10 aprile 2024
CONTENUTO SPONSORIZZATO DAL PROGETTO PER_LEI DI NOSOTRAS ONLUS
Audrey in Camerun aveva una patente per guidare battelli di linea e autoarticolati: è arrivata in Europa per ricongiungersi con il marito, infermiere. Le cose poi sono andate diversamente da quanto previsto e oggi Audrey prova a ricominciare in un luogo dove le persone hanno un altro colore della pelle. Dettaglio che non le sfugge dato che glielo ricordano tutti i minuti che condividono con lei. Un luogo dove il suo diploma può stare solo in una cornice e la sua capacità di parlare tre lingue sembra essere un intralcio, perché l’italiano lo parla con accento francese.
Fatoumata è scappata dal Mali e c’è solo una cosa che non ha mai perso, nonostante i numerosi trasferimenti, le fughe pericolose e non aver passato più di due notti nello stesso posto per lunghi mesi: il suo diploma di odontotecnica. Lo deve ancora far tradurre ma non vede l’ora di poter tornare a esercitare il lavoro per il quale ha studiato cinque anni di lunghe fatiche, lontano dalla madre e dalle sorelle, in un convitto dove lavorava tutti i fine settimana per ripagare i costi per il suo mantenimento.
Miluna è venezuelana, ma i suoi studi superiori li ha fatti in Cile e quando ha dovuto scegliere dove stare è fuggita in Europa: un percorso socio-sanitario che, se avesse modo di far riconoscere, le permetterebbe l’accesso all’università e, magari, tra tre anni, di lavorare come infermiera. Suo figlio di cinque anni le chiede sempre quando la mamma lo porterà a vedere come funziona un reparto di pediatria: da grande vuole fare il dottore dei bambini.
Tutte e tre hanno meno di 28 anni. Per loro, e le altre che vivono queste storie di migrazione, si aggrava lo svantaggio strutturale che vivono tutte le donne, soprattutto a causa dell’assenza di modalità semplici, veloci ed economiche per il riconoscimento dei titoli di studio.
La migrazione ha sempre rappresentato per le donne la porta di accesso a un percorso di emancipazione caratterizzato da un protagonismo che hanno dovuto imparare a pagare con la negazione della loro individualità, sia nella comunità di appartenenza, sia in quella di accoglienza. Un ruolo che, in maniera semplicistica, le ha incluse in un’unica categoria omogenea, quella di vittime passive. Quasi il 70 per cento delle donne titolari di permesso di soggiorno lo ha di lungo periodo; tra quelle titolari di permessi a termine, il 31 per cento lo ha per motivi familiari; solo un quarto per ragioni di lavoro e solo poco più del 7 per cento per motivi di protezione, emerge dal Rapporto Immigrazione 2023 curato da Idos elaborando i dati del ministero dell’Interno.
Se guardiamo tra i numeri dei rapporti sulle migrazioni nel nostro Paese che riguardano le donne, quelli più significativi riguardano il mondo del lavoro: le donne migranti sono solo per il 42 per cento occupate, il divario con il tasso di occupazione degli uomini migranti è di 26,3 punti percentuali, mentre tra donne e uomini italiani si attesta su 16,7 punti. Ma le donne straniere sono occupate solo in tre ambiti professionali: collaboratrici domestiche, addette alla cura alla persona e alle pulizie.
Mentre formiamo i nostri “cervelli” per farli poi fuggire all’estero, non siamo in grado di sfruttare quelli che invece scelgono il Bel Paese per far crescere il proprio futuro
Nosotras Onlus, associazione interculturale di donne native e migranti che ha appena compiuto 26 anni, dal 2000 ha attivato sul territorio sportelli di ascolto per l’orientamento delle donne ai servizi pubblici e del privato sociale. In questo lungo periodo, sono stati individuati diversi tipi di progettualità per rispondere ai bisogni espressi dalle stesse donne che a questi sportelli si sono rivolte. Recentemente, l’associazione ha focalizzato la sua attenzione su un target che sembrava essere scomparso dall’interesse generale: donne straniere, lungo soggiornanti, con permessi di soggiorno per motivi di lavoro, prevalentemente appartenenti a famiglie monoparentali, con figli e con percorsi di formazione qualificata nei paesi di origine.
Nel 2022, con la Fondazione ItaliaHello ETS, che opera nel settore della migrazione e dell’accoglienza, in particolare sul tema dell’accesso alle informazioni come strumento fondamentale per l’autonomia dei migranti, Nosotras Onlus ha realizzato un progetto orientato all’empowerment di questo target e nel 2023 ha implementato l’esperienza introducendo servizi e strumenti nuovi in una progettualità inedita: Per_Lei (percorsi di leadership e inserimento lavorativo per donne con background migratorio).
Grazie a questo progetto finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, le donne che, come Audrey, Fatoumata, Miluna nel corso degli ultimi mesi si erano recate agli sportelli dell’associazione, hanno trovato delle risposte e lo hanno fatto insieme. Se i vent’anni di ascolto di storie di donne di ogni provenienza non fossero stati sufficienti a una sintesi analitica, questa associazione, radicata nell’area metropolitana fiorentina, ha deciso di condurre un’indagine per proprio conto che provasse a individuare alcuni dei motivi per i quali l’accesso al lavoro per le donne migranti passasse quasi solo dagli ambiti di cura.
