29 febbraio 2024
Lo sviluppo hi-tech dell’Africa fa gola a tutti. A europei e statunitensi, che vedono nella crescita digitale del continente opportunità d’investimento ormai impossibili nei mercati occidentali, abbastanza saturi. Così come alle aziende cinesi, in primis Huawei, il gigante delle telecomunicazioni nato a Shenzhen, che fa affari con i governi locali per vendere telecamere e reti di telefonia mobile di quinta generazione. Ma sarebbe sbagliato pensare a un continente che sta ridisegnando il proprio futuro grazie all’hi-tech, così come cadere nell’opposto cliché che vuole gli africani soggetti passivi di un’innovazione importata dall’estero. I rapporti di forza stanno cambiando e, se spesso i fondi sono ancora stranieri, i partner vengono ora scelti con cura, a condizioni vantaggiose per ambo le parti.
Certo, il concetto di leapfrogging – secondo cui l’Africa avrebbe subito adottato le tecnologie più innovative, senza passaggi intermedi – è stato sopravvalutato. Ma il potenziale esiste. La transizione ai veicoli elettrici, e a fonti rinnovabili di energia, potrebbe essere più rapida nei paesi africani che in quelli occidentali. Mentre la tecnologia finanziaria, che fornisce prodotti e servizi attraverso le soluzioni hi-tech più innovative, è ormai una realtà consolidata. Dal 2016 i droni della compagnia Usa Zipline, in partnership con ospedali e cliniche locali, consegnano sacche di sangue, medicine e vaccini nei più remoti villaggi del Ruanda e della Tanzania, tagliati fuori dai trasporti su ruote. Oggi, nel continente, almeno un quarto della popolazione ha accesso a internet, un aumento di 50 volte rispetto all’inizio del millennio.
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