L'aeroporto di Malpensa, intitolato a Silvio Berlusconi (Sergio Scandroglio/Pexels)
L'aeroporto di Malpensa, intitolato a Silvio Berlusconi (Sergio Scandroglio/Pexels)

L'aeroporto di Berlusconi

Lo scalo di Milano-Malpensa è stato intitolato a Silvio Berlusconi: segno dell'enorme difficoltà della politica a fare i conti con la mafia e di una Lega con le idee confuse

Isaia Sales

Isaia SalesProfessore di Storia delle mafie

2 settembre 2024

Su proposta di Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e segretario della Lega, l’aeroporto di Milano-Malpensa è stato intitolato a Silvio Berlusconi, uno dei personaggi politici più controversi e divisivi della storia d’Italia, mentre quello di Palermo porta i nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In queste intitolazioni così inconciliabili tra loro si racchiude l’enorme difficoltà della politica italiana a fare i conti, fino in fondo, con ciò che la mafia ha rappresentato nella nostra storia. 

 

Fu proprio su La Padania, il quotidiano della Lega Nord, che il 30 giugno 1998 comparve una prima pagina che raffigurava i principali boss di Cosa nostra, Totò Riina e Bernardo Provenzano, insieme a Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Giulio Andreotti, sotto il titolo: Baciamo le mani. Non era mai accaduto nella storia politica dell’Italia repubblicana che il leader di un partito fosse accusato dagli alleati di aver costruito la sua personale fortuna economica e politica con il sostegno della mafia, e non era mai accaduto che poi le due parti tornassero a governare insieme.

 
 

In quell’epoca la Lega era alla ricerca di un suo rilancio dopo aver provocato a dicembre del 1994 la caduta del primo governo Berlusconi, aver appoggiato il governo tecnico di Lamberto Dini ed essersi poi presentata da sola alla campagna elettorale anticipata del 1996, consentendo così la vittoria dell’Ulivo di Romano Prodi. Nel 1998, quando La Padania pubblicò quella prima pagina, Umberto Bossi aveva avviato la campagna “separatista” del suo partito, puntando su di una identità totalmente alternativa a Forza Italia, raffigurata (con il suo ideatore Berlusconi) omogenea a quel Sud mafioso e alla Roma ladrona che erano tornati a essere i principali slogan politici dei leghisti.

 
 

Legalizzare la mafia

 

Nel settembre 1996 c’era stata la manifestazione dell’ampolla d’acqua presa dal Po come suggello della nascita del territorio della Padania, mai esistito nella geografia e nella storia italiana. Di lì a poco Gianfranco Miglio, ideologo della Lega Nord, dichiarerà in un’intervista a Il Giornale: "Io sono per il mantenimento anche della mafia e della ‘ndrangheta… Cos’è la mafia? Potere personale spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un’assurdità… Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate".

 

Dopo gli attacchi a Berlusconi dell’anno prima, la Lega tramite Miglio teorizzava la costituzionalizzazione, la legittimazione giuridica e politica di una organizzazione criminale come forma possibile di governo del Sud a sostegno dell’autonomia e dell’indipendenza del Nord. Alla tirata dei conti, le idee della Lega, dei suoi segretari e dei suoi ideologi, sono state da sempre un po’ confuse sul concetto di patria e sui rapporti tra mafia, politica e imprenditoria. Il nome dato all’aeroporto è solo l’ultima prova .

 

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