Francesco Paolo Faraci/Netflix
Francesco Paolo Faraci/Netflix

Alessandro Cattelan: "La felicità è un elastico"

"Come si fa a essere felici?", mi ha chiesto mia figlia una sera d'estate. Dopo aver riflettuto, Alessandro Cattelan è partito per incontrare personaggi capaci di fargli scoprire qualcosa di più. Ne è nata una docuserie per Netflix

Alessandro Cattelan

Alessandro CattelanConduttore televisivo e radiofonico

6 novembre 2023

Qualche estate fa mia figlia Nina, aveva 7 o 8 anni, e io stavamo guardando le stelle cadenti nella notte di san Lorenzo. "Papà, qual è il tuo desiderio? ", mi ha chiesto. Io, in realtà, quando vedo le stelle cadenti esprimo sempre desideri un po’ leggeri come "spero l’Inter vinca la Champions League" e cose così, ma mi sembrava una risposta un po’ superficiale e poco memorabile visto il momento che stavamo vivendo, quindi le ho risposto: "Io desidero la vostra felicità" (intendendo quella sua e di sua sorella). E "Come si fa a essere felici?" mi ha chiesto di getto. Non avevo capito immediatamente che quella mia frase l’aveva, in realtà, caricata di responsabilità, del peso di realizzare qualcosa che io volevo si realizzasse.

Come si fa a essere felici?

Quella semplice domanda mi è rimasta in mente per qualche giorno, ci ho riflettuto e alla fine ne ho parlato con il mio gruppo di lavoro. Da lì è nata la serie Una semplice domanda, su Netflix, che mi ha portato a incontrare e intervistare ospiti eccezionali, ma anche comuni, per scoprire qualcosa di più sull’essere felici. Abbiamo seguito due filoni. Il primo cercando di individuare le aree in cui si discute di felicità: amore, famiglia, religione… In particolare, per quanto riguarda l’ultimo tema, abbiamo inserito nella serie tv una specie di format, Quattro religioni, nel corso del quale ho incontrato quattro giovani rappresentanti di quattro fedi diverse con l’obiettivo di capire quale potesse essere il culto capace di garantire "la felicità eterna". Alla fine non ho cambiato molto la mia idea, non credo di poter trovare una risposta nella religione, ma questa è una mia sensazione.

Un percorso di vita

Il secondo filone era l’incontro con alcuni personaggi che al momento appaiono sereni, se non felici, ma che potessero raccontare anche percorsi e storie interessanti. Ad esempio, Roberto Baggio, la sua è stata una storia travagliata. Roberto è stato benedetto da un talento rarissimo, che l’ha portato ugualmente anche a soffrire molto: è stato il migliore del mondo, ma ha avuto una carriera piena di infortuni, di stop, di incertezze. Nel suo caso lo ha molto aiutato la sua religione, il buddismo, molto più simile a una filosofia che ti insegna a trovare calma, una pace interiore, un momento di concentrazione per apprezzare le cose belle. Le storie di altre persone intervistate sembrano indicare che la felicità si raggiunge dopo un periodo di dolore. Gianluca Vialli, ad esempio, è stato un altro grande calciatore che negli ultimi anni di vita, prima della morte (avvenuta il 6 gennaio 2023, ndr), si è battuto contro la malattia.

Cercare la felicità anche se non è facile

Alle figlie ha cercato di insegnare "che la felicità dipende dalla prospettiva da cui si guarda la vita" e che "se non sei mai triste, come fai a capire quant’è bello essere felice?". Poi ho ascoltato Mo Gawdat, ingegnere ed ex manager di Google. Viveva in California e guadagnava tantissimo. Poi la perdita di un figlio lo ha portato a cambiare vita. Si è dato la missione di rendere felice milioni di persone e ha formulato un’equazione: "La felicità è così prevedibile da poter essere descritta con una formula matematica – mi ha spiegato –. Non dipende da ciò che la vita ci dà, ma da ciò che la vita ci dà in relazione a ciò che ci aspettiamo. Quando gli eventi della nostra vita soddisfano le nostre aspettative o le superano, ci sentiamo felici". Per questo la descrive come "la semplice sensazione di tranquillità e appagamento che percepiamo dentro di noi quando accettiamo la vita così com’è".

Come un elastico

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