La vita offre momenti complessi e poi attimi gioiosi,improvvisi e brevi

Ognuno la viva come vuole, eventualmente il problema è degli altri. Un’altra cosa che ho capito è che non bisogna lasciarsi ingannare da quanto uno esibisce sui social network. La maggior parte della gente che pubblica post entusiasti non vive una felicità vera, spesso è artefatta. È tutto sempre un po’ filtrato da un esibizionismo di fondo.

Fabio Anibaldi Cantelli: "La felicità è fare di se stessi fiamma"

Da uomo dello spettacolo, seguo una regola: come non si portano i problemi di lavoro a casa, non si portano quelli della propria vita al lavoro. Poi però in radio mi trovo a raccontare me stesso, mi capita di narrare quello che mi succede e lo faccio cercando dei punti comuni con chi mi ascolta e spesso un momento di infelicità si trasforma in fonte di ispirazione, in qualcosa di cui parlare con altre persone. Alla fine, non so se ho risposto alla semplice domanda che mia figlia mi ha fatto quella notte guardando le stelle, da lei e dalla sorella, più in generale dai bambini, imparo però ogni giorno che dovremmo conservare una po’ della loro leggerezza, anche se è molto facile perderla.

*Testo raccolto da Andrea Giambartolomei

Da lavialibera n° 23, Cosa è la felicità?

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