
Ius scholae e cannabis, voto rinviato alla prossima settimana

7 giugno 2020
“L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme”. Così Italo Calvino in Le città invisibili, doveroso omaggio alla rubrica che ospita questo contributo, coglie un aspetto profondo del tema trattato. La pratica della corruzione costituisce infatti una dimensione di quel desolante “inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme”. Si manifesta quando qualcosa di insinuante, quasi sempre impercettibile, va a corrodere e infine “spezzare” il legame fiduciario che anima tutte le relazioni sociali, permettendoci di attribuire loro significato e valore. L’etimologia ci permette di cogliere la radice del concetto: il termine latino corruptio è composto da con e rumpere, rompere, ossia spezzare qualcosa che prima era unito: fiducia da un lato, responsabilità dall’altro. Comprendere quali pratiche sociali siano forme di corruzione è un primo passo necessario.
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