La solidarietà del St. Ambroeus Fc e dei suoi tifosi in trasferta nel Marocco post-sisma

Il St Ambroeus Fc, squadra milanese composta da migranti e richiedenti asilo, e i tifosi dell'Armata Pirata organizzano una missione nei villaggi marocchini colpiti dal sisma dell'8 settembre scorso. Obiettivo, portare aiuti e far giocare i bambini.

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

16 novembre 2023

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Raggiungere le zone remote del Marocco colpite dal sisma dello scorso 8 settembre, portare un po’ di aiuti materiali e, grazie al calcio, creare occasioni di svago per i bambini dei villaggi più remoti, quelli usciti presto dai riflettori. È l’obiettivo che si sono poste sedici persone, ragazze e ragazzi del progetto “Un gol per la speranza” organizzato dal Sant Ambroeus Fc, squadra di calcio composta da attivisti e richiedenti asilo a Milano, e dalla sua tifoseria, l’Armata Pirata 161, per le prossime settimane. A cavallo tra novembre e dicembre, in due momenti diversi, due gruppi partiranno verso la regione di Marrakesh.

Terremoto in Marocco, geopolitica degli aiuti

La situazione nel Marocco post-sisma

“La gente è un po’ dimenticata – racconta Yassine Charifi, 31enne che gioca nella prima squadra del Sant Ambroeus Fc –. Sono andato dopo il terremoto e ho aiutato. C’erano persone a cui nessuno pensava prima, e ora stanno peggio. Prima abitavano in case povere, ora nelle tende. Gli aiuti non sono arrivati a tutti”. Lui è uno dei tanti italo-marocchini che gioca, tifa e partecipa alle attività della squadra antirazzista (leggi la storia). Non farà parte di questa spedizione: “Adesso ho messo in contatto con le persone di lì perché è molto difficile: se non conosci la gente del posto, non puoi conoscere certe situazioni”.

A fine ottobre – si legge in un lancio dell'agenzia Ansa – i familiari delle vittime hanno protestato ad Amizmiz, una delle città più colpite, per denunciare la "negligenza dei funzionari locali e regionali" nei loro confronti e dire ad alta voce che si sentono "dimenticati" e abbandonati dalle autorità nelle tende dei primi soccorsi, allestite subito dopo il sisma. Il terremoto ha provocato quasi tremila morti in diverse aree della regione di Al Haouz e oltre 5.500 feriti. In migliaia sono rimasti senza casa. Per la ricostruzione il governo ha stanziato un bilancio pari a circa 12 miliardi di euro per un periodo di cinque anni. Nei giorni del sisma si trovava in Marocco anche Yasmine Kharboui, 21enne milanese che partecipa alle attività del St. Ambroeus: "Ero in viaggio con le mie amiche. Quando è successo il terremoto, non potevamo far finta di nulla, la nostra vacanza è diventata un momento di impegno". Così la giovane e la sua compagnia hanno contattato alcune realtà locali impegnate nel sociale per dare una mano: "Hanno condiviso con noi la posizione e siamo andate". Al rientro a Milano la 21enne ha raccontato la sua esperienza a quelli del St. Ambroeus ed è nata l'intenzione di fare qualcosa. 

Il calcio come strumento di evasione per i bambini

Certo, qualcuno potrebbe pensare che in un contesto di emergenza e mancanza di beni primari, porsi come obiettivo quello di far giocare a pallone i bambini sia l’ultima delle cose a cui pensare. “Uno pensa ci siano altre priorità, per noi il calcio può fornire una maniera di superare i traumi e distrarsi”, spiega Gian Marco Duina, 29 anni, dirigente della società e fondatore di WeFootball, un’organizzazione no profit che realizza progetti educativi e sportivi in alcuni villaggi poveri dell’Africa. “Abbiamo la consapevolezza che il calcio è uno strumento di solidarietà e inclusione e nei contesti emergenziali è importante – prosegue –. Andremo con solidarietà e umiltà, perché è un contesto che non conosciamo e non abbiamo la pretesa di cambiare la vita, ma vogliamo dimostrare che non li abbiamo dimenticati”.

"Il calcio non è utile, è utilissimo – riprende la parola Charifi –. Sono cresciuto in un povero villaggio della campagna marocchina e conosco bene quella realtà. Fa piacere sapere che qualcuno da fuori arrivi e pensi a loro e i bambini sognano di giocare a calcio".

Al St. Ambroeus mi sento in famiglia

La raccolta fondi per il Marocco

“Volevamo scendere subito, ma c’era già una macchina in moto e non avremmo fatto la differenza”, racconta Matteo Cimbal, uno dei volti dell’Armata Pirata, il gruppo di ultras che segue le squadre del St Ambroeus Fc. Così hanno preferito aspettare, per poter andare quando i riflettori si spostavano, l’attenzione calava lasciando ancora molta disperazione. Porteranno braccia dove serve, ma sfrutteranno anche l’occasione per organizzare un torneo di calcio assieme alla Tribal Dynamo, una squadra amatoriale della zona. "Abbiamo contattato alcune squadre locali per farle incontrare nei villaggi e fare dei tornei, mischiando i giocatori – continua Yasmine Kharboui –. Vorremmo dare qualche premio e ci piacerebbe portare qualcuno allo stadio del Raja Casablanca, la cui tifoseria è molto impegnata".

Così il St Ambroeus, il suo staff e i suoi sostenitori e sostenitrici hanno messo da parte una somma di denaro, anche organizzando una cena a base di cucina marocchina, e hanno lanciato una raccolta fondi online per aiutare la popolazione acquistando medicine e beni di prima necessità. “Chiediamo a chiunque voglia e ne abbia la possibilità una piccola donazione, il ricavato del crowdfunding andrà devoluto al 100% in aiuti per la popolazione, persone per le quali può davvero fare la differenza”, garantiscono.

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