Centocinquanta questionari somministrati a donne-madri-lavoratrici italiane e migranti hanno fatto emergere tre fattori di criticità per le loro scelte di crescita personale, di empowerment: la gestione dei figli in assenza di un sistema di affiancamento strutturato per lavoratrici in forte precarietà, la difficoltà di accesso alla mobilità autonoma e il riconoscimento rapido del percorso di conoscenze già acquisito, sia formalmente che informalmente. Questa centrifuga di allontanamento dalla possibilità di accedere a percorsi di crescita pensati per il miglioramento delle condizioni di vita individuali, e di conseguenza della propria famiglia, avviene nel silenzio politico di un paese, l’Italia, che quando sente parlare di migrazione non riesce a connettere significati e significanti: mentre formiamo i nostri “cervelli” per farli poi fuggire all’estero, non siamo in grado di sfruttare quelli che invece scelgono il Bel Paese per far crescere il proprio futuro.
“L’emigrazione non rientra nei sogni di bambina delle donne che oggi sono immigrate. Si sogna e si progettano gli studi, la carriera o la famiglia. I sogni a volte si infrangono e allora il nuovo progetto può prendere la forma di un viaggio, grazie al quale cercare di realizzare quel che resta dei sogni o semplicemente sopravvivere” Mercedes Frias - Presidente di Nosotras Onlus nel 2001
Il progetto Per_Lei ha quindi affiancato agli strumenti classici dei progetti di empowerment (rafforzamento di conoscenze, supporto all’orientamento, ridefinizione dei curricula vitae e dei percorsi di formazione, supporto alla formazione professionalizzante, attività di coaching individuale e percorsi di mentoring) quelli politici di una comunità viva, come quella espressa da un’associazione, coinvolgendo numerosi e differenti stakeholders, pubblici e privati. L’assessorato regionale di riferimento (è la Regione che ha competenze in merito alla formazione degli adulti), alcune realtà di agenzie formative, gli ordini professionali, le donne migranti, le associazioni che le possono rappresentare, i sindacati: diverse realtà sedute insieme per verificare l’esistenza di raccolte dati dedicate e localizzate (non esistono, nda), individuare eventuali strategie per rafforzare l’indirizzamento delle richieste e segnalare quelle buone prassi che fino ad oggi sono state sperimentate (poche e pensate per altre tipologie di Pds).
Da questo confronto sono emersi per lo meno due buoni risultati: il primo che riguarda l’Ordine delle professioni infermieristiche di Firenze e Pistoia che si è impegnato ad attivare, su richiesta e appuntamento, uno sportello di accompagnamento per le donne che avessero conseguito una laurea in materie infermieristiche nel loro Paese d’origine. Il secondo è invece un toolkit gratuito, multilingue e disponibile in versione scaricabile Pdf. Si tratta di uno strumento di raccolta delle informazioni più recenti e meglio organizzate sul tema del riconoscimento dei titoli di studio in più lingue. Grazie al servizio di traduzione multilingue della Fondazione ItaliaHello ETS, il toolkit è oggi disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo e albanese, con l’obiettivo di raggiungere un target più ampio. In questo pratico strumento vengono illustrati anche concetti apparentemente ovvi ma che richiedono una comprensione più approfondita: come definire un titolo di studio, cosa significa l'equipollenza dei titoli e anche cosa implica il processo di riconoscimento. Nella guida sono indicati i documenti necessari per avanzare la richiesta di riconoscimento del proprio titolo di studio estero in Italia, insieme a istruzioni su come e quando procedere con la dichiarazione di valore o con le traduzioni legalizzate o asseverate del proprio titolo. Inoltre, viene affrontato anche il tema delle qualifiche professionali e del passaporto europeo delle qualifiche dei rifugiati.
Ai percorsi di formazione del progetto Per_Lei (orientamento al mondo del lavoro e informazione sui contratti del settore dei servizi; orientamento ai percorsi formativi e coaching di gruppo e individuale; stesura di un nuovo curriculum vitae, per citarne alcuni) hanno partecipato circa quaranta donne provenienti dai paesi più disparati: Honduras e Afghanistan, Perù e Moldavia, Eritrea e Marocco, Albania e Cina. Tra di loro, cinque hanno seguito un percorso di formazione da mentor per attività di mentorship e due di loro hanno svolto un percorso di mentoring. Una goccia in un mare.
“L’emigrazione non rientra nei sogni di bambina delle donne che oggi sono immigrate. Si sogna e si progettano gli studi, la carriera o la famiglia. I sogni a volte si infrangono e allora si riprogetta e quel nuovo progetto può prendere la forma di un viaggio, un viaggio grazie al quale cercare di realizzare quel che resta di quei sogni o semplicemente sopravvivere”, scriveva nel 2001 l’allora presidente di Nosotras Onlus Mercedes Frias (in Donne Migrazioni e diversità, l’Italia di oggi e di domani, 2001- atti del convegno dell’8 marzo del dipartimento Pari opportunità sotto la presidenza del Consiglio dei ministri). Ancora oggi, dopo 25 anni, il discrimine tra essere o non essere sta in quel crinale che divide la sopravvivenza dal vivere, l’essere dal non essere cittadine.
E’ possibile conoscere i dettagli del progetto consultando i siti web delle due realtà associative, Nosotras Onlus e Fondazione ItaliaHello (www.nosotras.it e www.italiahello.it).
Testo a cura di Isabella Mancini, presidente di Nosotras Onlus, con il contributo di Carol de Almeida e Giulia Neri Serneri
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