1 maggio 2024
Il tasso di criminalità nel mondo continua a crescere a un ritmo impressionante, soprattutto in Europa (+0.26) e in Asia (+0.18). Al contrario, il tasso di resilienza, che misura le disposizioni attuate da ogni singolo Stato in risposta alla crimine organizzato, è rimasto invariato rispetto ai livelli del 2020. L’Europa è il continente con l’incremento più alto del punteggio di criminalità rispetto al 2021, mentre l’Italia è terza nel vecchio continente per diffusione di reati e ha un punteggio di criminalità più alto della media mondiale. Sono questi i principali risultati dell’ultimo Global Crime Index prodotto dall’organizzazione internazionale non governativa Global Initiative, che ha sede a Ginevra. Il rapporto è uno strumento d’indagine che, con la complessa elaborazione di due parametri, criminalità e resilienza, consente di misurare l’impatto della criminalità organizzata nel mondo e di classificare gli strumenti utilizzati al suo contrasto.
La ricerca 2023 non si apre con la migliore delle premesse. Sempre più persone si trovano a vivere in contesti ad alto tasso di criminalità, a fronte di misure che, seppur importanti, non riescono a contrastare il fenomeno. Tra le attività criminali più diffuse al mondo, il traffico di esseri umani è tra quelle in maggiore aumento. Solo nel 2022 sono stati individuati oltre 100 milioni di sfollati e rifugiati che, principalmente a causa di conflitti e guerre interne, sono state vittime della criminalità organizzata transnazionale, soprattutto nelle regioni dell’America del Sud e dell’Asia meridionale.
L’indice mostra una certa capacità degli Stati europei di creare e applicare misure di contrasto al fenomeno del crimine organizzato, ma allo stesso tempo evidenzia le sue vulnerabilità nel gestire e definire i nuovi fenomeni della criminalità. In particolare, l’Europa emersa dalla pandemia e dal conflitto in Ucraina, secondo la ricerca, ha dimostrato di essere un terreno fertile per la nascita di nuove organizzazioni criminali specializzate in attacchi informatici.
L’Europa è infatti prima al mondo per attività legate ad una criminalità informatica particolarmente sofisticata, di cui le vittime sono principalmente i “big game target”, ovvero grandi aziende e infrastrutture governative. Con un volume di mercato globale di oltre 3 trilioni di dollari solo nel 2015 (dato riportato da Cybercrime Magazine), la criminalità informatica permette ai suoi protagonisti di operare da qualsiasi località del mondo, rendendo complesso rintracciare e identificare i responsabili di questi attacchi.
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Nonostante faccia segnare un punteggio medio di criminalità più alto sia rispetto all’Europa, sia rispetto al mondo (rispettivamente: 5.73 Italia, 4.60 Europa, 4.88 mondo), l’Italia conferma il suo storico impegno di lotta alla criminalità organizzata, soprattutto a livello territoriale. Il ruolo più importante viene svolto dagli attori non-statali, ovvero l’insieme di comunità ed enti non governativi, che collaborano con lo Stato per prevenire e rimediare al fenomeno della criminalità.
Il Paese è presente nell’elenco “Alta Criminalità e Alta Resilienza”, una categoria di nazioni la cui caratteristica è di avere punteggi elevati sia di criminalità, sia di resilienza. Oltre l’Italia, l’elenco comprende altri 11 paesi tra cui Cina, Colombia, Costa Rica, Francia, Malesia, Nigeria, Senegal, Sud Africa, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti.
Nel nostro paese, i reati più diffusi sono il traffico di cocaina, di migranti, i reati finanziari e quelli informatici. Crimini per cui l’Italia si colloca ben al di sopra della media europea e mondiale. Seppur sofisticata e ben radicata all’interno dello Stato e della società, la mafia non gestisce l’intero mercato illecito del paese, limitandosi al commercio di armi, al racket delle estorsioni, al traffico di cocaina. Una parte sempre più importante delle attività illecite è gestita da gruppi criminali esteri o informali, specializzate in particolare nella tratta di esseri umani lungo il Mediterraneo.
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